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Energia, sicurezza e difesa. La spinta di Roma per Mediterraneo e Medio Oriente

Il parlamentare italiano di FdI, Giangiacomo Calovini, è stato eletto vicepresidente del Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente dell’Assemblea parlamentare della Nato, durante la riunione ospitata ad Ankara dalla delegazione turca: “Il lavoro del governo italiano è ormai riconosciuto universalmente a livello internazionale”

Instaurare una rete di dialoghi a cavallo tra il quadrante mediterraneo e quello mediorientale non solo per affrontare emergenze contigenti come le guerre in Ucraina e a Gaza, ma per distendere “a freddo” una strategia lungimirante che prevenga scenari di crisi. Questo l’obiettivo del Gsm, il Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente dell’Assemblea parlamentare della Nato che, in occasione della riunione ospitata ieri in Turchia, ha eletto all’unanimità come vicepresidente il parlamentare italiano di FdI, Giangiacomo Calovini.

Qui Istanbul

Alla riunione è stata presente la sottocommissione per le capacità di difesa e sicurezza (Dscfc), con i parlamentari italiani Andrea Orsini, vicepresidente della delegazione, Nicola Carè, Giangiacomo Calovini, Michele Barcaiuolo e Alberto Losacco.

Il Gsm è un gruppo composto da circa 60 membri di tutta l’Assemblea che ha come principale focus la sicurezza nel Mediterraneo e i rapporti Nato con i Paesi del mare nostrum, estremamente significativo a maggior ragione dopo gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso. La sede scelta per il meeting di ieri, Ankara, è peculiare perché si tratta di un Paese dal doppio ruolo: la Turchia da un lato è membro della Nato e dall’altro ha solide relazioni con Russia e Iran.

In primis sono state rinnovate le cariche in seno al Gsm: nuovo presidente è il senatore spagnolo del Partito popolare Fernando Gutierrez, le due vicepresidenze sono andate una a Calovini (FdI) e la seconda al parlamentare turco Utku Cakirozer del partito di Erdogan. A margine del meeting la delegazione è stata ricevuta per un pranzo di lavoro dall’ex ministro degli Esteri turco che è capo della delegazione Nato.

Risultati

L’incontro ha avuto come obiettivo affrontare le questioni politiche, sociali ed economiche di una vasta area che va dal Marocco alla penisola arabica, toccando macro questioni strategiche come quelle che investono i Paesi Nato, il Medio Oriente, il nord Africa. In questo senso il contributo della delegazione italiana è stato significativo, dal momento che si è concretizzato nel voler far pesare il ruolo politico dell’Italia in un momento come quello attuale, soprattutto su un tema (il Mediterraneo) che è legato a doppia mandata alla strategia del governo per quanto riguarda il Piano Mattei e tutto ciò che incarna il Nord Africa, sia per Roma che per Bruxelles.

Altro risultato importante, ufficializzato proprio a Istanbul, riguarda la sede della prossima riunione del Gse a fine aprile, che sarà l’Italia, tra Roma e Napoli: “Credo che anche questo rappresenti una vittoria della diplomazia italiana che mi pare faccia il paio con tutto il lavoro della diplomazia governativa che l’Italia sta facendo da un anno a questa parte – dice a Formiche.net Giangiacomo Calovini, raggiunto telefonicamente a Istanbul – Il lavoro del governo italiano è ormai riconosciuto universalmente a livello internazionale”.

Il ruolo dell’Italia

“Sono soddisfatto della nomina a vicepresidente – aggiunge – anche perché è stata supportata da tutta l’Assemblea parlamentare e da tutta la delegazione italiana compresi i delegati del Partito democratico: la definisco una vittoria oggettivamente italiana, ancor prima del singolo. Ciò mi porta a fare un ulteriore ragionamento in prospettiva. Ormai l’impressione che ho è che sia ormai solo un ricordo l’estate del 2022 in cui veniva fatto aleggiare lo spettro dell’instabilità a causa della possibile vittoria della destra in Italia. Osservo che in questi incontri internazionali che continuo a fare in varie capitali quello scenario è solo un vecchio ricordo, ormai ampiamente superato. Di contro ho l’impressione che da parte di tutti gli interlocutori europei, atlantisti e in questo caso anche mediterranei, venga riconosciuto all’Italia un ruolo primario. Siamo entrati da tempo in una fase completamente diversa, come dimostrano tra le altre cose anche le parole di stima verso Giorgia Meloni da parte dell’ambasciatore americano a Roma, Jack Markell, intervistato oggi dal Sole 24 Ore”.

Gaza, Ucraina, Balcani

Quale può essere l’apporto che il Gsm può offrire non solo in questa fase di conflitto a Gaza o in Ucraina, ma anche ad esempio rispetto al voler disinnescare futuri scenari di crisi come in Kosovo e Serbia? “Io credo che un gruppo speciale Mediterraneo possa essere decisivo, perché come più volte ribadito la Nato non può più preoccuparsi solo del fronte est o del fronte indo pacifico, ma deve attenzionare il fronte sud, quindi quello nord africano e mediterraneo. Ed è altrettanto chiaro che un gruppo come questo, in cui comunque c’è la Turchia, offre un costante dialogo con alcuni Paesi mediterranei come l’Algeria e altri mediorientali: sarà fondamentale cercare di evitare anche in questo caso un’escalation che è quello a cui fondamentalmente il governo italiano sta lavorando da quasi un mese a questa parte”, aggiunge.

Il riferimento è al lavoro svolto da Palazzo Chigi tarato sul voler evitare di alzare il livello dello scontro, nella consapevolezza che la realpolitik è la bussola per chiudere i fronti critici ed impedire di aprirne altri.

Energia

Quanto questo peso specifico del Gsm potrà essere speso anche nel dossier energetico che impatta notevolmente nel Mediterraneo? “Il compito del Gse è incontrarsi due volte l’anno per affrontare temi prettamente politici. Ma le delegazioni possono prevedere anche delle missioni nei singoli Paesi accompagnati anche da altre delegazioni sempre della Nato che fanno parte della Commissione economica e della Commissione tecnologica: per cui tutto ciò che riguarda i rapporti commerciali, le esplorazioni di gas, la possibilità di partenariati dal punto di vista strategico ed energetico sono e saranno assolutamente all’ordine del giorno. In questo senso credo che nei prossimi mesi svolgeremo anche una missione in Algeria per analizzare non solo l’aspetto politico ma anche quello energetico”, conclude.

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