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Qualche domanda all’Istat sull’andamento del Pil. Scrive Pirro

Lettera aperta indirizzata alla Direzione della produzione statistica dell’Istat in riferimento alle ultime stime provvisorie comunicate sul pil del terzo trimestre in Italia. Scrive il professor Federico Pirro, Centro Studi e documentazione sull’industria nel Mezzogiorno – Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Nell’esprimere ancora una volta un doveroso apprezzamento per il lavoro complesso, faticoso e delicatissimo – per le sue implicazioni economiche e politiche – svolto dai ricercatori dell’Istat sull’andamento del prodotto interno lordo, e nel prendere atto che, come comunicato, nel periodo luglio-settembre vi sarebbe stata una crescita zero perché il pil – “espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è rimasto stazionario sia rispetto al trimestre precedente, e sia rispetto al terzo trimestre del 2022” – dobbiamo registrare pertanto che l’incremento sinora acquisito per l’anno in corso rimane quello del trimestre precedente, e cioè lo 0,7%.

Sarebbe opportuno tuttavia, a sommesso parere dello scrivente, che lo staff dell’Istituto preposto alla raccolta ed elaborazione dei dati aiuti tutti gli stakeholder, e più in generale l’opinione pubblica, a comprendere come vengano rilevati i dati che poi concorrono a definire il trend macroeconomico.

Alcune domande riguardano l’andamento del settore industriale, e più specificamente dell’industria manifatturiera: com’è noto, se non andiamo errati, l’Istat procede con l’invio di un questionario a un certo numero di aziende cui peraltro è fatto obbligo per legge di rispondere. Bene, allora la prima domanda è la seguente: quante sono esattamente le imprese destinatarie dei questionari? E come vengono ripartite per codici Ateco, classi dimensionali per addetti e fatturati e localizzazioni territoriali? È un numero sufficientemente ampio per poterne poi desumere e stimare dinamiche macrosettoriali attendibili? E le aziende sono sempre le stesse, o variano di volta in volta, o dopo un certo lasso di tempo? E le risposte ai questionari sono sempre considerate utili? Capisco che ciò sia inevitabile, ma si prova anche ad incrociare i dati delle singole risposte con (ad esempio) i consumi di energia del singolo sito il cui titolare o dirigente ha risposto al questionario? E ancora, ci si serve anche di rilevazioni periodiche delle singole associazioni di settore aderenti alle grandi Confederazioni nazionali dell’Industria e dell’artigianato? Inoltre i dati riguardanti il traffico di perfezionamento passivo come vengono registrati e calcolati? In Puglia, ma non solo in essa, vi sono grandi aziende calzaturiere che fanno produrre in Albania con migliaia di occupati locali componenti delle loro scarpe che poi assemblano nel prodotto finito nei propri stabilimenti nella regione. Il pil prodotto in Albania, ma generato da commesse italiane, è ascritto alle aziende pugliesi committenti, o appartiene solo a quello del Paese delle Aquile, o ad entrambi? I dati sui consumi elettrici sono un indicatore significativo, ma vengono rilevati e valutati soprattutto per le aziende energivore, ai fini della stima dei loro trend produttivi? Lo stesso dicasi per l’export: per le elaborazioni trimestrali del pil vengono rilevati, solo o almeno in prevalenza, i dati delle grandi aziende export-oriented? Anche le quantità delle erogazioni creditizie sono preziose, ma concorrono realmente alle stime trimestrali del pil? E se sì, sono solo o almeno prevalentemente quelle riferite ai grandi clienti bancari?

Passando poi ad un altro comparto industriale di valenza strategica nel nostro Paese, e cioè quello delle costruzioni, come viene rilevato lo stato di avanzamento dei lavori nei cantieri in corso di edilizia pubblica e privata? La direzione di Webuild ha comunicato questa estate che aveva attivi 35 cantieri di opere pubbliche nel Paese in cui erano impegnate anche moltissime aziende dell’indotto con i loro addetti: bene, come si è proceduto allora a quantificarne il reale volume della produzione nel trimestre di riferimento? Sempre e solo attraverso i questionari distribuiti alle imprese, o misurando gli stati di avanzamento attraverso le documentazioni presentate dalle imprese alle stazioni appaltanti ai fini dell’incasso dei relativi saldi sui lavori eseguiti, se previsti però dai relativi contratti? O rilevando anche gli avviamenti al lavoro di operai e tecnici edili attraverso i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro interinale? E per le costruzioni private? A titolo puramente esemplificativo, ricordo che Bari negli ultimi anni è stata interessata da una imponente attività edificatoria di nuove abitazioni di pregio – e non solo dalle attività per superbonus 110%, bonus facciate, ristrutturazioni etc. – che sarebbe interessante capire come poi sia stata registrata dai rilevatori dell’Istat: studiando anche quanto riportato nelle singole concessioni edilizie rilasciate dal Comune?

Sull’andamento del turismo nel trimestre luglio-settembre, anche i dati che concorrono alla quantificazione del suo pil non sono, com’è facilmente intuibile, di agevole raccolta: gli arrivi sono rilevati in buona misura da società aeroportuali, Autorità di sistemi portuali, FS e Italo per i passeggeri trasportati su ferro – ma quelli che arrivano in Italia con vettori ferroviari stranieri? – e dal traffico veicolare in transito dai caselli autostradali, ma anche (in seconda istanza però) da Osservatori regionali, Camere di commercio, Comuni – se attrezzati tuttavia e interessati a conoscere il fenomeno just in time – ma come raccogliere i dati sulle presenze non solo alberghiere ma anche nelle migliaia di B&B, case vacanze, Airbnb, campeggi, case religiose, etc? E la tassa di soggiorno, là dove in vigore, è un indicatore attendibile e soprattutto tempestivo, in quanto spesso non è versata mensilmente ai Comuni? E i consumi dei turisti e il loro valore monetario poi come vengono stimati?

E invece i consumi dei residenti? Ora, mentre le grandi e medie catene distributive rilasciano gli scontrini, il piccolo commercio dei mercatini tanto diffusi nel nostro Paese non sempre, anzi molto di rado, rilascia gli scontrini.

L’agricoltura poi è l’altro grande comparto in cui non è affatto facile misurare, almeno trimestre per trimestre, le quantità prodotte, territorio per territorio, produzione per produzione, centro di lavorazione per centro di lavorazione. E anche in questo caso sarebbe interessante conoscere la griglia metodologica che presiede alla raccolta dei dati e alla loro elaborazione.

Sono tante insomma le domande che gli osservatori più attenti si pongono quando vengono comunicati i dati trimestrali sul Pil dall’Istat, e non certo per diffidarne, ma solo per esserne informati sempre di più e sempre meglio per poter così condividere le sue rilevazioni che tanta importanza ricoprono poi, nel sistema Eurostat, per definire gli orientamenti di politica economica dei singoli Paesi e della stessa Unione europea.

A volte peraltro chi scrive – che ha al suo attivo lunghi anni di relazioni professionali e studi sull’industria nel Sud di ogni dimensione, italiana o estera che sia – ha la percezione, lo affermo molto sommessamente ma con il conforto di tanti imprenditori e top manager di imprese di ogni dimensione, che alcuni macrodati dell’Istat sull’andamento del pil industriale siano in realtà sottostimati, se è vero che poi – ma a distanza di qualche anno – l’Istituto rivede le serie storiche, o ritocca le stime degli ultimi anni, registrando incrementi in qualche caso molto clamorosi, come è accaduto ad esempio per il pil del 2021.

Attendiamo allora cortese e autorevole riscontro ai contenuti di questa lettera aperta.



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