Investimenti, riforme e progetti della Missione transizione ecologica ed energetica “una delle più importanti del Pnrr: in termini di impegno economico ma anche per le sfide di performance che pone a tutta l’amministrazione pubblica”. Intervista a Fabrizio Penna, capo dipartimento Pnrr del ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica
Se è vero, come è vero, che il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (Pnrr) costituisce lo strumento imprescindibile per una ripresa strutturale e duratura del nostro Paese, non possiamo farci sfuggire una così preziosa occasione per portarci forse definitivamente fuori da una crisi che sta attanagliando tutti i ceti sociali e che sta facendo emergere sacche di povertà sempre più profonde. Un’occasione per lasciare una preziosa eredità alle future generazioni. Anche perché la crescita economica sta rallentando attestandosi allo zero virgola anche per il prossimo anno. “Cause di questo andamento insoddisfacente, scrive l’economista Innocenzo Cipolletta su un quotidiano nazionale, sono senz’altro la politica antinflazionistica della Bce che ha rialzato per ben dieci volte il costo del denaro e il rallentamento mondiale in un clima perturbato dalle tensioni militari in Ucraina e più recentemente in Medio Oriente”.
Nella situazione data, quindi, considerato anche il macigno dell’enorme debito pubblico che ci portiamo dietro da troppo anni, l’unica ancora di salvataggio e ultima spiaggia rimangono gli oltre 200 miliardi del Pnrr con i suoi progetti e le sue riforme da attuare nei prossimi anni. E pazienza se qualcosa dovrà essere lasciata indietro e qualche progetto non si riuscirà a portarlo a compimento. La sua attuazione deve essere la priorità non solo del governo ma di tutte le amministrazioni e del mondo produttivo.
Parte consistente e qualificante del Piano è certamente quella relativa alla Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”. L’obiettivo è “colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con il Piano d’azione per l’economia circolare dell’Unione europea”. La Missione è articolata in quattro componenti, ognuna delle quali, a sua volta, contiene tutta una serie di investimenti e riforme.
Di cosa si tratta e a che punto sono i progetti ne abbiamo parlato con Fabrizio Penna, capo Dipartimento Pnrr del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “È vero – ha detto Penna a Formiche.net – la Missione transizione ecologica ed energetica è una delle più importanti del Piano: in termini di impegno economico ma anche per le sfide di performance che pone a tutta l’amministrazione pubblica, a iniziare da quella centrale per finire agli enti locali, tutti impegnati a portare a compimento progetti di economia circolare”.
“Il ministero dell’Ambiente ha a disposizione 35 miliardi circa per finanziare una serie articolata di progetti. Si va dalla Strategia nazionale dell’economia circolare all’implementazione del vettore energetico idrogeno, dall’ampliamento di impianti di trattamento rifiuti a progetti faro di economia circolare, dalla rinaturazione del Po ad una gigantesca operazione di riforestazione urbana nelle maggiori Città metropolitane d’Italia”.
Nel primo semestre di quest’anno sono stati avviati sei “milestone”, mentre altri nove ne sono previsti entro fine anno, rispettando “tutte le scadenze” e dimostrando agli organi comunitari, “attraverso le procedure di verifica e controllo, il raggiungimento degli obiettivi”, dando “un importante contributo all’incasso della terza rata e a quello che avverrà a giorni per la quarta rata, avendo già acquisiti gli obiettivi della quinta”.
Il governo Meloni, tramite la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio guidata dal ministro Raffaele Fitto, ha presentato all’Unione europea, d’accordo con i ministeri interessati, la richiesta di rimodulazione del Piano. “Una rimodulazione necessaria alla luce del nuovo scenario politico, mecroeconomico e di finanza pubblica nazionale che ha reso necessario rivedere alcune misure, anche perché in alcuni casi le previsioni fatte nel 2021 sono risultate impraticabili”. In realtà, spiega Fabrizio Penna, “per quanto riguarda la transizione ecologica ed energetica non esiste alcuno stralcio di finanziamenti”, anche se si è dovuto prendere atto che “alcune misure sono irrealizzabili, come ad esempio gli investimenti nell’eolico offshore che sicuramente non possono rientrare nei tempi previsti dal Piano”.
L’economia circolare è uno dei settori maggiormente presi in considerazione, sia per quanto riguarda i nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, sia per l’organizzazione del servizio di raccolta differenziata, con un particolare attenzione per le aree “meno performanti”. Fiore all’occhiello i cosiddetti “progetti faro”, “progetti di grande innovazione tecnologica”, 1300 progetti, finanziati con 2 miliardi 100 milioni. La loro messa a terra richiede un’alta preparazione tecnica e una grande attenzione alle procedure per la loro attuazione. “Per questo abbiamo fatto appello anche alle realtà consortili che rappresentano il fiore all’occhiello dell’intero sistema dell’economia circolare. Ed è proprio grazie all’esperienza e alle competenze tecniche che caratterizzano le attività e i risultati del sistema consortile che stiamo attivando un circuito virtuoso finalizzato a raggiungere entro il 2026 tutti gli obiettivi che ci siamo posti con gli investimenti nell’economia circolare”.
Già prima dell’estate si era posto il problema dell’uso delle risorse del RePowerEU, il piano energetico europeo, da integrare nei Pnrr, per finanziare progetti sull’energia per ridurre la dipendenza degli Stati membri dalle importazioni di gas dalla Russia. Una rimodulazione del Piano si era resa necessaria proprio per le “difficoltà e le perturbazioni del mercato energetico causate dall’invasione della Russia all’Ucraina”. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per quanto di sua competenza, garantisce, si legge in un documento, “la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti con infrastrutture per il trasporto del gas – in particolare con il potenziamento della linea adriatica – aumentando la capacità di trasporto lungo la direttrice sud/nord”.
Per migliorare la capacità di trasporto dell’energia elettrica e assorbire quella prodotta da fonti rinnovabili il Ministero punta su infrastrutture strategiche come il Tyrrhenian link, “il progetto più importante nel panorama nazionale ed europeo di abilitazione al processo di decarbonizzazione e della transizione energetica del settore elettrico”. Allo stesso tempo viene confermato l’impegno, già significativo in ambito Pnrr, per la produzione di energie rinnovabili. E per le riforme, primo fra tutte il Testo Unico fonti energetiche rinnovabili.
“La proposta RePowerEU del Mase, conclude Penna, è frutto di un lavoro molto approfondito fatto con la presidenza del Consiglio e con le aziende energetiche proponenti, e di confronto serrato con la Commissione europea. Risponde agli obiettivi europei ed è equilibrata in termini di rapporto tra riforme e investimenti. Investimenti complessivi per quasi 8 miliardi di euro per un contributo richiesto all’Europa di 3 miliardi circa”.
Lo dicevamo all’inizio. Vista la grande mole di risorse con le quali il Pnrr cerca di affrontare e risolvere le debolezze strutturali della nostra economia, non possiamo permetterci di bucare l’obiettivo. Non ce lo possiamo permettere per noi ma soprattutto per le future generazioni, dalle quali abbiamo ricevuto in prestito il mondo in cui viviamo e alle quali dovremmo restituirlo un po’ meno disastrato di quello di oggi. Meno disastrato economicamente, socialmente e ambientalmente.