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Permitting statale, capacità amministrativa e neutralità finanziaria sono essenziali. L’analisi di Atelli

Fattori che hanno il potenziale per fare la differenza fra aspettative realizzabili e aspettative non realizzabili. Una differenza cruciale quando in gioco ci sono anche Pnrr e maggiore stabile autosufficienza energetica. L’analisi di Massimiliano Atelli, presidente Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec

Come in tutti gli altri settori dell’apparato pubblico, anche per ciò che riguarda il permitting statale due fattori, in particolare, hanno il potenziale per fare la differenza fra aspettative realizzabili e aspettative non realizzabili. Una differenza cruciale, per vero, specie nel tornante della storia, quello presente, in cui in gioco ci sono anche Pnrr e maggiore stabile autosufficienza energetica (che è poi questione di sicurezza nazionale, anche).

Questi due fattori, senza girarci troppo intorno, sono la capacità amministrativa e la capacità finanziaria. Il resto, l’essenziale resto, è chimica fra le persone, competenza specifica, pulsione alla motivazione e all’automotivazione, consapevolezza di essere attori non secondari di uno straordinario processo di trasformazione a misura di Paese intero, ecc.

Questo resto deve poggiare, legandoli per farne assi portanti di una unitaria traiettoria istituzionale, su quei due fattori primari.

Riguardo alla capacità amministrativa, l’importanza di questo punto è stata colta dal governo Draghi, che per ragioni di ordine temporale ha avuto però solo la possibilità di tratteggiare un certo tipo di architettura del sistema. Poteva finire lì, con un’ennesima riforma incompiuta.

Invece il governo Meloni, a partire dal ministro Pichetto Fratin, ha ripreso quel disegno, lo ha completato, e, dove non l’ha già attuato, vi sta dando attuazione.

La direzione generale del Mase che si occupa delle valutazioni ambientali aveva bisogno di essere rafforzata. È stato fatto, anche se ci sarebbe ancora qualche margine di potenziamento.

Occorreva, inoltre, completare la squadra delle due Commissioni ministeriali (Via Vas e Pnrr Pniec) che sono al lavoro sul permitting. Per effetto anche del lungimirante incremento del numero dei componenti delle due Commissioni (portato, complessivamente, a 120 unità) voluto dal governo Draghi, all’atto dell’insediamento del governo Meloni mancava alle due Commissioni circa la metà dei commissari. Nel corso del 2023, sono stati nominati dal ministro tutti i componenti mancanti della commissione Via Vas, e si sta procedendo in queste settimane al completamento della composizione anche della commissione Pnrr Pniec.

Proprio questa settimana, grazie alle ultime nomine, inizia a lavorare un nuovo gruppo istruttore di quest’ultima commissione, il nono per l’esattezza. E nel giro di un paio di settimane prevediamo di farne partire un decimo, per effetto di nomine ulteriori gia’ in corso di perfezionamento.

Arrivare ad avere 10 gruppi istruttori interni al lavoro significa aver sostanzialmente raddoppiato la capacità operativa – che è capacità amministrativa – della Commissione Pnrr Pniec (la più impegnata, sul fronte energetico), rispetto al gennaio di quest’anno.

Un raddoppio, questo, investito tutto sul fronte energetico, dove si concentra il maggior numero di istanze pervenute e da trattare.

Il tema del rafforzamento della capacità amministrativa passa, inoltre, attraverso la messa in operatività del nuovo portale, che non soltanto consentirà di velocizzare le procedure autorizzative (in particolare, consentendo alla istanza di Via di “nascere” direttamente in digitale, attraverso la compilazione a video di apposite mascherine), ma permetterà anche agli operatori di poter seguire costantemente l’andamento dei propri progetti, direttamente dal portale stesso. Più velocità e più informazione, insomma. Anche questo lavoro, partito nei primi mesi del 2023, inizierà a rendere visibili i suoi primi frutti entro la fine di quest’anno.

Infine, dove c’è, la capacità amministrativa va sfruttata al massimo e non lasciata sottoutilizzata. Nella prima metà del 2023, la Commissione Via Vas ha esaurito i dossier energetici che aveva in trattazione (fra l’altro, dando via libera ad un eolico offshore da oltre un’giga watt), e oggi – per effetto di scelte legislative fatte lo scorso anno – concentra il proprio lavoro sull’ambito infrastrutture, lasciando conseguentemente sottoutilizzati la capacità dimostrata e il know how acquisito sul fronte “energia”.

Con una piccola correzione normativa, sarebbe possibile riequilibrare il carico dei dossier energetici fra le due Commissioni, consentendo di sfruttare appieno la robusta capacità di trattazione di entrambe. La correzione è già stata proposta e ha trovato ascolto e favore nel vertice politico del Mase, è però importante che venga realizzate nel più breve tempo possibile, per non sprecarne di prezioso.

Detto della capacità amministrativa, resta da fare un cenno a quella finanziaria, per rifarsi alla premessa iniziale.

Al riguardo, dovrebbero essere in teoria sufficienti poche considerazioni. In pratica, in un Paese complesso come il nostro, non è sempre così.

Per essere sintetici: si potevano scegliere molti sistemi differenti, alternativi fra loro, di finanziamento del funzionamento delle procedure di permitting statale. Compreso attingere alla fiscalità generale, allo scopo.
Nel 2017, è stata fatta invece una scelta differente e molto netta: quella della “neutralità finanziaria” di questi costi, istituendo per legge un sistema di tariffazione a carico di chi richiede l’erogazione del servizio pubblico di rilascio della Via.

Nel senso che, come detto per legge, lo Stato quei costi non deve neppure anticiparli (tantomeno, ovviamente, sostenerli), potendo e dovendo i medesimi essere legalmente coperti dagli uffici pubblici finanziari soltanto attingendo alle tariffe complessivamente versate (da chi richiede la Via) nell’anno precedente. Le tariffe devono inoltre, per legge, essere ancorate al “costo effettivo del servizio”, ed è previsto un meccanismo dinamico di riattualizzazione di questi costi di funzionamento – anno dopo anno – verosimilmente allo scopo di evitare un surplus di gettito da tariffe (cioè di far versare ai proponenti più tariffe di quelle occorrenti a garantire l’effetto finale, appunto, di “neutralità finanziaria”).

Questo modello – come detto prescelto dalla legge vigente – è chiarissimo, e finché non viene mutato da una nuova norma di legge che sia altrettanto chiara, non soltanto va applicato per intero e senza malintesi, ma genera anche in tutti coloro che si occupano di permitting (siano essi proponenti oppure operatori pubblici che incarnano la capacità amministrativa di cui si è detto, e la vivificano ogni giorno nella trattazione dei dossier infrastrutturali ed energetici) l’aspettativa di una conseguente leale applicazione.


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