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In Spagna il prezzo del governo è l’amnistia. Il bivio del Psoe

Il Psoe inizia a temere per l’esito del negoziato, anticamera alla formazione del governo intrappolato tra il leader di Junts per Catalunya e le pretese di condono di altri separatisti. Nel frattempo l’ultimo sondaggio dà in crescita il Partito popolare, se si votasse oggi migliorerebbe l’ultima performance elettorale

Ha cantato vittoria troppo presto il Psoe spagnolo per la composizione di un governo in cui esito non è poi così scontato? Da un lato emergono i primi timori circa le trattative che precedono la nascita di un esecutivo allargato a sinistra e separatisti; dall’altro l’elettorato pare non gradisca un ribaltone rispetto all’esito delle urne che ha consegnato la vittoria al Partito Popolare di Alberto Feijoo, anche se non ha la maggioranza assoluta per formare un esecutivo.

I negoziati del Psoe

I negoziati tra il Psoe e le forze indipendentiste catalane per ottenere i voti di cui Pedro Sánchez ha bisogno per creare il governo passano, come è noto, da un’amnistia generale per i condannati e processati, circostanza che non ha sortito particolare gradimento tra cittadini ed iscritti. Che l’aria non sia completamente favorevole lo dimostrano i numeri interni, secondo cui il 40% degli elettori socialisti rifiuta l’amnistia, il 51% degli elettori respinge categoricamente il provvedimento di grazia mentre il 59% chiede di tornare alle urne.

I contatti sono e restano aperti con l’auspicio di Sanchez di raggiungere comunque un accordo entro due settimane, ma c’è comunque una certa preoccupazione nel governo uscente per le pressioni di Junts per Catalunya (Uniti per la Catalogna): “La situazione è grave ma Pedro non può tornare indietro dopo aver rinunciato a tutto”, ha spiegato il partito. Un nuovo vertice c’è stato ieri a Bruxelles dopo lo stop da parte dei socialisti rispetto alle ultime due proposte inviate da Junts per chiudere e bollinare il testo della legge sull’amnistia che vogliono presentare al Congresso.

Il Pp in Europa contro l’amnistia

Contro l’amnistia, che in molti definiscono “voto di scambio”, si scaglia la portavoce del Pp in Europa, Dolors Montserrat, che chiede l’intervento dell’Unione europea di fronte “allo scandalo” che questa legge rappresenta. “L’Unione europea – si legge nell’interrogazione parlamentare – non può voltarsi dall’altra parte quando vengono violati i principi che pretende di difendere, perché il governo in carica cancella la giustizia con un tratto di penna amnistiando condannati, processati e latitanti. Il governo spagnolo in carica, dopo aver graziato i condannati, ridotto il reato di appropriazione indebita e represso la sedizione come pagamento politico, annuncia che concederà un’amnistia politica massiccia che viola palesemente le norme Stato di diritto e coprirà per 10 anni i reati, compresa l’appropriazione indebita di fondi pubblici, contro decisioni giudiziarie indipendenti, in cambio di voti per l’investitura”.

Cosa si muove nel Partito popolare

Nel frattempo l’ultimo sondaggio dà in crescita il Partito popolare, se si votasse oggi migliorerebbe l’ultima performance elettorale, anche se non avrebbe la maggioranza assoluta assieme a Vox per formare un esecutivo. Ma rappresenta comunque un fatto che, a due mesi dalle elezioni, i Popolari guadagnano terreno anche come forza capace di stare stabilità al Paese. Di “vergognose negoziazioni” ha parlato Feijoo rispetto alle trattative tra Psoe e Junts: il Pp ha spiegato che utilizzerà tutti gli strumenti possibili per opporsi alla legge di amnistia e al resto dei “privilegi che violano uguaglianza tra gli spagnoli”.

I popolari faranno ricorso alla Corte Costituzionale contro l’amnistia, anche al fine di lottare in tribunale contro le “cessioni” alla Catalogna. Il riferimento è ad un condono per il debito da 15 miliardi, ma con l’effetto che anche altri separatisti stanno avanzando questa pretesa: è il caso dell’ andaluso Juanma Moreno, che ha chiesto lo stesso trattamento per la sua comunità, che si tradurrebbe in 17,8 miliardi di euro di condono.

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