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Dai migranti al premierato, l’assurda tendenza al catastrofismo. Il commento di Cangini

Tra le maledizioni che affliggono la politica italiana c’è anche questa: la tendenza a drammatizzare ogni decisione dell’avversario. Si prescinde regolarmente dal merito dei problemi, si delegittimano in radice le scelte che non si condividono e lo si fa stressando il diritto e abusando dell’etica. È un antico vizio. Il commento di Andrea Cangini

Era appena successo con la riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio: la si può criticare nel merito, si può sostenere che, così com’è, di presidenzialista la riforma non ha più nulla, che, paradossalmente, aumenterebbe l’instabilità dei governi o che rappresenta un inedito costituzionale… ma non si può descriverla come una riforma illegittima o come un attentato ai poteri del Presidente della Repubblica. Invece, è proprio su questi due tasti che hanno battuto e battono le opposizioni. E il Pd in modo particolare.

Analoga drammatizzazione ha accolto l’accordo sui migranti siglato con il governo albanese. Un accordo che, secondo i critici, viola le norme internazionali, gli impegni europei, la Costituzione italiana e i diritti umani. Meno male che sul Foglio di oggi due autorevoli costituzionalisti poco inclini a menare scandalo come Sabino Cassese e Cesare Mirabelli rimettono le cose al loro posto.

“L’accordo – dice Cassese – prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano. Non saremo processati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”. “Il protocollo siglato con l’Albania si muove nell’ambito della Costituzione e del diritto internazionale. Non vengono previste limitazioni dei diritti delle persone. Anzi, viene garantita l’applicazione delle norme di diritto internazionale e delle garanzie applicate in genere nell’Unione Europea”, precisa Mirabelli. Si può sostenere che l’accordo sarà di faticosa attuazione, si può dire che non risolverà il problema di flussi migratori raddoppiati rispetto allo scorso anno e triplicati rispetto al 2021, lo si può, volendo, iscrivere alla categoria “specchietti per allodole” in vista del voto europeo. Ma gridare allo scandalo e alla violazione di norme e principi, proprio no. Non si potrebbe. Eppure lo si fa.

Tra le maledizioni che affliggono la politica italiana c’è anche questa: la tendenza a drammatizzare ogni decisione dell’avversario. Si prescinde regolarmente dal merito dei problemi, si delegittimano in radice le scelte che non si condividono e lo si fa stressando il diritto e abusando dell’etica. È un antico vizio. Vizio che spesso accomuna politici e intellettuali. Quegli intellettuali cui Sabino Cassese ha dedicato un recente saggio edito dal Mulino (“Intellettuali”). Si legge: “Gli intellettuali italiani hanno sempre scelto un atteggiamento sdegnoso verso la realtà (rifiutandola) optando per la critica distruttiva, la mera critica di ingiustizie, la minaccia di catastrofi, l’atteggiamento piagnone”.

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