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Con la military diplomacy, Parigi entra nel cortile di Mosca

Offrendo forniture militari, la diplomazia francese ingaggia con successo una serie di paesi in Europa, Caucaso ed Asia Centrale. Avvicinandoli all’orbita occidentale, e sganciandoli da quella di Mosca

“Potenziare la sovranità del paese”. A questo servirebbero i sistemi radar di difesa aerea Ground Master 400, prodotti dalla Thales, il cui acquisto è stato discusso tra esponenti del governo kazako e di quello francese. Nonostante materie prime ed energia fossero le questioni principali della visita di Stato in Kazakistan del presidente francese Emmanuel Macron, svoltasi nella prima settimana di novembre, anche la tematica della difesa è stata oggetto del dialogo tra le due delegazioni. Dopo il Kazakistan, Macron ha fatto tappa in Uzbekistan, con cui il presidente francese ha affermato di voler approfondire la cooperazione bilaterale per combattere le “minacce emergenti per la sicurezza internazionale”. Una linea perseguita anche dal nostro paese, con la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Tashkent proprio nei giorni successivi a quella fatta dalla sua controparte francese. La regione sta acquisendo centralità, e i grandi player internazionali gli affidano attenzioni.

L’esportazione di materiale militare sembra essere una delle punte di diamante dello sforzo di penetrazione diplomatica francese nello spazio post-sovietico, atto a presentarsi come “un’alternativa valida alla Russia e alla Cina”. Con l’annuncio, fatto poche settimane prima del tour diplomatico del presidente francese, del ministro della Difesa Sébastien Lecornu sulla firma di accordi sulla compravendita di armi con Moldavia e Armenia che rafforza ulteriormente questo concetto.

“L’impegno francese in Moldavia e Armenia conferma la mutata percezione delle minacce alla sicurezza. Arrivano in un momento in cui la Francia vuole segnalare che questi Paesi fanno parte dell’ordine di sicurezza dell’Europa, che nessuno crede possa essere costruito con la Russia” commenta a Politico Gesine Weber, analista di ricerca e borsista presso l’ufficio di Parigi del German Marshall Fund of the United States, che rimarca come già dal 2018 la Francia abbia spostato verso est il suo sguardo, non limitandosi più alla Francafrique.

Nonostante sia Armenia che Moldavia ospitino sul loro territorio (volontariamente o meno) truppe russe, entrambi i paesi sono oramai decisamente orientati verso Occidente, che vedono come l’unico possibile garante della loro sicurezza. Yerevan pensa innanzi all’Azerbaijan, Chisinau a Mosca. Lo stabilire legami commerciali di natura militare con la Francia rappresenta un passo avanti significativo verso l’Occidente per entrambi. E Parigi non esita a sfruttare la situazione per promuovere i campioni del proprio apparato militare-industriale.

Fino ad ora gli accordi con Armenia e Moldavia si limitano però soltanto ai sistemi di difesa aerea (nello specifico Ground Master 200, antesignani dei modelli che il Kazakistan sembra interessato a comprare, anche se un certo interesse da parte di entrambi gli stati post-sovietici è stato mostrato verso i sistemi Mistral prodotti della MBDA).

L’interesse verso questo tipo di capacità militare sembra essere accresciuto sulla scia del conflitto in Ucraina. “Uno dei problemi principali in Ucraina è che gli ucraini avevano bisogno di formazione per utilizzare al meglio i sistemi loro forniti. In Moldavia e Armenia, l’idea è ora quella di preparare gli eserciti ad essere in grado di utilizzare i sistemi occidentali in via preventiva” rimarca ancora Weber.

A confermare l’importanza di questo tipo di rapporti è stato Vlad Lupan, ex rappresentante permanente della Moldavia presso le Nazioni Unite e ora professore alla New York University, il quale ha confermato che il sostegno militare e politico offerto dalla Francia è stato prezioso per il suo Paese, che sta lavorando per ridurre l’influenza russa e modernizzare le sue forze armate dopo decenni di abbandono.

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