Skip to main content

I problemi logistici e industriali della guerra in Ucraina. L’analisi di Del Monte

Di Filippo Del Monte

Il generale Zaluzhnyi ha messo in evidenza l’importanza della questione logistico-industriale legata alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino, specie se alle aspettative degli alleati non corrispondono i risultati sul campo raggiunti dai soldati di Kyiv. L’analisi di Filippo Del Monte, Geopolitica.info

La controffensiva estivo-autunnale delle forze ucraine si è avviata ormai nella sua fase calante, con una ampia probabilità che il fronte si congeli in vista della stagione invernale. Il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valerii Zaluzhnyi, ha pubblicato un documento di nove pagine sulla moderna guerra di posizione e i modi per superarne gli effetti e vincere. Il testo –intitolato “Modern positional warfare and how to win it” – rappresenta, in un certo senso, la summa delle riflessioni teoriche e degli spunti operativi emersi dalle battaglie della controffensiva; ciclo operativo pensato come una serie di battaglie legate insieme da un’avanzata manovrata fino al “corridoio di Crimea” e trasformatosi, invece, in una serie di limitate azioni offensive attorno ai perni della Linea Surovikin.

Il documento, che merita d’essere letto integralmente, anche perché evidenzia bene quale sia lo stato della riflessione dottrinaria delle forze armate ucraine, proiettate verso un assorbimento quasi completo di strategie e tattiche elaborate dalla Nato ma che, al contempo, hanno sviluppato una propria originale visione della electronic warfare e dell’utilizzo di droni sul campo di battaglia, è stato ben sintetizzato su Formiche.net.

Il generale Zaluzhnyi ha messo in evidenza, dedicandovi un capitolo a parte, l’importanza della questione logistico-industriale legata alla prosecuzione del conflitto russo-ucraino. Questione che torna costantemente d’attualità nel momento in cui alle aspettative degli alleati non corrispondono i risultati sul campo raggiunti dai soldati di Kyiv e quando lobbisti e sherpa ucraini si recano nelle capitali occidentali per chiedere nuovi pacchetti di armamenti. A una “organizzazione razionale del supporto logistico” per le forze armate il comandante in capo lega il raggiungimento degli obiettivi sul campo. In una guerra su vasta scala contemporanea, spiega Zaluzhnyi, le dinamiche logistiche travalicano l’aspetto squisitamente militare della questione e investono campi come quello finanziario, delle risorse umane e dell’industria, dunque rientrano nel campo definito più ampiamente “strategico”, fin quasi a coincidere con esso.

La fine della guerra fredda, con il conseguente collasso dell’Unione Sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia, aveva generato un falso mito di sicurezza generalizzata in Occidente – campo del quale l’Ucraina si sente parte e per il quale in questo documento sviluppa le proprie tesi – tale da far dimenticare priorità essenziali come l’accumulo di risorse militari quali armi e munizioni. Così, se è vero che la Russia – pur sotto le fortissime sanzioni occidentali – riesce a mantenere la propria superiorità in termini di missili e munizioni convenzionali, nonostante l’enorme utilizzo che ne viene fatto sul campo, e il sistema industriale nazionale sta iniziando a entrare nel regime produttivo che i ritmi di una guerra richiedono, l’Ucraina non riesce a ripianare le proprie scorte con la rapidità necessaria, visto anche il vulnus produttivo dell’Occidente.

Il generale Zaluzhnyi ha spiegato che i rifornimenti di munizioni e missili che arrivano in Ucraina vengono distribuiti alle forze in campo a seconda delle priorità del momento, ma che i numeri a disposizione impediscono comunque, a fronte di un consumo medio giornaliero in aumento, anche al di fuori delle fasi prettamente “cinetiche” delle operazioni, di rimpinguare le esigue scorte.

La riconversione ai ritmi di guerra delle industrie della difesa dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti è iniziata, ma richiede, a seconda dei casi, un lasso di tempo pari a uno o due anni per riuscire a produrre quanto serve sia per la tripartita necessità di forze armate nazionali, scorte proprie e rifornimenti per l’Ucraina. Del resto, anche nel Documento di programmazione pluriennale della Difesa italiano si è fatto ampio riferimento alla necessità di ricostruire le proprie scorte, a fronte di magazzini ormai vuoti per rispondere alle richieste dell’Ucraina. Ed anche nel caso di Roma è stato ammesso che si tratterà di un processo lungo.

La conclusione non può che essere una per Zaluzhnyi – e risponde alle richieste degli alti comandi militari – e passa per la costruzione, quanto più rapida possibile, di un proprio autonomo sistema industriale della difesa. La richiesta di ricevere in dotazione missili a più lunga gittata per inibire le catene di approvvigionamento russe e colpire il sistema industriale nemico è un classico del “paniere” ucraino per gli alleati, ma stavolta il comandante in capo ha calcato la mano sul concetto di “produzione propria” di queste armi.

Il miglioramento del supporto logistico alle truppe operanti passa per lo sviluppo di una industria AD&S nazionale e per la “nazionalizzazione” delle fasi di ingegnerizzazione, progettazione e produzione di armamenti e munizioni. È un passaggio ulteriore, un “passo in avanti” rispetto a quanto già prospettato dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al recente  primo incontro dell’Alleanza delle industrie della difesa, dove l’Ucraina era stata presentata come un Paese che ambisce a passare dallo status di consumatore-cliente a quello di produttore di armi, costruite sul proprio territorio e sviluppate con tecnologia occidentale, contribuendo anche al suo miglioramento attraverso, come già detto, quel gigantesco terreno di pratica che è diventato il Paese dopo l’invasione russa.

Se la fase di produzione “terzista” per l’industria dell’aerospazio-difesa ucraina, ancora al suo stato embrionale (eccezion fatta per la specifica branca dei droni), è necessaria per sostenere oggi lo “spreco organizzato di materiali” della guerra, è evidente che le catene del procurement non potranno sempre essere sicure e questo impone a Kyiv uno sforzo in più per costruire la propria specifica filiera AD&S. Le imprese ucraine stanno già producendo munizioni e cartucce di artiglieria, sistemi di artiglieria del calibro Nato 155mm, nonché sistemi automatizzati unici: droni navali, UAV a lungo raggio, missili, sistemi anticarro, che vengono effettivamente utilizzati al fronte. Il tasso di sviluppo della produzione ucraina e delle tecnologie ucraine è in costante aumento. Terreno fertile per gli investimenti, ma anche strumento indispensabile per la difesa nazionale. A maggior ragione se i segnali di “stanchezza” nei confronti della guerra da parte degli alleati occidentali si fanno sempre più chiari.

Rompere gli schemi della “parità” strategica con la Russia è il passaggio fondamentale per passare dalla guerra di posizione – lunga e dove prevale la legge del vantaggio competitivo in termini di risorse – a quella manovrata. Per fare questo il rafforzamento del dispositivo logistico e il potenziamento del sistema industriale nazionale sono gli elementi essenziali sui quali fare perno. Essi sono parte integrante di quegli “approcci nuovi e non banali” richiesti dal generale Zaluzhnyi per uscire dall’impasse; approcci che richiedono anche una diversa interpretazione del ruolo ucraino, da identificare come un alleato “alla pari” dell’Occidente e non più come un elemosinante combattente di una proxy war.



×

Iscriviti alla newsletter