Nel giorno in cui i leader Biden e Xi si incontrano, dal Congresso americano arriva un report sui rischi delle relazioni tra Cina e Usa. Per Fardella (L’Orientale/ChinaMed) immaginare che da questo clima di “short detente” possano emergere potenziali sinergie per il controllo dell’escalation in dossier come quello mediorientale “sarebbe forse chiedere troppo”
La US-China Economic and Security Review Commission ha rilasciato il suo report annuale per il Congresso il giorno prima dell’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping. Ossia ha dettato il perimetro del dialogo: ci sarà comunicazione, ma non calerà la competizione, che sarà inquadrata all’interno di quello che diplomaticamente vengono definiti “guardrail”. Sarà una competizione responsabile nell’ambito di quella che il report definisce “competizione strategica e sistemica a lungo termine”.
La commissione che assiste il Congresso sui rischi delle relazioni con la Cina scrive che Pechino continua su un percorso aggressivo, inclusa la fornitura di assistenza militare non letale a Mosca e lo svolgimento di pattugliamenti congiunti nell’Artico, oltre a versare più soldi in un “rafforzamento militare senza precedenti”.
Istituita nel 2000 per valutare le implicazioni per la sicurezza nazionale dei legami economici con la Cina, la commissione ha proposto 30 raccomandazioni al Congresso. Un numero significativo di questi suggerimenti è incentrato sul miglioramento della trasparenza per scoprire potenziali vulnerabilità. Una proposta degna di nota invita il Congresso a studiare una legislazione che stabilisca un quadro di riferimento per la divulgazione delle informazioni aziendali in merito a vari aspetti, quali la percentuale di attività totali in Cina, le partnership con aziende cinesi, la portata della ricerca e dello sviluppo condotti in Cina e l’impatto del personale con legami con il Partito Comunista sul processo decisionale.
“L’incontro tra i due leader avviene in un momento estremamente delicato per entrambi: se secondo gli ultimi dati la tarda età del presidente Biden sembra penalizzarlo sempre più tra gli elettori americani in vista delle elezioni del 2024, anche in Cina la leadership di Xi Jinping sembra attraversare un momento critico a causa della sempre più diffusa incertezza sulle prospettive economiche del Paese”, commenta Enrico Fardella, professore all’Università di Napoli L’Orientale e direttore del progetto di studio ChinaMed.
Per Fardella, entrambi i Paesi hanno dunque bisogno di trasformare questo incontro in un successo quantomeno “estetico”: “Nessuno dei due leader può mostrarsi arrendevole nei confronti dell’altro”.
“La probabile uscita di scena i Biden nel 2024 — continua il docente — impone risultati facili da raggiungere e dall’impatto immediato. Il controllo del fentanyl è sicuramente uno di questi cosi come lo sono le promesse di bandire alcune applicazioni dell’AI in ambito militare (mera retorica se prive di sistemi affidabilidi verifica). La co-gestione dell’’intelligenza artificiale generativa nei prossimi anni peraltro potrebbe essere un’utile piattaforma, come lo fu un tempo il nucleare tr Usa e Urss, per l’avvio di processi di dialogo tra Washington e Pechino.”
Vi sono al momento sufficienti trasformazioni strutturali per suggerire l’avvio di una nuova distensione tra le due parti? “Non credo nel breve periodo, Il sangue versato in Ucraina e a Gaza rafforza sempre più i timori dell’opinione pubblica per un nuovo disordine globale alimentato dalla divisione tra Washington e Pechino. I giornali di Pechino da qualche giorno hanno assunto un tono più favorevole verso gli Stati Uniti, ma immaginare che da questo clima di ‘short detente’ potranno emergere potenziali sinergie per il controllo dell’escalation in dossier come quello mediorientale sarebbe forse chiedere troppo”.