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Imballaggi, cosa succede dopo il via libera del Parlamento europeo

Il prossimo passaggio è atteso al Consiglio Ambiente del 18 dicembre, che dovrà decidere se ratificare o meno il testo approvato dal Parlamento. La presidenza di turno spagnola è intenzionata a chiudere il dossier

Con 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti il Parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Con alcune modifiche rispetto al testo preparato dalla relatrice, la belga Frédérique Ries. Modifiche che vanno nella direzione chiesta in questi mesi dagli imprenditori italiani, a cominciare da Confindustria. Ma anche dal governo. Lo stesso ministro dell’Ambiente e delle Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin aveva manifestato in più di una occasione la sua contrarietà ad una proposta che penalizzava quei Paesi che si erano distinti nel riciclo degli imballaggi a favore di una non meglio precisata disponibilità nei confronti di riuso e riutilizzo.

Erano due, soprattutto,  gli articoli ( il 22 e il 26) che gli operatori di casa nostra criticavano e i cui effetti  il voto del Parlamento di ieri ha mitigato: gli obiettivi di riutilizzo e le restrizioni su alcuni imballaggi. La deroga approvata dall’europarlamento riguarda quei Paesi membri che riciclano almeno l’85% degli imballaggi che saranno esentati dall’obbligo di riutilizzo per gli imballaggi alimentari. “Se il tasso di raccolta differenziata del materiale di imballaggio è inferiore all’85 per cento, lo Stato membro presenta un piano di attuazione che illustra una strategia con azioni concrete” recita un emendamento approvato e presentato a firma di Patrizia Toia, relatrice in Commissione Ambiente. E comunque, in generale, il riutilizzo non è l’opzione che produce i migliori risultati ambientali complessivi sulla base di una valutazione sull’intero ciclo di vita dell’imballaggio.

Tra l’altro il regolamento si pone l’obiettivo di vietare le confezioni considerate non necessarie e rendere tutte le altre riciclabili entro il 2030, con la garanzia di una raccolta differenziata di almeno il 90% entro il 2029. Confermata la non commercializzazione, a partire dal 2030, di alcuni prodotti monouso, come i kit di cortesia degli alberghi e le pellicole di plastica per proteggere i bagagli nei voli aerei. Ma con una deroga per gli imballaggi usa e getta nel settore alimentare. “Comparti chiave  del nostro settore agro-alimentare – ha commentato l’eurodeputato Paolo De Castro – vengono esclusi da questo regolamento, limitando al massimo il rischio di maggiori sprechi alimentari: a partire dalle indicazioni geografiche fino all’ortofrutta, dai vini alle bevande alcoliche, fino alle bioplastiche e ai contenitori in carta del settore della ristorazione”.

Rimane ancora in vigore il sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori per bevande in plastica e metallo con capienza da 0,1 a 3 litri per intercettare tutti quegli imballaggi che vengono raccolti in maniera differenziata. A partire dal 1 gennaio 2029 gli Stati Membri dovranno garantirne l’istituzione a patto che non dimostrino di raggiungere un livello di raccolta differenziata dell’85%.

“La posizione negoziale del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento imballaggi fa vincere il buonsenso e la scienza – ha commentato il voto a Strasburgo il ministro Pichetto Fratin – Gli emendamenti approvati, in particolare quelli a fronte di un avvio a riciclo pari all’85% rivedono obblighi di riuso e divieti nell’utilizzo di imballaggi, puntando a tutelare l’ambiente, senza smantellare il sistema costruito negli anni con le stesse istituzioni europee e le imprese virtuose del riciclo. Ora l’Italia proseguirà la propria determinata azione negoziale avendo ricevuto dal Parlamento un segnale molto importante”.

“Le rilevanti modifiche al testo ottenute oggi – gli fa eco la viceministro Vannia Gava – rappresentano un primo round vinto dall’Italia e dalle forze di governo al Parlamento europeo. Ora tocca al Consiglio Ambiente, nel quale l’Italia guida un fronte di Paesi che sostengono un approccio più moderato e flessibile rispetto ai sistemi di ogni Paese. Restiamo contrari ad un regolamento il cui furore ideologico rischia di compromettere filiera e posti di lavoro e i grandi sforzi fatti sino ad oggi grazie ai quali siamo ai primi posti in Europa”.

Il Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio è parte significativa del nuovo Piano d’azione sull’economia circolare, inserito nel Green Deal europeo. L’impegno  è di “rafforzare i requisiti essenziali per gli imballaggi al fine di rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili o riciclabili entro il 2030 e a prendere in considerazione altre misure per ridurre i rifiuti di imballaggio e gli imballaggi eccessivi, favorire la progettazione degli imballaggi ai fini del riutilizzo e della riciclabilità”.

Che l’Italia sia uno dei Paesi a più alto tasso di riciclo nel settore degli imballaggi lo dimostrano i numeri. Secondo gli ultimi dati forniti dal Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, nel 2023 il tasso di riciclo degli imballaggi potrebbe raggiungere il 75%, l’equivalente di circa 11 milioni di tonnellate di packaging avviati a riciclo. Nello specifico il 77% degli imballaggi in acciaio; il 67% di quelli in alluminio; più dell’85% di carta e cartone; il 63% di quelli in legno; quasi il 59% di quelli in plastica e bioplastica e l’80% del vetro. A fronte di tutto questo troviamo l’accordo con i Comuni italiani ai quali il sistema Conai/Consorzi di filiera ha trasferito nel 2022 688 milioni di euro per coprire i costi della raccolta differenziata degli imballaggi. Altri 440 milioni sono stati destinati alle attività di trattamento, riciclo e recupero.

“Il testo del regolamento riconosce l’importanza del riciclo come strumento di tutela ambientale – è il commento di Ignazio Capuano, presidente del Conai – È uno stimolo a fare sempre meglio. L’Italia, che è un Paese povero di materie prime, è già campione in questo settore dell’economia circolare e oggi è chiamata a fare un’ulteriore sforzo per migliorare i risultati nazionali potenziando la sua industria del riciclo. L’unico obiettivo deve essere la tutela dell’ambiente: credo sia il momento di unire le forze e di impegnarsi in questa direzione”.

Il risultato ottenuto ieri con la votazione in Plenaria viene da lontano ed è frutto di una costante azione di tutte le componenti imprenditoriali del Paese. Già ad inizio novembre 2022, quando era ancora in bozza la proposta di regolamento della Commissione europea, tutte le associazioni di categoria (Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Coldiretti, Federdistribuzione, ecc.) informarono la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i Ministri interessati sui gravi rischi che stava correndo l’economia italiana qualora fosse stata adottato il regolamento. Le stesse componenti ripeterono l’appello pochi giorni prima  del voto in Parlamento. Dobbiamo riconoscere che l’appello non è rimasto inascoltato e le rassicurazioni del ministro Pichetto Fratin fanno ben sperare per il Consiglio del prossimo 18 dicembre, quando i ministri dell’Ambiente saranno chiamati a ratificare il testo approvato dal Parlamento.

Uno degli imprenditori più attivi in tutta questa vicenda e che molto si è battuto per migliorare la proposta della Commissione è senz’altro l’industriale napoletano Antonio D’Amato, amministratore delegato di Seda International Packaging, past president di Confindustria e da quest’anno presidente di Eppa, l’European Paper Packaging Alliance, che rappresenta l’industria europea degli imballaggi in carta. “Il voto del Parlamento europeo – ha dichiarato D’Amato – rappresenta un importante passo avanti per correggere una proposta profondamente sbagliata. Ha vinto la ragione, la scienza e il buon senso contro l’ideologia e la disinformazione. Il risultato di oggi (ieri, n.d.r.) è un importante esempio di collaborazione trasversale tra le varie forze politiche di tutti i Paesi, guidati dalla forte spinta del Governo e degli eurodeputati italiani, per mantenere la neutralità tecnologica al centro del processo decisionale europeo”. “Ci auguriamo – ha concluso D’Amato – che il Consiglio si dimostri altrettanto aperto e accolga le molteplici richieste del mondo industriale, seguendo le preoccupazioni evidenziate più volte dal governo italiano, che da sempre ha preso una netta posizione contro la proposta della Commissione europea”.

Il prossimo passaggio è atteso al Consiglio Ambiente del 18 dicembre, che dovrà decidere se ratificare o meno il testo approvato dal Parlamento. La presidenza di turno spagnola è intenzionata a chiudere il dossier. Se il Consiglio non dovesse approvare gli emendamenti del Parlamento, adotterebbe una propria posizione e la trasmetterebbe al Parlamento. Inizia, così,  l’iter in seconda lettura, poi l’eventuale fase di conciliazione e della terza lettura. Oppure si può ricorrere al cosiddetto “Trilogo informale”, un incontro tra i rappresentanti del Parlamento e del Consiglio, con la mediazione  della Commissione, per raggiungere più rapidamente un accordo. I tempi, comunque, sono abbastanza stretti: la fine della legislatura è piuttosto vicina. Il rischio è di ricominciare tutto daccapo o quasi.

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