In Olanda trionfa la destra euroscettica di Geert Wilders, affermandosi in centri importanti come l’Aia e Rotterdam. Il contrasto alle politiche europee sull’ambiente ha fatto breccia sull’elettorato, disarcionando il premier in carica da tredici anni. Questa è una buona notizia per Salvini, meno per Meloni. Conversazione con Francesco Cianfanelli, analista di YouTrend
La forza euroscettica olandese Pvv conquista le urne. E Geert Wilders, il leader del partito di destra, nella sua prima uscita pubblica non solo mette in chiaro di voler essere “il premier di tutti” ma punta su un tema identitario: il giro di vite su diritto di asilo e immigrazione. Trentasette seggi conquistati, il doppio di quelli della legislatura precedente e un pieno di voti che si è concentrato nella zona Est del Paese. “Un risultato di questa portata era imprevedibile, anche perché negli ultimi sei mesi c’è stato un grande movimento dell’elettorato olandese”. A dirlo a Formiche.net è Francesco Cianfanelli, consulente di Quorum-YouTrend che ha seguito passo dopo passo le evoluzioni della campagna elettorale e l’esito delle urne.
Il primo macro-dato che emerge è che il premier Rutte, al governo per tredici anni, è stato disarcionato. Era davvero così imprevedibile la vittoria di Wilders?
I sondaggi non davano una nettezza di risultato così evidente. Ma, come ribadisco, negli ultimi mesi c’è stata una grandissima volatilità dell’elettorato. I ruralisti, ad esempio, che alle elezioni locali erano andati molto bene, alle urne nazionali hanno ottenuto una percentuale molto più contenuta. Il partito anti-establishment centrista, che appena nato aveva scalato le vette del gradimento, è andato bene ma non ha ottenuto una percentuale così alta. Insomma, era difficile immaginare che la forza euroscettica si affermasse in questo modo.
Qual è stato il fattore determinate?
Ce ne sono stati diversi, ma sicuramente il tema ambientale è stato centrale in questa campagna elettorale. Il rifiuto generalizzato delle politiche ambientali europee e la salvaguardia degli allevatori olandesi hanno fatto breccia sull’elettorato. Temi che, alle consultazioni locali, avevano dato un grande sprint ad esempio ai ruralisti.
Dove si è affermata con maggiore nettezza la destra euroscettica che esprimerà il primo ministro?
In generale si può dire che queste elezioni sono state caratterizzate da un’affluenza selettiva. La zona Est del Paese ha votato in gran numero e, tradizionalmente, è una porzione olandese in cui Pvv ha appeal. Anche all’Aia e a Rotterdam il partito di destra è andato molto bene.
Come leggere il risultato di queste consultazioni in un quadro europeo e non solo?
Il risultato dell’affermazione di Wilders è un segnale evidente che le forze euroscettiche e populiste godono ancora di buona salute. Con le eccezioni di Spagna e Polonia. È il tempo delle forze conservatrici e di destra. Anche in altri contesti, oltre a quello europeo. Le motivazioni sono diverse, ma il “vento” che spira è verso quella direzione. Trump, ad esempio, nei sondaggi sta andando molto meglio di quanto si aspettasse.
Il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini ha definito Wilders “amico e storico alleato della Lega”. Un messaggio politico in vista delle Europee del 2024?
La Lega di Salvini elettoralmente non sta passando un momento particolarmente brillante. Per cui l’affermazione dei suoi alleati (Pvv è nel gruppo di Id come il Carroccio) gli è funzionale per sostenere che il momento delle forze populiste non è ancora finito. E, in chiave interna, è un messaggio diretto al premier Giorgia Meloni. In prospettiva europea, la Lega probabilmente non otterrà un risultato particolarmente significativo ma altri partiti di Id hanno i sondaggi a loro favore: Rn e Afd in particolare. Per cui, questo inciderà nella logica delle alleanze in Ue.