Perché i Brics uniscono gli sforzi dei Paesi che cercano di superare l’egemonia imperalista-economica occidentale sulla via del rafforzamento dell’integrazione economica e nello sviluppo delle attività economiche
Molti paragonano i Brics alla Nato o all’Onu, il che non è corretto: questa organizzazione non ha un quartier generale, non ha nulla a che fare con gli accordi militari e si occupa principalmente di questioni economiche. I Brics uniscono gli sforzi dei Paesi che cercano di superare l’egemonia imperalista-economica occidentale sulla via del rafforzamento dell’integrazione economica e nello sviluppo delle attività economiche.
I Brics comprendono cinque Paesi: Brasile, Russia, India, Repubblica Popolare della Cina e Repubblica Sudafricana (entrata nel 2011). La decodifica Brics deriva dalle prime lettere dei nomi dei Paesi nella trascrizione inglese. I sistemi economici dei membri della comunità hanno un enorme impatto sui mercati. La Repubblica Popolare della Cina è al primo posto nel mondo in termini di Pil, esporta la maggior parte dei beni e possiede le maggiori riserve di valuta estera del mondo.
L’India è al terzo posto in termini di Pil e la più popolosa del pianeta e dispone di risorse intellettuali di altissimo profilo e poco costose, per cui enormi risorse umane. La Russia è al quinto posto in termini di Pil, le maggiori riserve di risorse minerarie sono concentrate nel suo territorio più vasto. Il Brasile è all’ottavo posto nel mondo in termini di Pil e ha un enorme potenziale per il lavoro agricolo. Il Sudafrica è al trentesimo posto in termini di PIL e dispone di ricche risorse naturali. Tutti i Paesi inclusi nel gruppo sono uniti da una concezione globale: la loro economia in via di sviluppo. Alcuni esperti suggeriscono che altri stati i cui indicatori economici sono in aumento si uniranno ai Brics in futuro.
Dopo il vertice dei Brics del giugno 2022, Iran e Argentina hanno presentato domanda per aderire all’organizzazione, ed in seguito hanno fatto parte Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti ed Etiopia. L’organizzazione si pone obiettivi ambiziosi:
1) ridurre le conseguenze della crisi economica globale;
2) migliorare la qualità della vita della popolazione;
3) auspicare una transizione graduale verso le alte tecnologie nei più vasti settori possibili.
I Brics si sono gradualmente trasformati in una comunità strategica in molti settori, la cui base è l’attività politica e i fondamenti della sicurezza, la sfera economica e finanziaria, la direzione culturale e la cooperazione nella sfera umanitaria. I Paesi partecipanti rispettano l’uguaglianza e mantengono il rispetto reciproco. Come abbiamo detto il gripo non ha padroni, sede, segretario generale, regole o statuto.
La Repubblica Sudafrica è la meno forte tra i Paesi partecipanti in termini di Pil. Il Sudafrica è stato l’ultimo ad unirsi al gruppo originario.
Il termine è stato originariamente coniato nel 2001 come Bric (poi con l’aggiunta della “S” come vedremo) dall’economista della Goldman Sachs Jim O’Neill, professore onorario dell’Università di Manchester, nel suo rapporto Building Better Global Economic Bric (in Global Economics Paper, N. 66). Egli lo applicò ai Paesi considerati i più veloci in termini di sviluppo. Il nuovo nome è diventato una pratica comune per le società che investono nelle economie di questi cinque Stati.
Nel 2006, Dow Jones ha incluso l’indice Bric-50 in un pacchetto di strumenti che comprendeva grandi società in Repubblica Popolare della Cina, India, Brasile e Russia con le azioni più popolari in borsa. Il primo incontro ufficiale dei Bric ha avuto luogo durante l’Assemblea delle Nazioni Unite presso la sede Onu a New York nel 2006. I leader dei quattro Paesi hanno approvato un piano per lo sviluppo della cooperazione in vari settori.
Due anni dopo, in Giappone, nell’ambito della conferenza del G8, su proposta della Russia, è stato organizzato un dialogo separato tra i capi di Stato e di governo della Federazione Russa, Brasile, Repubblica Popolare della Cina e India, a seguito dei quali di cui sono stati ottenuti accordi di cooperazione di fondamentale importanza su una serie di importanti questioni economiche. Nel 2011, il Sudafrica si è unito ai Quattro e il gruppo ha pure ufficialmente aggiunto la “S” all’acronimo, che in lingua inglese sta a significare “mattoni”.
Nel corso dell’intera storia della sua esistenza, si sono svolti 15 vertici, anche online nel 2021, nonché con la partecipazione di leader di Paesi esterni all’organizzazione. I leader del gruppo Brics hanno deciso di invitare altri sei Paesi ad unirsi alla loro alleanza: Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran, e sono stati tutti invitati a diventare membri dei Brics (e la loro adesione entrerà in vigore fra pochi giorni: il 1° gennaio 2024); la loro adesione è avvenuta nel corso del XV Vertice del 22-24 dello scorso agosto tenuto a Johannesburg, il primo ad essere ospitato di persona dall’inizio della pandemia di Covid-19.
“Apprezziamo l’interesse di altri Paesi nella costruzione di una partnership con i Brics”, ha affermato Matamela Cyril Ramaphosa, il presidente sudafricano dal febbraio 2018: “Abbiamo incaricato i nostri ministri degli Esteri di sviluppare ulteriormente il modello di Paese partner dei Brics e un elenco di potenziali Paesi partner e di riferire entro il prossimo vertice”. La decisione di ampliare il gruppo riflette la volontà degli attuali alleati Brics, che rappresentano assieme il 37,3% del Pil globale. In tal modo i Brics rafforzano anche la propria rappresentanza in aree quali Medio Oriente e Africa.
All’inizio del predetto agosto inoltre è stato riferito che più di 40 Paesi avevano mostrato interesse ad aderire ai Brics, inclusi 22 che avevano formalmente richiesto di aderire. L’organizzazione prevede pure di lanciare un proprio sistema di pagamento, che potrà essere utilizzato nei Paesi partecipanti. A livello di organizzazione, obiettivi, attività e leadership ogni anno si tiene un grande incontro dei leader in uno degli stati membri del gruppo. Questa tradizione risale al 2009, fin dal primo vertice.
Dal 2014 si può tracciare uno schema interessante: il vertice si tiene nel Paese la cui lettera è in prima fila: Brasile, Russia, ecc.
Nel primo incontro, i leader statali hanno definito l’obiettivo del partenariato come «dialogo e cooperazione; coerenti, attivi, pragmatici, aperti e trasparenti». Inoltre, la costruzione di un mondo armonioso e la prosperità sono stati scelti come principi dell’organizzazione.
Oltre ai vertici in cui si incontrano i capi di Stato, sotto gli auspici dei Brics vengono utilizzati più di venti schemi di negoziazione. Si tratta di tutti i tipi di forum, riunioni di capi di ministeri e altri tipi di cooperazione.
La gamma di argomenti discussi durante gli incontri copre quasi tutti gli aspetti della vita: il riscaldamento globale , l’eliminazione della povertà, le attività finanziarie internazionali, lo sviluppo sociale e molti altri. Il gruppo non ha un presidente permanente: i lavori sono coordinati dal Paese organizzatore per l’intero anno della sua presidenza. Nei negoziati dei tempi recenti sono state prese decisioni importanti, in particolare accordi su una forte cooperazione nei settori dell’energia, della sanità, della scienza e della tecnologia.
Per esempio durante il VII Vertice di Ufa (Russia, 9 luglio 2015) è stato adottato il concetto economico dell’organizzazione e sono state date priorità all’agricoltura, al commercio, agli investimenti e alle materie prime minerali. La Repubblica Popolare della Cina, durante la sua presidenza dal febbraio 2017, ha individuato come compito principale la promozione del formato Brics+ per attirare un gran numero di Paesi non partecipanti all’organizzazione.
A tal fine ai vertici ed altri incontri sono invitati i capi di diversi Stati non partecipanti. Si presume che questo schema aiuterà a creare un’ampia rete di partner per una cooperazione forte e permanente. Il lavoro dell’organizzazione non si limita all’incontro annuale dei leader statali. All’interno dell’organizzazione operano numerose associazioni di lavoro in vari settori, che svolgono i compiti fissati al vertice. Le attività dei BRICS sono svolte da strutture separate istituite in tempi diversi.
Si ritiene che con il rafforzamento dell’autorità dei Brics, gli Stati Uniti d’America intendano aumentare la pressione sui Paesi membri dell’associazione per non perdere il titolo di centro tecnologico e produttivo. Dal 2015, l’organizzazione gestisce una Banca di sviluppo con sede a Shanghai (New Development Bank) alternativa al Fondo Monetario Internazionale, essa dispone di un capitale azionario di 100 miliardi di dollari, che finanzia progetti volti a creare, espandere e migliorare le infrastrutture negli Stati membri del Fondo. I piani includono la creazione del sistema di pagamento Brics da utilizzare nei territori dei Paesi partecipanti.
Sempre nel 2015 è stato creato il Foreign Exchange Reserve Pool. Il suo volume è di altrettanti 100 miliardi di dollari ed è stato creato per ridurre le conseguenze di situazioni impreviste. L’organizzazione gestisce una Network University, fondata nel 2015 e due anni dopo essa ha lanciato sette programmi di master. L’università si basa sugli atenei esistenti nei Paesi partecipanti, più di dieci sono rappresentati dalla Russia e la sua sede si trova presso l’Università Federale degli Urali.
Inoltre è pubblicata la Brics Journal of Economics: una rivista sottoposta a revisione paritaria e ad accesso aperto, che copre le principali questioni economiche dei paesi in via di sviluppo a medio reddito, principalmente i Paesi Brics; in più è irradiato un canale televisivo.
Durante eventi su larga scala, vale a dire i vertici, i leader statali discutono dei problemi globali in tutto il mondo. Si tratta di questioni legate alla cultura, all’agricoltura, al tenore di vita, alla scienza, alla finanza e alla politica.
Tutti i Paesi partecipanti differiscono in termini di ricchezza, sviluppo sociale e scienza, ma hanno una tema in comune: gli alti tassi di sviluppo economico dei Paesi Brics. Il gruppo si pone obiettivi globali che cercano di migliorate le relazioni economiche del nostro globo. Questo è il motivo per cui vengono creati gruppi di lavoro per condurre ricerche e prendere decisioni informate onde eliminare i problemi.
I Brics hanno piani ambiziosi. Già leggendo il Secondo Rapporto del 2007, si prevedeva che l’India registrerà una crescita senza precedenti: gli esperti ritengono che l’economia indiana supererà di gran lunga quella statunitense entro il 2043.
Gli esperti ritengono che la Repubblica Popolare della Cina, così come l’India, diventeranno leader mondiali nella fornitura di manufatti. Si prevede che questi stessi Paesi saranno i primi in termini di fornitura di servizi. Nelle previsioni, alla Russia e al Brasile viene assegnato il ruolo di principali fornitori mondiali di materie prime. Tale unificazione economica dei Paesi non garantisce, ma offre la possibilità per l’emergere di un blocco forte con valida autorevolezza. Con i Paesi partecipanti all’avanguardia in molti settori, gli Stati Uniti d’America potrebbero essere svantaggiati e perdere il loro ruolo di centro di tecnologia, produzione e consumo.
I Brics si impegnano ulteriormente a migliorare la vita di ogni proprio cittadino. Questo potrebbe accadere lentamente, ma l’organizzazione sta facendo un lavoro straordinario in tal senso. Per quanto riguarda i deboli governi italiani, essi sono timorosi pure fisicamente che qualsiasi iniziativa politico-economica internazionale urti la suscettibilità della Casa Bianca. Speriamo che almeno la volontà delle piccole e medie imprese – base del tradizionale progresso e conoscenza del nostro Paese nel mondo – trovi spiragli e momento di respiro; affinché si possano varare contatti vantaggiosi con i Brics, che favoriscano e incrementino il Pil e i vantaggi per il nostro Paese. Per finire un dato statistico: al 1° gennaio 2024, la popolazione dei Brics sarà il 45,6% di quella del pianeta, e loro loto superficie il 31,5% delle terre emerse.
Giancarlo Elia Valori, manager, economista e Professore Emerito dell’Università di Pechino