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La guerra contro l’inflazione non è finita. Il monito di Lagarde

La governatrice della Bce interviene in audizione al Parlamento europeo e ammette che il costo della vita potrebbe tornare a salire nei prossimi mesi. Per questo sui tassi occorre tenere la linea. E la proposta per riformare le regole di bilancio non convince Francoforte

Anche per Christine Lagarde è tempo di prendere carta e penna e abbozzare quella che potrebbe essere un’agenda per il 2024. L’anno che si sta per chiudere ha sancito il ritorno del costo del denaro su livelli piuttosto sostenuti (4,50%), il che ha ovviamente avuto un impatto sull’economia reale, a cominciare dal mercato immobiliare. Per l’Italia la mano pesante di Francoforte sui tassi si tradurrà, il prossimo anno, in un aumento del costo del debito non certo banale. Una preoccupazione in cima alla lista dei pensieri del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Tutto ciò premesso, Lagarde è stata ascoltata in audizione dinnanzi al Parlamento europeo, per dettare una sorta di linea. Condita da più in dubbio. Nel suo discorso introduttivo Lagarde ha chiarito come l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato a moderarsi, scendendo al 4,2% in ottobre a causa del calo sia dei beni sia dei servizi. E che anche la maggior parte delle altre misure dell’inflazione di fondo siano diminuite. Questa è senza dubbio una buona notizia. Ma allo stesso tempo, l’indicatore dell’inflazione interna della Bce, che esclude le voci con un elevato contenuto di importazioni, non è sceso di molto, riflettendo il fatto che l’inflazione è ora guidata più da fonti interne che da fonti esterne. E in ogni caso rimane alta e al di sopra del tetto del 2%, che per l’Eurotower rappresenta la linea rossa, oltre la quale è necessario mettere mano.

Anzi, il costo della vita potrebbe addirittura tornare a salire. “L’inflazione potrebbe nuovamente aumentare leggermente nei prossimi mesi. Non è ancora il momento di cantare vittoria, dobbiamo restare attenti alle differenti forze che influiscono sull’inflazione e concentrati sul nostro mandato di stabilità dei prezzi”. Quindi, anche se la previsione è che l’indebolimento “delle pressioni inflazionistiche continui, tuttavia le prospettive a medio termine rimangono circondate da notevole incertezza”.

Per questo “la Bce è convinta che le proprie azioni stiano contribuendo alla riduzione dell’inflazione e che dobbiamo mantenere questi tassi per un periodo di tempo sufficiente affinché ci portino all’obiettivo del 2% e noi non ci siamo ancora, l’inflazione resta troppo alta ed è così da troppo tempo. Dobbiamo mantenere questi tassi di interesse. Pensiamo che se manteniamo questi tassi abbastanza a lungo ciò contribuirà a riportarci al livello obiettivo del 2% nel medio termine ed è ciò che faremo”.

L’audizione è stata anche l’occasione per commentare il negoziato in corso a Bruxelles per la riforma del Patto di stabilità. E qui la presidente della Bce, si è detta un po’ scettica sulla semplicità delle regole che si stanno discutendo per la revisione del Patto di stabilità e di crescita dell’Ue, in base all’ultima proposta elaborata dalla presidenza di turno dell’Ue (spagnola). Ma rispondendo a domande su questo argomento ha più volte ribadito la necessità di raggiungere un accordo su questa revisione delle regole il prima possibile. Anche perché, ha spiegato, dal punto di vista del Consiglio direttivo della Bce questo eliminerebbe nelle valutazioni della politica monetaria incertezza sull’ambito entro il quale governi devono muoversi nelle loro decisioni sulle politiche di bilancio.

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