Quando il leader leghista al raduno identitario di Firenze (dove danno forfait Le Pen e Wilders) punta l’indice contro il Ppe, mostra di temere la concorrenza di voti data dall’asse ideale Meloni-Weber. È quella, semmai, l’onda blu verso le europee in un continente dove solo i governi di Germania e Spagna (ma tramite l’escamotage dell’amnistia) sono guidati da socialisti
“Mi dispiacerebbe che qualcuno di centrodestra preferisse la sinistra ad alleati di centrodestra”, dice Matteo Salvini da Firenze, aggiungendo che Antonio Tajani “sbaglia” nel non volersi alleare con Afd e con Marine Le Pen. La convention Free Europe organizzata dal gruppo Identità e democrazia (ID) indica due fatti.
Il primo: l’alleanza delle ultradestre è limitata a Francia e Olanda e non è così scontata, come dimostra l’assenza della leader del Rassemblement National, che interviene con un videomessaggio, e dell’olandese Geert Wilders (ufficialmente impegnato nelle trattative esplorative per un nuovo governo).
Il secondo: l’onda blu a cui si riferisce il numero uno della Lega non è a trazione ID, semmai determinata da un’alleanza/interlocuzione/dialogo tra Ecr e Ppe. Un passaggio dirimente, perché la conventio ad excludendum tra popolari e sovranisti è nota in tutte le cancellerie europee. Dove sarà AdD o il Rn, non ci sarà il Ppe.
Verso le europee
“Io posso dire che chi sceglierà la Lega in Europa sceglie l’alternativa a sinistra. Quindi rinnovo l’invito al centrodestra in Italia a essere unito in Europa, poi non posso imporre niente controvoglia a nessuno”. Queste ulteriori parole di Salvini, se da un lato completano il ragionamento sul futuro dell’Ue, seguono idealmente ciò che i conservatori di Ecr, con Giorgia Meloni, dicono da tempo e che hanno detto prima, in occasione ad esempio della formazione del governo Draghi. FdI aveva addirittura proposto nel febbraio 2022 il patto anti inciucio tra gli alleati del centrodestra, questo per dire che non saranno certamente i conservatori italiani a piegarsi ad una commissione europea con il Pse. Il dato, invece, riguarda quanti voti la Lega potrà portare a casa nel prossimo giugno e, dopo i conteggi, capire e capirsi.
Intanto spicca la posizione del leader partito bulgaro Aur George Simion, presente a Firenze, e che dal 2020 ha fatto richiesta di entrare nel gruppo dei Conservatori europei e non a ID: “Sono molto felice che Salvini mi abbia invitato i nostri rapporti sono molto buoni. Si faccia a livello europeo quello che è stato fatto in Italia: unire i partiti di destra, unire il centrodestra, unire tutti i partiti sovranisti contro la sinistra”.
Onda blu, non nera
In Spagna i popolari di Feijoo sono in crescita rispetto alle politiche di luglio, oltre il 38% con Vox al 10. In Polonia Tusk ha ottenuto quasi il 31%. In Germania la Cdu è data al 30% mentre AfD al 22%. In Inghilterra i conservatori sono al 28 e i sovranisti di Reform solo all’8%. In Portogallo i popolari al 29%. In Grecia i popolari di Nea Dimokratia al 38,2% e l’ultradestra di spartani al 3%. In Italia parlano i numeri di FdI.
La cosiddetta onda nera a cui fa riferimento Salvini potrebbe concretizzarsi solo in Francia e Olanda, dove Le Pen e Wilders sono in netto vantaggio sul centro e sul centrodestra. Ma nel resto d’Europa no. Inoltre i conservatori di Ecr sono candidati ad essere il gruppo più folto a Bruxelles, in condominio con Cdu/Csu. Per cui non c’è alcuna rivalsa tra alleati in maggioranza, dal momento che si corre con una legge proporzionale, ma la strategia sembra già definita.
In sostanza quando il leader leghista al raduno identitario di Firenze punta esplicitamente l’indice contro il Ppe, non compie un attacco politico tout court (legittimo, ma senza un punto di caduta concreto), bensì mostra di temere la concorrenza di voti data dall’asse ideale Meloni-Weber.