In un’intervista alla Nazione il vicepremier chiede a Francoforte di azionare il freno sul costo del denaro. Il che aiuterebbe l’Italia a spendere meno per finanziare il debito pubblico, agevolando non poco le trattative sulle nuove regole fiscali
Non sarà una grande mano, ma una manina forse sì. Il negoziato sulla riforma del Patto di stabilità è finito in mezzo a un guado per il fatto che l’Italia chiede un maggior flessibilità sui costi per gli interessi sul debito sovrano, che nel 2026 raggiungeranno i 103 miliardi. Roma vorrebbe che dal calcolo del deficit fosse scomputata la spesa per rifinanziare il debito pubblico, insomma. Su questo terreno si giocherà la partita finale all’Ecofin del 18 dicembre.
Certo, se la Banca centrale europea nelle more cominciasse a ridurre il costo del denaro, oggi al 4,50%, potrebbe ammorbidire l’intera trattativa, visto che i maggiori oneri per l’Italia dipendono anche dalla spinta di Francoforte sui tassi. Anche per questo il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, intervistato dalla Nazione, ha chiesto alla Bce di azionare la leva del freno. “Penso che sia giunto il momento che la Bce li abbassi il prima possibile. Sarebbe un messaggio significativo a favore dell’economia reale, delle famiglie, delle imprese”, ha spiegato Tajani.
“L’inflazione scende: da noi di più di 10 punti in un anno. E lo stesso vale per gli altri Paesi europei. Le Borse vanno bene: penso nello specifico a Milano. È evidente che un allentamento della stretta monetaria della Bce permette alle banche di ridurre, a loro volta, i tassi per prestiti e mutui. Non a caso, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha fatto presente più volte come sia opportuno ridurre i tassi quanto prima, perché l’accesso al credito è fondamentale”.
Non è tutto. “Certo, va definita a livello europeo una strategia complessiva macroeconomica per sostenere l’economia continentale nei suoi molteplici comparti. E in questa visione devono entrare tutte le leve e tutte le istituzioni con un approccio comune: Patto, Mes, Unione bancaria, armonizzazione fiscale. Se si è europeisti, come lo sono io, allora serve un pacchetto di scelte, non decisioni singole che fanno comodo a uno Stato e non ad altri. Altrimenti rischiamo che l’Europa non sia più neanche un gigante economico e un nano politico, ma un nano e basta”.
Tajani ha spostato poi l’attenzione sul Patto di stabilità e sul negoziato. “Si va nella giusta direzione cercando di trasformare il Patto di Stabilità nel Patto di Crescita e stabilità. II tema chiave per noi è la crescita. Se va a buon fine il lavoro che sta facendo Giorgetti, sostenuto dal governo, per avere tempi meno rigidi per la riduzione del debito e margini più flessibili per il deficit, con l’esclusione delle spese del green deal e quelle legate alla guerra in Ucraina, allora credo possa arrivare presto il nuovo accordo. Anche la Francia, del resto, come dice la ministra Boone al vostro giornale, è schierata sulle nostre posizioni”.