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Tutti i sospetti Usa sullo spionaggio cinese nell’IA

L’allarme dell’Fbi sulle avanzate tattiche di spionaggio industriale cinese evidenzia il ruolo cruciale dell’Intelligenza Artificiale nel ridefinire la corsa tecnologica tra Washington e Pechino

Negli ultimi tempi, la Cina è stata al centro delle preoccupazioni del Federal Bureau of Investigation (Fbi) per presunti furti di tecnologia legati all’intelligenza artificiale. Alla base dei timori c’è l’utilizzo di questa tecnologia per condurre massicci attacchi informatici contro gli Stati Uniti e altre nazioni, con l’obiettivo di rubare dati sensibili da aziende e agenzie governative statunitensi. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal, l’impiego di un’intelligenza artificiale avanzata potrebbe consentire alla Cina di ampliare la portata e l’efficacia della raccolta e dell’analisi di dati sensibili. Questa crescente minaccia ha portato l’Fbi e altre agenzie di intelligence occidentali a incontrare i leader del settore lo scorso ottobre per discutere della portata di questa emergente minaccia alla sicurezza globale.

Nella corsa tecnologica agli armamenti, l’intelligenza artificiale può riscrivere la sfida tra Stati Uniti e Cina ma anche il modo in cui vengono condotte le guerre. In questo senso, è l’allarme che arriva dalle pagine del Wall Street Journal, la Cina sembra essere coinvolta in sforzi di spionaggio industriale per rubare la tecnologia sviluppata da aziende del settore.

Il giornale cita il caso di Xiaolang Zhang, ex dipendente di Apple, arrestato nel 2018, mentre cercava di imbarcarsi su un volo per Pechino con segreti commerciali rubati riguardanti veicoli a guida autonoma. È solo uno degli episodi che evidenziano il coinvolgimento della Cina in tali attività. Anche aziende come Applied Materials hanno intentato cause contro concorrenti cinesi per furto di segreti commerciali relativi a chip. La Cina è accusata di aver violato Marriott, Elevance Health e Equifax. Ma è la capacità del Paese di penetrare le infrastrutture chiave degli Stati Uniti che preoccupa maggiormente le autorità di Washington. Gli attacchi, come il malware Volt Typhoon, mirano a organizzazioni nei settori delle comunicazioni, manifatturiero, utility e governo, con possibili implicazioni gravi in un contesto di crescente tensione su questioni geopolitiche.

Gli analisti avvertono che l’esercito cinese ha bucato più di 20 fornitori importanti nell’ultimo anno, dimostrando una strategia che coinvolge infrastrutture chiave come aziende di servizi idrici, porti e gasdotti. Questo ha creato una “riserva strategica” di vulnerabilità, sollevando interrogativi sulla sicurezza nazionale e sulla protezione dei dati sensibili. La principale preoccupazione riguarda l’uso potenziale dell’intelligenza artificiale per elaborare enormi quantità di dati rubati. Mentre in passato la Cina avrebbe potuto raccogliere più dati di quanto potesse processare, l’intelligenza artificiale potrebbe ora consentire una più facile analisi delle informazioni sottratte. Questo potrebbe permettere all’intelligence cinese di creare dossier su milioni di individui, includendo dettagli come impronte digitali, informazioni finanziarie e sanitarie, numeri di passaporto e contatti personali.

Gli esperti ritengono che lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale difensive sia essenziale per contrastare tali minacce in continua crescita, scrive il Wall Street Journal. Sebbene la Cina sembri avere il vantaggio “nell’attacco”, l’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe anche migliorare la difesa, identificando e contrastando gli attacchi cinesi e di altri attori ostili. La sfida ora consiste nel trovare un equilibrio tra lo sviluppo della tecnologia a scopo difensivo e il crescente rischio del suo utilizzo offensivo da parte della Cina, nel contesto di una crescente instabilità geopolitica.



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