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Il governo è in salute, ma rischia sul premierato. M5S e Pd, derby pericoloso. Parla Fonda (Swg)

Il governo è stabile, FdI guida la coalizione al 28% e Forza Italia grazie alla leadership di Tajani si sta riprendendo. Il Movimento 5 Stelle tallona il Pd e questo può amplificare i conflitti in vista delle europee. Il rischio per Meloni? La riforma costituzionale. Conversazione con il sondaggista di Swg, Rado Fonda

I partiti italiani vivono la loro fase di “stabilità” nell’apprezzamento agli occhi dell’elettorato. Probabilmente i primi sussulti si registreranno “durante la campagna elettorale per le Europee, che inizierà presto: già all’inizio del prossimo anno”. L’esecutivo è “in salute, nonostante stia governando da oltre un anno e mezzo”, il Pd “è sotto il 20% ma la componente Schlein ha aumentato il gradimento”. Sono solo alcuni dei dati che consegna a Formiche.net Rado Fonda, capo della ricerca dell’istituto Swg.

Fonda, analizziamo le percentuali dei partiti della coalizione di centrodestra. 

Gli orientamenti di voto, come dicevo in premessa, non registrano grosse oscillazioni. Il dato interessante è che l’esecutivo, dopo un periodo di flessione, si è stabilizzato. E, dopo un anno al governo, non è poco mantenere un gradimento alto. Fratelli d’Italia è oltre il 28% dunque si attesta oltre il dato delle politiche. La Lega è attorno al 9%, mentre Forza Italia dopo un iniziale crollo – a seguito della scomparsa di Silvio Berlusconi – si attesta sopra il 7%.

Lo stato di salute degli azzurri è dunque reversibile?

Sicuramente l’assenza del leader storico è un fattore penalizzante per una parte dell’elettorato storico di Forza Italia. D’altra parte però, in particolare negli ultimi mesi, la leadership del vicepremier Antonio Tajani è cresciuta. È riuscito ad accreditarsi, seguendo la tradizione di Forza Italia e collocando il partito come elemento centrale nella coalizione di centrodestra. Tuttavia, vedo un rischio per le Europee: da un lato pesa sempre la mancanza di Berlusconi che, specie a ridosso dell’appuntamento elettorale, riusciva a spostare qualche voto. Dall’altro, Forza Italia è sempre andata peggio alle Europee rispetto alle Politiche.

Il fattore Schlein, per il Pd, come incide in termini di gradimento?

C’è stato un grande sprint all’inizio: in alcune fasi il partito ha superato la soglia del 20% (partendo, quando lei l’ha “rilevato” dal 16,5). Ora siamo sotto quella soglia, ma il potenziale è sicuramente maggiore.

Il Movimento 5 Stelle tallona.

Sì. Attualmente i grillini si attestano al 16,5%. E se questo è un dato positivo per loro, lo è un po’ meno per il Pd. Nel senso che, in vista delle Europee, avendo percentuali così simili il livello di conflittualità interna si alza. Anche se, entrambi sono consapevoli che prima o poi dovranno coalizzarsi. Specie alla luce degli appuntamenti elettorali anche sui territori. Le Regionali saranno un bel test sotto questo profilo.

Cosa resta del terzo polo?

Ben poco. Da quando i due leader, Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno litigato, la situazione è molto difficile. Peraltro se si dovessero presentare separati alle Europee il rischio è che non passino neanche la soglia di sbarramento. Benché, con il sistema elettorale del voto in Ue, potrebbe anche essere una bella occasione per ottenere un buon risultato. Ma i presupposti non sono propriamente rosei.

Andiamo sui temi. Le votazioni su dossier importanti come il Mes come incidono sugli elettorati?

La stragrande maggioranza degli italiani non sa cos’è il Mes. Dunque, per questo tipo di orientamento, l’elettore sceglie e “sposa” ciò che il leader sostiene. Vale, in particolare, per la Lega il cui elettorato ha percepito una vittoria dettata dalla coerenza del proprio leader, Matteo Salvini. Operazione, tuttavia, non priva di qualche rischio.

A cosa si riferisce?

L’elettorato della Lega si è sicuramente rinsaldato, non si è esteso. Salvini ha consolidato la sua base, ma al contempo l’elettorato di FdI è uscito un po’ “confuso” così come quello azzurro. Per cui il rischio è quello di aprire crepe nella maggioranza che non fanno bene alla stabilità del governo.

Sulla “madre delle riforme” – il premierato – ci sono aspettative forti da parte dell’elettorato?

No, anche questo è un tema che appassiona poco gli italiani. I concetti che stanno alla base della riforma – contrastare i ribaltoni, dare maggiore stabilità all’esecutivo e rafforzare il premier – trovano una condivisione nell’elettorato. Ma, così come accadde con Renzi, gli elettori dell’opposizione sono fortemente contrari. E quelli della maggioranza non sono particolarmente motivati. Per cui, la riforma costituzionale, è un grosso rischio per il governo.



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