La deriva autoritaria in Italia è un combinato del sistema elettorale esistente e la spinta per il premierato. Ma non affronta i problemi reali o le divisioni al governo e la mancanza di élite. Il commento di Francesco Sisci
L’ex premier Giuliano Amato martedì ha lanciato un allarme sul rischio di svolta autoritaria nel Paese. In effetti il Parlamento in generale e il governo in particolare stanno ignorando lo sbriciolamento della democrazia in corso – la combinazione volatile e nitroglicerinica di astensione crescente dal voto, aumento di preoccupazioni esistenziali inevase (immigrazione, crollo dello stato sociale, minacce a piccoli e grandi privilegi di mercato…) e denunce di strapotere dei giudici.
La combinazione può diventare letale, specie se trova una sponda esterna – il presidente russo Vladimir Putin o peggio qualcuno in Europa o America.
Le preoccupazioni una per una sono autentiche e dicono delle verità.
Lo strapotere dei giudici. In Italia hanno effettivamente più potere che altrove ma è anche perché la classe politica ha smesso di porsi limiti etici. Da quando uomini di affari importanti come Berlusconi sono entrati direttamente in politica e hanno mescolato propri interessi privati con quelli di Stato, tutto è saltato. Perché ciò sia avvenuto lo spiegheranno gli storici, ma la ferita alla democrazia è ancora aperta.
Inghilterra e Stati uniti hanno costruito la democrazia sulla base di uomini di affari che si davano alla politica e nel Parlamento componevano pacificamente le dispute tra interessi particolari. Ma lì la classe politica si è posta limiti etici e di autocontrollo per mantenere un equilibrio quanto meno di facciata e al massimo sostanziale e proiettato nel futuro. Anche solo la facciata è fondamentale.
In Italia la mancanza di autocontrollo, di limiti etici ha aperto e apre agli eccessi della magistratura. Essa può leggere le mancanze etiche come illegalità, o come tentativo di spingere per una dittatura africaneggiante (con tutto il rispetto dell’Africa) dove affari personali e di Stato si fondono e si giustificano con la concentrazione tirannica del potere.
In Italia dopo Berlusconi le altri grandi imprese si sono frantumate o sono emigrate all’estero (Elkann,Ferrero, Del Vecchio ecc.). Lo spazio economico è occupato da imprese pubbliche (le banche delle fondazioni o le aziende partecipate dal tesoro) o da imprese piccole e medie spaventate da uno Stato percepito come un perverso esattore fiscale che non fornisce servizi grandi (mediazione di interessi e opportunità di crescita e sviluppo aziendale).
Ciò si combina con l’esplosione di problemi storici. C’è l’aumento della immigrazione, che rivoluziona la società; lo sgretolamento dello stato sociale eretto dagli anni ’60; l’insostenibilità dei resti del mercato corporativistico (i privilegi dei gestori delle spiagge o dei taxi). Le risposte a tali quesiti drammatici poi non sono convincenti per gli elettori, che infatti in maggioranza disertano le urne.
La ulteriore risposta della politica all’assenteismo è una spinta a concentrare i meccanismi di potere non a cercare di ascoltare e parlare con i votanti.
C’è di nuovo una alchimia nefasta. L’iniziativa del premierato è accanto e conseguente ad un sistema elettorale maggioritario che ha eliminato i vecchi partiti e tutti i loro passati strumenti di partecipazione. A ciò poi si unisce un sistema di media largamente sotto controllo.
Il fascismo, figlio dell’epoca del popolo entrato nella politica dopo i massacri della Prima guerra mondiale, comunque introdusse forme sue di partecipazione. Ora c’è una società anonima di masse da manipolare con strumenti elitistici, come le grandi piattaforme elettroniche.
I tentativi di affrontare in maniera “autoritaria” tali questioni sono zoppicanti, approssimativi e non vanno molto lontano per ora. Ciò sarebbe una fortuna se comunque non contribuissero all’entropia generale del sistema.
Il problema vero di governabilità pare poi dovuto alla incapacità e le divisioni degli stessi governanti, non alla ferocia dell’opposizione. L’opposizione infatti da un anno appare assente più ancora che impotente.
Altro problema è la mancanza di élite nel governo. Il premierato o idee simili non affrontano tali questioni, anzi rischiano di esasperarle.
Quindi la miscela è disastrosa e oggettivamente l’unico che la sta affrontando è il Presidente Sergio Mattarella, che proprio ieri ha posto un freno a una proposta di legge sulle spiagge e gli ambulanti non in linea con le indicazioni dell’Unione Europea.