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Il (primo) D day di Milei. Via alla rinegoziazione del debito 

L’Argentina vive costantemente in bilico tra bancarotta e sopravvivenza e ora l’imperativo di El Loco è ridiscutere le condizioni del maxi prestito da 45 miliardi, concesso da Washington nel 2018. Le basi ci sono, ma potrebbero non bastare

Per Javier Milei è il primo vero test. La rinegoziazione del debito da 46 miliardi contratto con il Fondo monetario internazionale, nel 2018, quando a guidare l’Argentina era Maurizio Macrì. L’operazione non è semplice, visto che si tratta di convincere Washington della bontà delle politiche di Milei, da un mese al timone di un Paese costantemente in bilico e che nella sua storia recente è fallito otto volte. Eppure non c’è alternativa, visto che quei soldi in qualche modo vanno rimborsati.

Proprio per questo una delegazione del Fondo monetario è arrivata in queste ore a Buenos Aires, per esaminare gli accordi che il governo del presidente dell’Argentina ritiene non più validi. Buenos Aires ha iniziato a restituire il prestito nel terzo trimestre del 2021, ma già all’inizio del 2022 il governo di Alberto Fernandez, trattò ed ottenne nuove condizioni per estinguere il debito. Il governo Fernandez riuscì per un anno a rispettare le condizioni comprese nell’accordo, salvo poi, nel 2023, anno elettorale, mancare praticamente tutti gli obiettivi.

Ma il Fmi ha interesse ad andare incontro a El loco. Lo dimostra il fatto che, all’indomani della maxi svalutazione del 50% del peso (per un dollaro ci volevano 400 pesos, ora ce ne vorranno 800), circa tre settimane fa, da Washington è arrivato un sostanziale plauso. “Una buona base” per ulteriori discussioni con l’Argentina sul suo debito con l’istituzione, dissero dagli Stati Uniti. “Queste coraggiose azioni iniziali mirano a migliorare significativamente le finanze pubbliche in modo da proteggere i più vulnerabili della società e rafforzare il regime dei cambi”.

Adesso però bisogna cominciare a rimborsare il denaro. E i paletti del Fmi sono già stati piantati. È necessario un piano di stabilizzazione forte, credibile e con sostegno politico per affrontare in modo duraturo gli squilibri macroeconomici e i problemi strutturali dell’Argentina, è la sintesi del messaggio fatto pervenire alla Casa Rosada in questo primo mese di governo Milei.

Ora, secondo quanto riferisce il ministero dell’Economia, nel 2024 l’Argentina dovrebbe pagare al Fondo quasi 7,3 miliardi per capitale e interessi sul maxi prestito del 2018. Ma l’impossibilità di rispettare gli obiettivi proposti, in particolare sul contenimento dell’inflazione e sulla crescita delle riserve, ha però spinto l’attuale governo a decretare caduto l’accordo, lanciando la necessità di una nuova intesa col Fondo. Ci riuscirà Milei, la cui politica economica è già stata stroncata dalle agenzie di rating?

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