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Da Delors a Meloni. La nuova Ue passa anche per l’Italia

Tajani da Parigi e il premier ieri alla Camera portano avanti il tema europeo nella consapevolezza che l’Ue deve cambiare passo, se vorrà essere all’altezza delle nuove sfide globali: non solo le due guerre, ma il cambiamento climatico, la gestione dell’intelligenza artificiale, la difesa comune e l’energia

Guardare al futuro, disse Jacques Delors, recentemente scomparso, immaginando una Ue capace di essere unita. Indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne che le singole Nazioni non sono in grado di affrontare da sole, ha sostenuto in varie occasioni il premier italiano Giorgia Meloni.

Obiettivi che, in occasione della cerimonia funebre in onore dell’ex presidente della Commissione europea, sono emersi nuovamente, anche dinanzi alle sfide che l’Ue si appresta ad affrontare, come due guerre, un’elezione altamente significativa e l’esigenza di una difesa comune.

Più Italia in Ue

A Parigi era presente per l’Italia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha colto l’occasione per tracciare il nuovo orizzonte politico dell’Europa: non solo l’unica possibilità che “abbiamo per essere protetti e per competere a livello globale con la Cina, l’India, la Russia, il continente africano”, ma anche il trampolino di lancio per una forte presenza dell’Italia nelle istituzioni comunitarie. Una contingenza che in questo anno di governo Meloni è emersa costantemente sia in occasione dei consigli Ue, sia di visite e meeting internazionali del premier.

Un concetto ribadito da Tajani quando ha osservato che l’Italia è parte dell’Occidente, “ma non possiamo non essere in prima linea con delle proposte e delle idee, e svolgere un ruolo. Lo può fare solo l’Europa, e questo anche grazie a una forte presenza italiana”.

Difesa ed elezioni

Due le maggiori sfide all’orizzonte: la difesa europea e le elezioni di giugno. In primis l’esigenza di non commettere lo stesso errore: ovvero continuare a sognare un’Europa che non abbia la medesima politica estera e di difesa, passaggio a cui il vicepremier tiene particolarmente. In sostanza un’Europa “nuova”, con “un suo esercito” e capace di essere “protagonista delle sfide globali”. Un’Europa che deve avere una sua vera politica estera, un’Europa con un suo esercito, che secondo Tajani era anche il grande sogno di Silvio Berlusconi, “e in cui io credo profondamente, un’Europa protagonista, che ci permetta, nel momento della grande sfida globale, di essere meglio tutelati”.

In secondo luogo il ruolo dei popolari, “determinanti per qualsiasi maggioranza”. Ovvero il Ppe “sarà il partito chiave, personalmente mi auguro di avere una maggioranza al Parlamento di Bruxelles che permetta più omogeneità, cioè liberali, conservatori e popolari”, ha aggiunto. Inoltre definisce prematuro parlare di candidatura Draghi a presidenza Consiglio europeo, un personaggio che non può “essere tirato per la giacchetta”.

Chiusura sul senso di appartenenza allUe: essere europeisti secondo Tajani non significa rinunciare a essere italiani: “Se si è buoni italiani si è anche buoni europeisti”.

Scenari

Appare evidente che ogni appuntamento continentale sarà occasione, da qui a giugno, per mettere sul tavolo idee e prospettive circa la nuova Europa. Al di là del tema della candidatura dei leader dell’attuale maggioranza, su cui si esprimeranno i singoli partiti, è la questione della cosiddetta maggioranza Ursula a catalizzare le attenzioni maggiori.

Il premier lo ha spiegato ieri nella conferenza stampa: l’obiettivo numero uno di Giorgia Meloni è costruire una maggioranza alternativa che su alcuni temi già ha dimostrato di poter stare in piedi. Ma se ciò non fosse possibile, ha aggiunto Meloni, porte chiuse ad un’alleanza parlamentare con la sinistra (“Non l’ho fatto in Italia e non lo farei in Europa e questa rimane la mia posizione”).

Sulla Commissione la partita potrebbe essere un’altra, ma prima occorrerà aspettare l’esito del voto. Più in generale è evidente che Tajani da Parigi e il premier ieri alla Camera portano avanti il tema europeo nella consapevolezza che l’Ue deve cambiare passo, se vorrà essere all’altezza delle nuove sfide globali: non solo le due guerre, ma il cambiamento climatico, la gestione dell’intelligenza artificiale, la difesa comune e l’energia. Tematiche non più rinviabili.



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