Il sindaco Rasero annuncia che il ministero dell’Istruzione della città di Nanyang è intenzionato a spedire nella cittadina piemontese docenti di lingua. “A sue spese”, precisa. Ma in cambio di cosa?
Esistono pasti gratis nei rapporti tra Stati, specie tra quelli che non condividono né i valori né la visione per il futuro dell’ordine globale? Ad Asti esistono viaggi gratis (mai smentiti) in Cina per il sindaco Maurizio Rasero. E potrebbero esistere anche insegnanti di cinese, sempre offerti dal Partito/Stato.
Raccontando all’edizione locale del giornale La Stampa di essere stato invitato a portare i saluti ai festeggiamenti di Pechino per il capodanno, il primo cittadino ha annunciato “un progetto con il ministero dell’Istruzione di Nanyang”, con la quale Asti si è gemellata lo scorso 2 maggio, giorno in cui si festeggia nella cittadina piemontese il santo patrono (per l’occasione il centro cittadino era addobbato a festa con bandiere italiane e cinesi). “A sue spese, è intenzionato a mandare insegnanti di cinese sul nostro territorio”, ha spiegato il sindaco, arrivato a metà del suo secondo mandato da candidato civico, con il sostegno del centrodestra, dopo una lunga militanza in Forza Italia.
A giugno il quotidiano Il Foglio aveva raccontato i viaggi frequenti di Rasero in Cina spiegando che è “quasi tutto pagato dalla parte cinese tra hotel a sei stelle e passaporti rilasciati in tempi record”, senza essere smentito (probabilmente perché il sindaco fa vanto di non pesare sulle tasche dei cittadini e dei suoi buoni rapporti con le autorità cinesi). Allo stesso giornale, il sindaco, che si era detto impegnato per aumentare l’export di vini, aveva spiegato di aver deciso lui l’itinerario, con l’aiuto sostanziale di Liu Kan, console cinese a Milano, con il quale ha un rapporto e una consuetudine di vecchia data.
Al Foglio, Rasero aveva parlato anche di scambi culturali anticipando in qualche modo il recente annuncio, spiegando di aver incontrato “il rappresentante degli Istituti Confucio, per aprire altre collaborazioni con le nostre scuole, oltre a quelle col liceo artistico di Asti”. Nell’ultima intervista, però, manca il riferimento agli Istituti Confucio. Forse perché Asti dovrebbe allora passare dall’Istituto Confucio di Torino. Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di corsi non strutturati, cioè offerti agli studenti senza la necessità di un concorso pubblico per i docenti e anche senza controlli sul personale e sull’insegnamento (diversi i casi documentati anche in Italia in cui Taiwan viene descritta in queste lezioni come parte della Cina).
Intanto, a ottobre il sindaco si è speso per l’organizzazione di una tre giorni di “approfondimento” delle relazioni tra Italia e Cina, “oggi e in futuro”, con il ciclo di incontri “Sguardi sulla Cina” organizzati presso la Biblioteca Astense Giorgio Faletti con Fineco sponsor dell’iniziativa. “L’autorevolezza dei relatori è il punto di forza di questo percorso di conoscenza”, si legge nella nota del Comune in cui si sottolinea la presenza di rettori dell’Università Cà Foscari (Tiziana Lippiello) e del Politecnico di Torino (Guido Saracco). Ma tra i relatori figuravano anche: Alberto Bradanini, ex ambasciatore in Cina e Iran, oggi nel consiglio di amministrazione di Pirelli, noto per le sue posizioni anti Occidente e a favore di un nuovo ordine globale come sostenuto da Russia e Cina; Ivan Cardillo, docente di diritto cinese all’Università di Trento e, si legge sul suo sito, “esperto straniero dal ministero cinese della scienza e tecnologia per il progetto ‘Stato di diritto per l’economia internazionale nel quadro della via della seta’”, spesso ospite degli eventi della diplomazia cinese e dei media del Partito comunista cinese.
Gli stessi che offrono spesso copertura ai viaggi in Cina di Rasero. Che è sempre accompagnato da Zhao Zhijun, imprenditore del gruppo Cijan che ha il quartier generale a Nanyang e nel 2011 ha acquisito la storica fabbrica astigiana Way-Assauto. “Rasero, nel corso del suo viaggio di lavoro, ha citato più volte i discorsi più importanti del presidente Xi Jinping”, si legge nella presentazione su China Radio International del viaggio autunnale. E sugli stessi media, in particolare sulla televisione China Media Group, Rasero si era dichiarato a fine luglio – nei giorni della visita di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, negli Stati Uniti – un “convinto sostenitore della Via della Seta”. Aveva promesso di fare “farò tutto quello che è nelle mie possibilità per dire, in ogni dove” per il rinnovo del memorandum d’intesa firmato nel 2019 dall’allora governo, “o nel caso sostituito con qualche altro accordo: Italia e Cina non possono rimanere separate”.
Alla fine, però, il memorandum non è stato rinnovato dal governo Meloni, sostenuto dagli stessi partiti che amministrazione ad Asti con Rasero. Non sono bastati gli sforzi di quest’ultimo e di altri amministratori locali e organizzazioni attive tra i due Paesi negli scambi culturali e commerciali su cui spesso la Cina fa affidamento quando incontra difficoltà con il governo centrale, come ha spiegato a fine marzo Mareike Ohlberg, senior fellow del German Marshall Fund, in audizione davanti alla US-China Commission di Washington. Si è interrotta la Via della Seta tra i governi di Italia e Cina che hanno deciso di rilanciare il partenariato strategico. Quella tra le città no.