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Sardegna, Europa. Perché a Meloni non conviene rompere con Salvini secondo Castellani

Meloni rivendica posizioni in virtù dei rapporti di forza in coalizione. Salvini sgomita per confermare, in Sardegna in particolare, il governatore uscente. Uno scontro frontale, però, non è conveniente. Anche in vista delle europee in cui probabilmente i conservatori (presieduti dalla leader di FdI) faranno il pieno di voti. Il Pd è debole e Conte è un’insidia per Schlein. Conversazione con il politologo della Luiss

“Come abbiamo fatto in passato, riusciremo a trovare un punto di equilibrio”. Sono le rassicurazioni consegnate al Corriere della Sera dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché personalità vicinissima al premier Giorgia Meloni, Giovanbattista Fazzolari. È una risposta che tenta di spegnere l’incendio che si sta consumando in maggioranza – in particolare tra Fratelli d’Italia e Lega – sulle candidature per le Regionali. Questa, per lo meno, è la motivazione ufficiale. In realtà, il livello dello scontro si è alzato perché questa tornata elettorale sarà “un antipasto di ciò che potrà accadere alle europee”. A dirlo a Formiche.net è il politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss, Lorenzo Castellani.

Si sta consumando uno strappo tra le forze di governo perché Meloni vuole dare le carte e Salvini rivendica un suo spazio politico?

Certamente il premier, in virtù dei nuovi rapporti di forza tra i partiti della coalizione pretende uno spazio maggiore per il suo partito. E questo si ripercuote a tutti i livelli: dai territori a Bruxelles. D’altra parte in questo anno di governo Salvini è stato in qualche misura una spina nel fianco per Meloni. A mio modo di vedere l’idea di quest’ultima è quella di ricondurre la Lega alla sua dimensione originaria: un partito del Nord.

In una fase come questa, fino a che punto si può alzare il livello di tensione?

Non è conveniente per Meloni arrivare alla rottura definitiva con Salvini. E mi riferisco in particolare al caso della Sardegna. È una regione che non ha una valenza politica così importante sullo scacchiere nazionale. In generale, i governatori uscenti sono il risultato politico di accordi tra i partiti fatti in un momento storico in cui la Lega contava molto di più in termini elettorali. Per cui se da un lato è comprensibile la posizione di FdI, dall’altro a mio modo di vedere non conviene portare all’esasperazione questo braccio di ferro per la Sardegna.

Secondo lei l’ipotesi della candidatura del generale Roberto Vannacci in quota Lega è percorribile?

Avrebbe un senso politico. Dal momento che il Carroccio sta sostanzialmente scomparendo nel Meridione, lanciare una candidatura come quella del generale alle Europee potrebbe essere un modo per il partito di Salvini per tentare di arginare le perdite e segnare una presenza per lo meno al centro Italia.

Regionali, amministrative ed Europee come incideranno sui futuri assetti dell’esecutivo all’indomani del voto?

Serviranno per ristabilire gli equilibri all’interno della coalizione. È evidente che Fratelli d’Italia consoliderà la sua leadership a scapito di Lega e Forza Italia. Le ripercussioni dipenderanno molto dagli esiti delle Europee in particolar modo.

Il gruppo dei conservatori europei ha oggettivamente più chance di fare un pieno di voti rispetto a Id, di cui fa parte la Lega. 

Certo, i conservatori mi aspetto prenderanno moltissimi voti rafforzando ulteriormente la leadership del presidente del Consiglio sia sul piano interno che su quello internazionale. E questo aprirà la strada a Meloni in ottica europea. Già qualche segnale in questo senso il premier l’ha lanciato.

Elly Schlein, in tutto questo, ha deciso di organizzare il ritiro del Pd – di prodiana memoria – in un resort di lusso. 

Sì e questa è un’altra di quelle decisioni che probabilmente non farà bene alla sua già piuttosto discussa leadership nel partito. Nel Pd serpeggia malumore e se Schlein non farà una campagna elettorale – per le Europee – in grado di far ottenere un buon numero di consensi al gruppo dei socialisti, rischia grosso. Infatti il Movimento 5 Stelle, stando agli ultimi sondaggi, non è tanto al di sotto dei dem. E Conte ha senz’altro una leadership più forte. Ma a Meloni conviene che Schelin stia al suo posto.

Cosa intende dire?

È meglio avere come avversario Elly Schlein piuttosto che uno come Stefano Bonaccini. Tant’è che è la stessa Meloni a dare “luce” alla segretaria del Pd e a scegliersela come avversaria ideale. Di qui spiegato il motivo del confronto televisivo. Per Schelin, poi, c’è un altro grosso ostacolo: in questo momento le opposizioni marciano divise. Il centro da una parte, Pd e M5S uniti a intermittenza. Così, per Meloni, le insidie politiche sono sostanzialmente nulle.

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