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Medio Oriente e Intelligenza Artificiale. Da dove parte l’agenda di Davos

La prossima settimana il tradizionale appuntamento sulle nevi svizzere con l’economia globale e le sue mille forme. Per l’Italia ci sarà Giancarlo Giorgetti. Ecco tutti gli ordini del giorno, ma con un unico filo conduttore: i conflitti in Ucraina e Medio Oriente

Rumori di fondo, quelli della guerra. Ma non solo. Il Forum di Davos, sulle nevi svizzere dei Grigioni, dal 15 al 19 gennaio, non poteva arrivare in un momento più difficile. La guerra in Ucraina è in pieno stallo, militare almeno, mentre in Medio Oriente c’è il serio rischio di un allargamento del conflitto. Scorrendo il taccuino ci sono i due appuntamenti elettorali più importanti dell’anno, vale a dire le elezioni europee e quelle americane, il prossimo novembre. Di tutte queste variabili, l’economia e la finanza globale chiamate a raccolta dal World economic forum per la quattro giorni elvetica, non possono non tenere conto.

VERSO DAVOS 2024

A cominciare dal nutrito gruppo di grandi della Terra, dal presidente francese, Emmanuel Macron al segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, dal premier cinese Li Qiang a 800 amministratori delegati di tutte le latitudini. Ma anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, passando per il nuovo presidente dell’Argentina, El loco Javier Milei, il leader ucraino Volodymyr Zelensky, il premier spagnolo Pedro Sanchez e il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Per l’Italia, invece, ci sarà il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, reduce dal delicato ma per molti versi fruttuoso negoziato sul Patto di stabilità. A conti fatti il summit di Davos riunirà più di 2.800 leader provenienti da 120 paesi. Fra questi, vi saranno oltre 300 personaggi pubblici, tra cui una sessantina di capi di Stato e di governo.

Non è finita. Per l’area del Medio Oriente parteciperanno il presidente israeliano, Isaac Herzog, il premier libanese Najib Mikati, il primo ministro e ministro degli Affari Esteri dello Stato del Qatar, Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani, oltre a Bisher Hani Al Khasawneh, primo ministro del Regno Hascemita di Giordania. Per l’area asiatica si segnala la partecipazione di Han Duck-soo, primo ministro della Repubblica di Corea. Fra i leader europei ci saranno inoltre il presidente polacco Andrzej Duda, il premier belga Alexander De Croo, quello greco, Kyriakos Mitsotakis e quello dei Paesi Bassi, Mark Rutte, oltre al presidente serbo Aleksandar Vucic. Numerosi anche i leader africani, in particolare è prevista la partecipazione di William Samoei Ruto, presidente del Kenya, e di Bola Ahmed Tinubu, presidente della Nigeria.

Per quanto riguarda le organizzazioni internazionali, è prevista la partecipazione di Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale, Ajay Banga, presidente della Banca mondiale, Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore Generale dell’Organizzazione mondiale della sanità.

IL REBUS DELL’IA

Ma quale l’ordine del giorno? Difficile essere precisi al millimetro, anche se un’agenda già c’è. Il canovaccio ha nome e cognome: il ritorno della fiducia. Sì, perché Il tema di questa 54esima edizione del Forum è Rebuilding trust, ovvero ricostruire la fiducia. Missione possibile, ma tutt’altro che facile. Nelle sessioni di lavoro saranno presentate proposte in materia di sicurezza globale, commercio, crescita economica, occupazione, azione per il clima e la natura, transizione energetica, rivoluzione tecnologica, salute e benessere.

E ci sarà ampio spazio alle principali sfide mondiali, tra cui, in testa l’intelligenza artificiale. In un’era di rapido sviluppo tecnologico, l’Intelligenza Artificiale è al centro dell’attenzione. Con numerose sessioni di lavoro dedicate a questa tematica, i partecipanti discuteranno delle implicazioni, dei rischi e delle opportunità legate a questa rivoluzionaria tecnologia, non priva di conseguenze per il mercato del lavoro.

L’OMBRA DEL MEDIO ORIENTE

Sullo sfondo, però, rimane l’incendio in Medio Oriente, che condizionerà inevitabilmente i lavori di Davos. Di questo è convinto anche Borge Brende, presidente del World economic forum, per il quale “la guerra a Gaza è ancora in corso e ci sono preoccupazioni per un’ulteriore escalation. A Davos porteremo i principali portatori di interessi e vedremo anche come evitare un ulteriore deterioramento e cosa ci aspetta, perché dobbiamo anche apportare alcuni aspetti positivi. In un momento in cui le sfide globali richiedono soluzioni urgenti, è necessaria una collaborazione innovativa tra pubblico e privato per trasformare le idee in azioni”, ha aggiunto sottolineando che “l’incontro annuale della prossima settimana servirà per accelerare la cooperazione, approfondendo i legami tra i leader e tra le iniziative”. Davos può partire.

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