Una cavia. Come di quelle utilizzare negli esperimenti. Solo che da quel lato del tavolo di lavoro non c´è uno scienziato o un medico legale, ma i custodi del neoliberismo a tutti i costi che, secondo Katerina Giannaki, membro del consiglio mondiale dei greci all´estero e residente da quarant’anni in Italia (dal colpo di stato dei Colonnelli) , “hanno voluto sperimentare prima e costruire dopo la ricetta velenosa dell´attacco al mondo del lavoro”.
I greci prelevano dalle banche più di un miliardo di euro: il ritorno alla dracma fa paura?
Le forze del più agguerrito neoliberismo non sono invincibili. In Grecia con le elezioni del 6 maggio è stato inferto un durissimo colpo a tutti quelli che, con le loro politiche, hanno avuto come obiettivo quello di sottomettere e colpire il mondo del lavoro. Loro hanno voluto trasformare la Grecia in una cavia per sperimentare prima e costruire dopo la ricetta velenosa dell´attacco al mondo del lavoro e allo stato sociale al livello europeo. La cavia che oggi porta il nome della Grecia ha però reagito dichiarando con forza e convinzione i suoi “no”.
Quali?
Il suo no alle politiche di austerità, alla scomparsa delle conquiste economiche e sociali dei lavoratori frutto di lotte e sacrifici di molti decenni; il no alla distruzione della salute e dell´istruzione pubbliche; ai licenziamenti di massa sia nel pubblico sia nel privato; un convinto no a tutte le politiche che portano i popoli alla disoccupazione, alla povertà e all´emarginazione sociale.
Di chi sono le maggiori responsabilità del default ellenico?
Dei partiti del bipolarismo greco, il Pasok e la Nea Dimokratia. Che hanno cercato di porre falsi dilemmi. Hanno intrapreso la strada del terrore per il futuro del nostro paese senza successo. I richiami del baratro e dell´imminente fallimento economico non hanno impedito al nostro popolo di scegliere liberamente per il suo futuro.
Il 6 maggio i cittadini, nei fatti, hanno dato un segnale: basta con la politica che ha prodotto tutto questo. Come ripartire con un´azione politica moderna ma attenta ai bisogni della gente?
La vittoria delle forze di sinistra del Syriza in Grecia rappresenta solo l´inizio di una rivolta più ampia contro il modello di un´Europa che, così come appare oggi, crea disuguaglianza sociale, spingendo i popoli al divario sociale e la povertà. A questa Europa bisogna rispondere no dichiarando nello stesso momento la ferma volontà di cambiarla in meglio. Per prima volta nel nostro paese il sistema bipolare che si è basato per decenni sull´alternanza al potere della destra e dei socialisti è ormai un passato politico. Lo stesso anche l´edizione di un bipartitismo di stampo anglosassone basato sull´alternanza tra il centro destra e il centro sinistra. Oggi tutti sono costretti a confrontarsi con la forze della Sinistra e di Syriza. Non più un tabù.
I suicidi da crisi in Grecia ormai non si contano più: ma se con il memorandum della troika il debito è arrivato al 170% del pil quest´anno, dopo essere stato al 160% del pil nel 2011, significa che la ricetta europea non funziona?
Evidentemente. Per prima volta dopo il periodo della guerra civile la sinistra ha ricevuto un mandato esplorativo per la formazione del governo. E con una proposta chiara: un governo democratico e di sinistra, alternativo che avrà l´appoggio di tutte le forze politiche progressiste. Un governo che prima di tutto sarà l´espressione dei movimenti sociali e del mondo del lavoro di gramsciana memoria.
Con quali obiettivi?
L´immediato annullamento delle misure del memorandum per la diminuzione dei stipendi e delle pensioni; l´annullamento delle leggi che hanno abolito i più essenziali diritti sul lavoro cominciando dalla difesa dei contratti nazionali; l´inaugurazione di una stagione di cambiamenti del sistema politico cominciando dall´adozione di una nuova legge elettorale basata sul sistema proporzionale; il controllo pubblico del sistema bancario con l´obiettivo di sostenere le politiche dello sviluppo economico e sociale; la riforma del sistema fiscale con criteri di equità e giustizia sociale.
Il leader della sinistra radicale Alexis Tsipras è accusato di antieuropeismo e di verve castrista, ma nel suo programma c´è la lotta alla corruzione, l´eliminazione dei privilegi della casta politica e l´introduzione del referendum popolare. Difetto di comunicazione o ricerca di un capro espiatorio per il bipolarismo fallimentare di socialisti e conservatori?
Penso che il Syriza, per il semplice fatto di aver voluto rompere consuetudini passate e del passato, sia stato oggetto di una campagna diffamatoria. Tsipras ha sempre sostenuto durante la campagna elettorale di non essere contro l´Europa né contro la moneta unica, ma ha sottolineato l´esigenza di riformare l´istituzione continentale che, così com´è, non funziona, introducendo pari diritti, doveri. Ma soprattutto dignità. Altrimenti non ci sarebbero i casi della Grecia, ma anche quelli di Spagna, Portogallo e di altri paesi Piggs.
Molti analisti concordano sul fatto che al paese serva una rivoluzione: dei costumi, delle abitudini sociali, della politica. E se venisse dalle urne il vento nuovo del cambiamento?
Perché no, ma a patto che si mettano da parte le fobie e i timori e si guardi in faccia la realtà. Che dice come l´Unione europea oggi non sia in fin dei conti un´unione solidale, in quanto non offre gli stessi diritti a tutti i membri in egual misura.