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Pd coerente, M5S ondivago su Ucraina e Israele. La versione di Ignazi

Alcune prese di posizione sulla guerra in Medio Oriente (e sull’Ucraina) da parte di Schlein fanno discutere e agitano la parte più riformista del partito. In realtà, non c’è nessuna incoerenza e soprattutto il Pd non corre dietro a Conte. Sensibilità in linea con i socialisti europei. Conversazione con il politologo Piero Ignazi

Nessuna “incoerenza sulla politica estera” e soprattutto “nessuna rincorsa del Movimento 5 Stelle da parte del Pd”. Fanno discutere le ultime prese di posizione sulla politica estera – e segnatamente su Israele – assunte dalla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein. I malumori si concentrano, in particolare, nell’area riformista del partito. In realtà, spiega a Formiche.net il politologo già docente dell’Alma Mater di Bologna, Piero Ignazi “la linea della segreteria è assolutamente coerente con ciò che è stato espresso anche dalle Nazioni Unite”.

Professor Ignazi, non si può negare che nel partito sulla linea Schlein ci siano delle sensibilità differenti. Dalla guerra in Medio Oriente all’Ucraina. 

Il Pd ha espresso, da subito, una linea molto chiara all’indomani dello scoppio del conflitto in Medio Oriente. Se da un lato c’è la ferma condanna verso le azioni di Hamas, dall’altro c’è l’altrettanto dura presa di posizione verso il massacro che si sta perpetrando ai danni della popolazione civile palestinese. La soluzione è quella dei due Stati. Linea, quest’ultima, che peraltro sostiene (giustamente) anche il governo.

Le accuse di incoerenza e di rincorsa a Conte dunque sono infondate?

Nel Partito democratico ci sono persone che hanno avuto incarichi di governo e che hanno svolto ruoli importanti proprio nell’ambito della politica estera. Dalle presidenze delle commissioni fino ai ministeri. Per cui il Pd non ha bisogno di rincorrere nessuno. Anzi, a mio modo di vedere è molto grave che ci sia stato qualcuno che all’interno del partito abbia votato – in dissenso dal gruppo – a favore di un documento del governo sugli aiuti all’Ucraina.

E quale sarebbe l’elemento di gravità di questo voto?

È un voto strumentale, utile unicamente a tentare di indebolire la segreteria nazionale. Il voto della maggioranza del Pd sul documento del governo è stato giusto. Sì, perché non si può trattare il conflitto in Ucraina ignorando, su questo, la posizione dell’Ungheria. È il governo che in questo si mostra incoerente, non i dem.

È evidente però che, sia sull’Ucraina che su Israele ci siano dei punti di convergenza tra la linea Schlein e quella di Conte. 

Le convergenze si possono trovare, ma il Movimento 5 Stelle – a differenza del Pd – non ha una “cultura” di politica estera così strutturata. Non ci sono stati ragionamenti, riflessioni, convegni, pubblicazioni. Il Movimento per sua natura è ondivago. Si è visto di tutto e il suo contrario.

In che cosa sarebbe incoerente il governo?

Il filo-putinismo di Silvio Berlusconi o del leader della Lega Matteo Salvini non hanno impedito il posizionamento atlantista del primo partito di governo guidato dal premier Giorgia Meloni. Eccole, alcune incoerenze. Ora voglio proprio vedere quale sarà la postura di alcuni esponenti del governo sulle elezioni americane. Come si comporteranno i “vecchi amici” di Donald Trump?

Tornando al Pd, lei non ritiene che alcune “sbavature” possano non essere in linea con la sensibilità del gruppo dei socialisti europei, anche in vista dell’appuntamento elettorale di primavera?

Mi pare che il Pd sia assolutamente in linea con i socialisti europei e che le posizioni espresse siano del tutto condivise anche dalla famiglia politica cui il partito appartiene a Bruxelles. Anche se i presupposti per un buon risultato alle elezioni del Pse non sono propriamente rosei, le sensibilità sulla politica estera sono comuni.



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