Presentate a Londra le prime foto del prototipo del Challenger 3, il carro armato da battaglia per il futuro dell’Esercito britannico. Il mezzo, digitalizzato e connesso alla rete, promette di garantire alle forze di terra del Regno Unito uno strumento adatto agli scenari operativi multidominio contemporanei
Completamente digitale, connesso alle reti multidominio e aggiornato con le più moderne soluzioni per la propulsione e la protezione. È quanto promette di essere il carro armato da battaglia britannico del futuro. Chiamato Challenger 3 main battle tank (Mbt), le cui immagini del prototipo del nuovo carro è stato presentato dalla società che si occupa del progetto, Rheinmetall BAE Systems Land (Rbsl), joint venture anglo-tedesca, nel corso della conferenza a Londra Iqpc International armoured vehicles. Il mezzo vero e proprio si trova invece negli stabilimenti di Telford, in Inghilterra, e nei prossimi diciotto mesi verrà sottoposto a una serie di test e di prove senza equipaggio da svolgersi in Gran Bretagna e in Germania. L’obiettivo è preparare il carro alla revisione dei sistemi per la qualificazione prevista per il 2025, passaggio fondamentale per confermare la sicurezza del mezzo per l’equipaggio, prima dei test operativi con i militari a bordo. In totale, è prevista la produzione di otto prototipi. La capacità operativa iniziale del Challenger 3 è prevista per il 2027.
Il Challenger 3
Come dichiarato da direttore Strategy and future business di Rbsl, Rory Breen, “programma Challenger 3 fornirà il miglior carro armato della Nato, un carro digitale abilitato alla rete, fornendo al soldato una capacità che cambia le carte in tavola, assicurando una deterrenza del XXI secolo”. Sono state attuate diverse soluzioni per aggiornare il prototipo da un veicolo Challenger 2, il carro armato in servizio con l’esercito britannico, al nuovo standard Challenger 3. I nuovi elementi integrati nel prototipo e destinati a essere integrati sui 148 carri armati previsti dal ministero della Difesa Uk, come parte del più ampio programma Challenger 3 da ottocento milioni di sterline (circa un miliardo di euro), includono il cannone a canna liscia da 120 millimetri di Rheinmetall, una torretta digitalizzata, mirini per il puntamento diurno e notturno, il sistema di protezione attiva Trophy di Rafael e un sistema di corazzatura modulare. I miglioramenti alla mobilità includono anche l’introduzione di un sistema di sospensioni idro-gas di terza generazione e un motore più potente.
I dubbi sui tank britannici
L’idoneità e la prontezza operativa della flotta di Challenger 2 dell’Esercito britannico è stato di recente al centro del dibattito politico in Regno Unito, sulla scia dell’impegno britannico nel 2023 a fornire i propri carri armati all’Ucraina. Il generale Robert McGowan, capo di Stato maggiore della Difesa per le capacità finanziarie e militari, ha dichiarato al parlamento britannico che la decisione di Downing Street di donare quattordici dei veicoli più vecchi a Kiev non ha ridotto le risorse operative di carri armati dell’Esercito britannico. Nonostante le preoccupazioni per i carri armati Challenger 2, una serie di successi suggeriscono che lo sviluppo del Challenger 3 sta procedendo invece positivamente. Il progetto definitivo del veicolo è stato approvato al termine della fase di Critical design review (Cdr) nel febbraio 2023, e la Cdr delle nuove munizioni anticarro e i test e le verifiche del sistema di protezione attiva Trophy sono stati portati avanti con successo.
E in Italia?
Quello del carro armato da battaglia è un tema centrale nel dibattito attuale sugli armamenti terrestri. La guerra in Ucraina ha dimostrato la centralità della dimensione terrestre del conflitto, e la necessità per i Paesi occidentali di avere un adeguato livello di dissuasione e deterrenza nel settore dei veicoli pesanti da combattimento per le forze di terra. L’Italia, che l’anno scorso ha stabilito oltre alla modernizzazione dei carri Ariete in versione C2 anche l’acquisto dei carri armati Leopard 2A8 dalla Germania, è pienamente coinvolta in questa riflessione. A fine 2023, Leonardo e Knds (il gruppo franco-tedesco che realizza, tra gli altri, gli obici semoventi d’artiglieria PzH 2000 in uso presso il nostro Esercito nonché i Leopard) hanno firmato un’intesa per lo sviluppo di una collaborazione industriale anche sui programmi di sviluppo per i mezzi corazzati del futuro. Intervenendo riguardo alla scelta del Leopard, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva auspicato la “potenziale creazione di un polo terrestre” europeo. Chissà che le convergenze tra Germania, Regno Unito e Italia non possano in un futuro portare a forme di cooperazione a livello continentale.
Foto: Rbsl