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Giorno della Memoria, a Bologna le prove generali della sopraffazione. Il corsivo di Cangini

Un manipolo di collettivi che invocava la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente, parlando del “genocidio in Palestina”. L’assenza del rettore dell’Alma Mater e del sindaco di Bologna Matteo Lepore al convegno sull’antisemitismo. Tutte spie di come l’antisionismo è un sentimento che oggi caratterizza la sinistra estrema persino più dell’estrema destra. E non ha nulla a che vedere con la sproporzione della reazione israeliana al pogrom del 7 ottobre: preesisteva tale e quale, i bombardamenti su Gaza gli hanno solo dato voce e, nella logica di chi ne è avvinto, lo hanno legittimato

Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’era. Doveva esserci il rettore dell’Alma Mater, ma non c’era.

C’era, invece, un consistente presidio di forze dell’ordine a difesa dei relatori e del publico e c’era un manipolo dei collettivi universitari con megafono e striscione. Sullo striscione, la scritta “Il nuovo genocidio è in Palestina…resistenza fino alla vittoria”. Dove la vittoria coincide con la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente.

Due considerazioni. La prima. A nessun filo-israeliano verrebbe in mente di andare a contestare un convegno organizzato da organizzazioni filo palestinesi, per i filo palestinesi è invece naturale contestare i filo israeliani e tentare di ridurli al silenzio.

Accade un po’ ovunque a livello nazionale ed internazionale, ma a Bologna, dove la sinistra gruppettara e massimalista è sempre stata coccolata dalle autorità accademiche e cittadine, accade un po’ più che altrove.

Forse sbagliando, immagino, e questa è la seconda considerazione, che sia stato per questo motivo che il sindaco Matteo Lepore e il magnifico rettore Giovanni Molari ieri abbiano preferito non metter piede né faccia in un contesto che secondo lo spirito di fazione imperante è un contesto “ebraico”.

È stato un peccato, perché la sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio era gremita. È stato un peccato, perché le relazioni del professor Asher Colombo dell’Istituto Cattaneo e di Emanuele Ottolenghi della Fondation for Defence of Democracy di Washington sono state molto interessanti. Interessanti e rivelatrici.

Dal sondaggio tra gli studenti universitari di tre grandi atenei del Nord Italia illustrato dal primo e dai dati raccolti nei campus e nella società americana dal secondo emergono verità rivelatici e incontrovertibili: l’antisionismo è molto spesso il frutto dell’antisemitismo, è un sentimento che oggi caratterizza la sinistra estrema persino più dell’estrema destra, non ha nulla a che vedere con la sproporzione della reazione israeliana al pogrom del 7 ottobre: preesisteva tale e quale, i bombardamenti su Gaza gli hanno solo dato voce e, nella logica di chi ne è avvinto, lo hanno legittimato.

In rappresentanza del sindaco di Bologna, un assessore ex grillino oggi Pd, Massimo Bugani, ieri ha fatto un discorso fumoso all’insegna del vogliamoci bene. Appariva piuttosto chiaro che i suoi interlocutori ideali non si trovavano in sala, ma erano quelli assembrati fuori dal palazzo.

È stato solo un piccolo fatto locale, certo. Ma forse non è sbagliato leggerlo come la prova generale di quel che accadrà domani, Giorno della Memoria, a livello nazionale.



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