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Solidarietà familiare contro la cultura dello scarto. Il commento di Menorello sul ddl anziani

La sussidiarietà è fondamentale anche per una reale alternativa alla cultura dello scarto, dove la vita dei più fragili è considerata di serie B, quindi non meritevole di supporto e assistenza. Noi invece riteniamo che il decreto per gli anziani discusso in Cdm rappresenti la plastica raffigurazione dei valori che si tramutano in politiche concrete. L’intervento del portavoce del network “Sui tetti”, Domenico Menorello, dopo il provvedimento in Cdm

Valori che si tramutano in politiche concrete. Il decreto per gli anziani discusso in Cdm intende puntare sui fragili, nella consapevolezza che gli anziani rappresentano una ricchezza sociale ed affettiva e, al contempo, quel provvedimento lancia un segnale forte contro la cultura dello scarto: solo in questo modo si potrà dare fiato a quell’agenda antropologica che è base civile per società e comunità.

Si tratta di una posizione che il network “Sui tetti” ha più volte espresso, anche in occasione del tavolo di concertazione istituito dalla viceministra Bellucci. La chiave è rappresentata dall’assumere la prospettiva antropologica di un “io” nel “noi”. Di qui discende il principio di sussidiarietà come criterio che può servire anche ad una riforma a favore degli anziani. In tale modo si può dare corso a una reale alternativa all’imperante “cultura dello scarto”, dove la vita dei più fragili è considerata di serie B, quindi non meritevole di supporto e assistenza.

In effetti il decreto per gli anziani discusso in Cdm sembra finalmente rappresentare una plastica raffigurazione di politiche concrete a sostegno di persone, che la mentalità dominante spesso relega ai margini della fragilità.

Nel merito del provvedimento almeno tre sono gli elementi interessanti. La posizione di cura e servizio alla vita sempre, in qualsiasi condizione l’esistenza si trovi, valorizzando ad esempio le cure palliative. In secondo luogo, appare chiara una concezione di persona considerata nelle sue relazioni e non come monade isolata da ogni contesto umano, il che ha prodotto un notevole corpo normativo teso a far sì che l’anziano sia assistito e curato nel proprio domicilio, facendo leva sui rapporti più significativi, a partire dal prezioso apporto dei caregiver.

Infine, degno di nota è il pungolo variamente disciplinato nel nuovo decreto verso tutte le istituzioni, affinché gli anziani possano essere attivamente di aiuto nel sostegno alle altre generazioni, dunque ai giovani e alle famiglie.

Il testo, inoltre, spiega come poter utilizzare al meglio e valorizzare la rete di servizi già presenti nel territorio, che ad oggi non sono coordinati funzionalmente verso le esigenze di una stessa persona, anche scommettendo, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale, sul fattivo coinvolgimento di reti umane parentali e del terzo settore.

Un simile coraggioso modello di assistenza e cura di persone anziane in condizioni di malattia, criticità croniche o fragilità, preferibilmente presso la residenza e il domicilio, porta in grembo almeno altri due elementi positivi: in primo luogo offre il miglior sostegno concreto a chi lo chiede e in secondo luogo educa la società a includere chi soffre, non a liberarsene o a disinteressarsene, secondo quanto discenderebbe dall’ esasperato individualismo che è invece stato la cifra di non pochi interventi legislativi nell’ultimo decennio.

In questo senso appare in tutta la sua importanza, lo strumento caregiver, che facendo leva su tali profili, diviene decisivo anche per facilitare le normali relazioni di vita e la continuità relazionale delle persone anziane. L’iniziativa del governo in materia di disciplina delle terza età dimostra, pertanto, come sia possibile invertire la rotta individualista e della solitudine, per promuovere quella che è una reale eccellenza del tessuto sociale italiano: la solidarietà familiare.



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