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Cina, Usa ed Europa. Quella globalizzazione disordinata secondo Bagella

L’economista e docente di Tor Vergata presenta il suo ultimo lavoro in cui mette a fuoco le diverse velocità delle grandi economie. E non risparmia critiche a un’Europa ancora priva della necessaria coesione

Il mondo cambia, e anche in fretta. Ma non lo fa sempre in modo ordinato, lineare, simmetrico. Parte proprio da queste premesse il nuovo saggio dell’economista e docente di Tor Vergata, Michele Bagella, La globalizzazione asimmetrica e la logica dei quattro cantoni (All Around), presentato pochi giorni fa a Roma, alla presenza di Stefano Folli, Stefano Silvestri e Alessandro Minuto Rizzo. Il senso e il messaggio dell’opera sono fin troppo chiari.

È prevedibile che la globalizzazione procederà in maniera asimmetrica, rafforzandosi in Occidente, rallentando nei confronti di quei Paesi Orientali, Cina in testa, che hanno governi autoritari. “Un pianeta, ma con diverse velocità. Ma sarà l’evoluzione della tecnologia e delle catene del valore a misurare il grado di integrazione dei sistemi produttivi, che però dovranno fare i conti con il grado di dipendenza strategica”, chiarisce Bagella nel suo volume.

Un ruolo chiave, in questa corsa alla globalizzazione, lo giocheranno le valute. C’è da aspettarsi in futuro che tutte le materie prime si rivaluteranno, prendendosi una rivincita nel mercato. “L’internazionalizzazione degli investimenti e la sua segmentazione contribuiranno infatti alla guerra delle monete, ovvero alla aspirazione della Russia e della Cina di disporre di una propria valuta di riserva, il rublo e lo yuan, in sostituzione del dollaro e dell’euro”.

In sintesi, il libro delinea una realtà in cui paure, aspirazioni e valutazioni economiche si fondono, creando rapporti asimmetrici tra gli Stati, in contrasto con il passato recente. Mentre gli Stati Uniti assumono il ruolo di difensori dell’Occidente, l’Unione europea fatica a tradurre la sua forza economica in influenza politica, evidenziando una competizione globale che si gioca su diverse sfere, dalla geopolitica all’economia.

In tal senso Bagella critica nell’opera l’Europa per il suo ritardo nel definire un assetto istituzionale che le permetta di giocare un ruolo più incisivo nella geopolitica. Pur riconoscendo le risposte efficaci durante la pandemia e la crisi in Ucraina, sottolinea la mancanza di un disegno organico che trasformi l’Ue in un vero Stato federale. L’autore richiama, quasi fosse un monito, le parole di Mario Draghi, che indicano la necessità di coesione per consentire agli Stati europei di mantenere un ruolo globale.



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