Il punto vincente di Meloni è costituito proprio dalle positive relazioni internazionali e dalla capacità di portare a casa risultati rilevanti per noi. Il più recente tra questi è stato ottenere l’entrata di Orbàn nel gruppo dei Conservatori europei, un’adesione molto positiva soprattutto per due ragioni. Ecco quali nel commento di Benedetto Ippolito
Quello che conta di più in politica è l’interesse nazionale. E questo bene supremo dello Stato si realizza principalmente con la politica estera. Questi due chiari obiettivi sono davvero al centro della strategia d’azione di Giorgia Meloni, anche in vista delle prossime elezioni europee.
Una prova di siffatta capacità di tessere relazioni, rafforzando l’Italia, si è evidenziata la settimana scorsa, in occasione del sostegno europeo all’Ucraina. La mediazione compiuta dal nostro governo con l’Ungheria di Viktor Orbàn ha permesso infatti di ottenere l’unanimità dei governi, senza spaccature interne, fortificando così la politica complessiva dell’Unione.
D’altronde, il punto vincente di Meloni è costituito proprio dalle positive relazioni internazionali e dalla capacità di portare a casa risultati rilevanti per noi. Il più recente tra questi è stato ottenere l’entrata del magiaro nel gruppo dei Conservatori europei, un’adesione molto positiva soprattutto per due ragioni: la prima numerica, i seggi di Orbàn sono fondamentali ai Conservatori nel confronto con Popolari e Socialisti, e ancor più con il gruppo dei Sovranisti; la seconda è qualitativa e legata alla gestione di figure popolari così importanti e imprevedibili come Orbàn, le quali devono essere domate e portate dentro lo scacchiere europeo, evitando che finiscano per essere controproducenti strumenti per politiche anti comunitarie.
Effetti di tal genere, a ben vedere, sono importantissimi non tanto per Meloni ma per l’Italia. Avere la garanzia di una guida forte in politica estera, sostenuta da un consenso interno rilevante, in grado di gestire in modo dinamico e incisivo il rapporto con le altre nazioni significa affermare la sicurezza politica ed economica dell’Italia, nonché il grado di espansione della nostra economia che è annodato alla valenza competitiva complessiva dei mercati e delle relazioni internazionali.
Dopo l’ipertrofia dei passati decenni per l’Italia si è aperto un capitolo nuovo, che va sostenuto, perché promette, se non altro, la valenza di una politica forte, espansiva, razionale e lungimirante, che riformi dall’interno la nostra mentalità egoista e rassegnata. Noi non siamo più abituati da decenni ad avere un rilievo mondiale, anche se si può sperare ormai di avere il tempo sufficiente per assuefarsi ad una visione più ampia del particolarismo miope che cronicamente ci ha resi fragili e accondiscendenti agli interessi stranieri, potendo così tornare ad essere finalmente affidabili e attrattivi come nazione nel suo insieme e non soltanto per le geniali individualità di cui disponiamo singolarmente.
Se Meloni riuscirà culturalmente a diffondere la fede in una finalità nazionale superiore all’interesse individuale di ognuno di noi, allora l’Italia potrà divenire uno Stato cardine dell’Europa di domani.