L’Arabia Saudita è coinvolta in un processo di rafforzamento delle proprie piattaforme militari a tutto spettro, secondo gli assi di sviluppo della Visione 2030. Partecipare fin dall’inizio alla collaborazione con Riad in questo campo potrebbe rappresentare un notevole vantaggio per il futuro delle opportunità commerciali e l’Italia ha le carte in tavola per poter essere protagonista
L’Arabia Saudita è destinata a diventare sempre più un attore di primo piano in generale per quanto riguarda le collaborazioni commerciali e internazionali, e in particolar modo per quello che riguarda il settore della Difesa. Una spinta dettata in particolare dalla sua Vision 2030, il programma strategico promosso da Riad per ridurre la sua dipendenza dal petrolio e diversificare la propria economia, che vede tra i suoi pilastri principali l’aumento della spesa in ambito militare. Una dimostrazione di questo arriva dal Preview Day del World Defense Show Saudi Arabia, che ha visto partecipare oltre un centinaio di delegazioni da 65 nazioni, e alla quale l’Italia ha partecipato con le sue eccellenze industriali dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza con il sostegno delle istituzioni della Difesa e delle Forze armate.
Parte della delegazione italiana, anche la missione guidata dall’ammiraglio Pier Federico Bisconti, vice segretario generale della Difesa e della Direzione nazionale degli armamenti, che ha incontrato a Riad il suo omologo Ibrahim Al Suwayed, viceministro della difesa e a capo dell’armamento e del procurement. Un incontro inserito nel solco del Joint consultative committee, il meccanismo di dialogo militare tra Arabia Saudita e Italia sui temi della difesa e sicurezza avviato a dicembre del 2023 con la visita nella capitale saudita del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. Questa serie di consultazioni non solo confermano le buone relazioni tra i due Paesi, ma sottolineano in particolare il forte interesse del Paese arabo ad approfondire i rapporti con il nostro Paese anche mediante la cooperazione nel settore della Difesa.
L’Arabia Saudita è coinvolta in un processo di rafforzamento delle proprie piattaforme militari a tutto spettro, un processo che – secondo i dettami della Visione 2030 – intende perseguire attraverso collaborazioni che vedano il 50% della realizzazione sul territorio saudita, in uno sforzo all’industrializzazione diversificata del Paese. La strategia di Riad è ancora all’inizio, e molte delle necessità del Paese dal punto di vista dei requisiti per le proprie piattaforme non sono ancora stati definiti, tuttavia è un processo che sta iniziando e che vedrà quei Paesi già coinvolti e presenti nel regno avere un notevole vantaggio rispetto a chi dovesse approcciare alla monarchia araba più tardi.
Non è un caso che di recente la Germania abbia rimosso il veto che impediva l’esportazione di Eurofighter all’Arabia Saudita, un dietrofront che ha segnato il cambio di rotta del cancellierato di Olaf Scholz sulle questioni legate alla difesa e alla sicurezza internazionali. Il blocco tedesco risaliva al 2018, quando l’allora cancelliera, Angela Merkel, dispose lo stop alle esportazioni di Typhoon alla monarchia saudita come reazione alla crisi scaturita dall’uccisione in Turchia del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.
Il veto tedesco ha avuto l’effetto di paralizzare l’accordo che Riad aveva stretto con il Regno Unito – partner del progetto – per l’acquisto di ulteriori 48 velivoli, dopo i 72. Un accordo dal valore di cinque miliardi di sterline. Già allora non si erano fatte attendere le perplessità da parte delle aziende coinvolte, BAE Systems, Airbus e l’italiana Leonardo, e ancora a settembre 2023 il primo ministro britannico, Rishi Sunak, chiedendo a Berlino di rimuovere il veto all’export dei caccia. Anche l’Italia aveva posto tra il 2019 e il 2020 alcune limitazioni alle esportazioni di materiale militare all’Arabia Saudita, tra cui munizioni per gli Eurofighter, paletti rimossi definitivamente dal Consiglio dei ministri a maggio del 2023. L’importanza della decisione tedesca ha segnato duqnue un importante cambio di passo in generale per il futuro dei progetti congiunti europei, a partire dai caccia Eurofighter, a cui partecipa anche l’industria italiana, che potrebbero vedere allargarsi la lista di ordini, con una nuova spinta sui mercati globali.
Altro segnale positivo che arriva dal World Defence Show è il memorandum of understanding sottoscritto da Leonardo con ministero degli Investimenti e l’Autorità generale per l’industria militare dell’Arabia Saudita per sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità di collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa. Molteplici le potenziali aree di cooperazione al centro dell’accordo: spazio, manutenzione/riparazione/revisione per aerostrutture, localizzazione per sistemi di guerra elettronica, radar e per l’assemblaggio di elicotteri. Una firma che per il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, rappresenta “una piattaforma per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie, attraverso l’esperienza e le capacità delle parti”. Come spiegato dal condirettore generale, Lorenzo Mariani, “l’accordo ci permetterà di fare una valutazione approfondita riguardo nuove opportunità di collaborazione in diversi settori, beneficiando di oltre cinquant’anni di presenza di Leonardo e della stretta cooperazione con l’Arabia Saudita”.
Per decenni Leonardo ha fornito al Paese piattaforme, sistemi, tecnologie e servizi, dal trasporto aereo, al supporto all’industria energetica, agli elicotteri, fino a sistemi elettronici e sensori, a cui si aggiungono sistemi per la difesa marittima e cyber, oltre a un contributo nel campo della difesa aerea. L’accordo rappresenta, dunque, l’ultimo passo nel rafforzare le attività del gruppo di piazza Monte Grappa nel regno per creare nuove opportunità in diversi settori grazie ad una consolidata presenza. collaborando alla Vision 2030 dell’Arabia Saudita.