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Con la space economy l’Italia diventa (finalmente) un Paese per giovani. Parola di Zaia

Una tre giorni per creare un ponte tra pubblico e privato, mostrare talenti e attirare investimenti nel settore dell’aerospazio. Dopo il successo del 2023, il governatore del Veneto, Luca Zaia, anticipa la seconda edizione della kermesse che animerà la laguna a maggio. Un evento propedeutico ad aprire gli occhi sul futuro, cavalcando il nuovo rinascimento

“Se noi ragionassimo solo con i criteri della rappresentanza, gli eletti dovrebbero rappresentare solo il mondo degli adulti, essendo i giovani una minoranza. Ma è sbagliato. L’Italia deve fare una scelta di campo e parlare ai ragazzi. Investire sullo Spazio è anche questo. Un modo per proiettare nel futuro il nostro Paese. Con tecnologie che, nell’arco di cinque anni, ci troveremo letteralmente nelle nostre tasche. Figo, no?”. È un Luca Zaia, governatore del Veneto, frizzante e sferzante quello che risponde alle domande di Formiche.net, presentando la seconda edizione del Veneto Space Meetings che si terrà a Venezia dal 20 al 22 maggio. Un evento internazionale realizzato grazie all’impegno della Regione Veneto e della Rete Innovativa Regionale (Rir) Air – Aerospace Innovation and Research, che riunirà in un unico luogo fisico i principali player internazionali, gli operatori finanziari e le aziende che potranno approfondire le opportunità di investimento pubblici e privati nell’economia dello spazio.

Presidente Zaia, il Veneto la scelta di campo di cui ha parlato in premessa l’ha già fatta. Cosa significa per voi questo evento?

In Veneto abbiamo dato vita a qualcosa di nuovo mettendo in rete le nostre aziende che si occupano di tecnologia spaziale. Lo Space Meetings è una rassegna nella quale la nostra Regione ha creduto molto. E in un certo senso rappresenta una risposta concreta alle tante start-up innovative che sono nate negli ultimi temi proprio nel settore dello spazio. Teniamo presente che si tratta di un settore che vale qualcosa come due miliardi e mezzo all’anno. Stando agli ultimi dati, in Veneto sono oltre 250 le aziende attive nel comparto: realizzando brevetti, assumono personale da tutt’Europa, fanno innovazione. Il Veneto ha deciso di essere un punto di riferimento. L’economia spaziale è un nuovo rinascimento.

Che cosa si aspetta dalla kermesse?

Aiutiamo un settore molto particolare ad essere attrattivo. Per portare nel nostro territorio risorse e scienziati, spesso molto giovani. Ho chiesto di allargare i nostri confini e mostrare le  eccellenze a livello europeo ma anche creare un sistema pubblico-privato, un ponte, capace di attrarre investimenti sul territorio regionale. Si tratta di un evento strategico che punta a creare in Veneto un vero incubatore per tutto quello che gravita attorno al mondo dell’aerospazio. Ma lo sforzo, più che altro, deve essere culturale e di approccio.

Cosa intende dire?

In Italia tendiamo sempre a essere troppo analogici, senza capire che il mondo prosegue a un’altra velocità. E il settore dell’aerospazio sotto questo profilo ce lo insegna molto bene. Ho recentemente scritto un libro, “Fa presto vai piano. La vita è un viaggio passo a passo”, che racconta di un viaggio di tre ragazzi diciottenni, nella seconda metà degli anni ’80, che per arrivare a Marbella hanno affrontato un viaggio di settanta ore su una Due Cavalli. Ora è cambiato il mondo: ci si arriva in due ore. Non possiamo pensare che il mondo si sia fermato a quella Due Cavalli.

Dal punto di vista pratico, che cosa può fare una Regione per facilitare l’ecosistema di imprese spaziali e attrarre investimenti?

Innanzitutto lavorare sulla promozione della space economy come facciamo noi. Poi, occorre lavorare molto sulla realizzazione di progettualità che permettano di intercettare le risorse comunitarie che vengono messe a disposizione. Più in generale, dedicarsi a ciò che viene messo a disposizione – per lo più a livello sovranazionale – sul comparto delle aziende innovative.

Lei ha parlato di svolta culturale. Il Veneto ce la sta facendo, ma il Paese è pronto a fare questo salto?

C’è in gioco il futuro. La scelta di campo a un certo punto è necessaria: non possiamo pensare di rappresentare solo gli interessi degli anziani o degli adulti. Il Paese ha bisogno di giovani, di nuova manodopera, di competenze. La space economy può essere un viatico preziosissimo sotto questo profilo. E anche la comunicazione deve uscire dagli schemi e trovare nuovi paradigmi… un po’ come Formiche, no?

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