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La diversità è un valore. E l’IA ne è l’esempio

Un webinar organizzato dal Center for strategic & international studies, AI and Neurodiversity, ha messo in luce tutti gli aspetti positivi e i benefici dell’inclusione. Imprescindibili per lo sviluppo tecnologico

Inclusione è una parola piuttosto abusata, e spesso è usata in modo errato. Ma è parte imprescindibile dello sviluppo di un Paese. Per entrare nello specifico e capire gli effetti pratici che potrebbe apportare un maggior coinvolgimento dell’intera forza lavoro, basti pensare che se una superpotenza come gli Stati Uniti assumesse appena l’1% delle persone affette da un qualche tipo di disabilità potrebbe aumentare la sua produzione economica di 25 miliardi di dollari. Un beneficio testato e garantito dalle aziende che lo hanno già compreso, riscontrando rendimenti quattro volte superiori a quelli delle rivali.

Diversità è un altro termine più volte utilizzato in senso negativo, ma in realtà rappresenta un’opportunità. Il significato d’altronde lo mette in chiaro da subito: diverso vuol dire differente, non per forza in senso dispregiativo. Le disabilità, insomma, sono in grado di lasciar vedere un altro aspetto della realtà.

Ecco perché il Center for Strategic & International Studies (Csis) ha organizzato un webinar dal titolo “AI and Neurodiversity”, per comprendere in che modo la sicurezza informatica, l’intelligenza artificiale e più in generale l’innovazione tecnologica possano abbattere le barriere e apportare soluzioni. Non a caso, il think tank ne ha discusso con la direttrice IA della Cia, Lakshmi Raman, il ceo di Enabled Intelligence, Peter Kant, e la senior scientist presso il Rand, Cortney Weinbaum.

Come sottolineato da Raman, la neurodiversità – che implica un modo diverso di pensare, in quanto non ne esiste solo ed esclusivamente uno giusto – può essere un valore aggiunto per ricoprire certi ruoli nell’ambito della sicurezza nazionali. Anzi, si può anche abbandonare il condizionale. Possono offrire un punto di vista differente, possono focalizzarsi su un aspetto che poteva apparire secondario, possono arrivare a soluzioni migliori. Insomma, “possiamo trarre beneficio dalle loro qualità”, ha sintetizzato la direttrice.

Bisogna tuttavia mettere le persone nella miglior condizione di esprimere il loro talento, creando un ambiente di lavoro accogliente e favorevole, ha annotato l’amministratore delegato di Enabled Intelligence. D’altronde, l’inclusività è uno dei mantra dell’azienda che si occupa di etichettatura dei dati per le agenzie governative, specificando come questa “può apportare capacità cognitive e di impegno uniche nei progetti IT”.

Il progresso sembrerebbe dunque passare dalle neurodiversità. Come scrive nel suo report “In a World Dominated by AI, Neurodiversity Matters More Than Ever” la senior associate del Csis nonché moderatrice dell’evento, Kiersten Todt, “l’innovazione tecnologica e la diffusione dell’IA richiedono una diversità di pensiero che deriva dalla diversità di razza, genere, background socioeconomico e abilità cognitive e fisiche”. Tutto sta nel modo in cui la società è pronta a recepire la diversità: se come un problema o come una risorsa, qual è.


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