Bene il Cdmo nazionale, primo in Europa. Ma attenzione alle normative europee troppo stringenti e alla dipendenza da Cina e India. E alla concorrenza dei Paesi “aggressivi” e non “pienamente democratici”
Supererà i 50 miliardi di euro la produzione farmaceutica nazionale. A lasciarlo intendere è il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, in occasione della presentazione dell’indagine realizzata da Prometeia. Secondo i recentissimi dati Istat, ha spiegato Cattani, “la produzione industriale per l’anno appena concluso ha registrato una crescita del 7,3%”, sul dato precedente che già si attestava superiore ai 49 milioni.
ITALIA PRIMA IN EUROPA
Il Cdmo (Contract development and manufacturing organization) italiano è il primo in Europa, ha annunciato Cattani insieme ad Anna Braca, presidente del gruppo Cdmo-Specialisti della manifattura farmaceutica. Secondo il report, infatti, i 3,1 miliardi di euro italiani superano i 2,7 della Germania e i 2,2 della Francia. “Tre Paesi – ha spiegato Braca – che da soli coprono il 59% del fatturato complessivo europeo”. L’Italia, da sola, ne copre il 22,9%. Seguono i tre Paesi.
GLI OSTACOLI EUROPEI
“Siamo il cuore pulsante della produzione industriale italiana”, ha detto Cattani. Che ritenendosi soddisfatto dell’attività portata avanti dall’attuale esecutivo si è invece mostrato insoddisfatto di alcune iniziative portate avanti dalla Commissione europea. “Bisogna creare un ambiente favorevole all’innovazione, ma alcune posizioni ideologiche vanno in un’altra direzione”, ha allertato. “Bisogna stare attenti a non danneggiare il tessuto imprenditoriale e le eccellenze italiane” pur non riferendosi “esclusivamente al comparto pharma”. “Come il comparto dell’automotive – ha precisato – che ha rischiato di essere distrutto. “Se passano alcune normative i primi ad entrare in crisi saremo noi”, ha concluso.
COMPETIVITÀ NAZIONALE
Ma a risultare fondamentale, per il comparto, resta sempre una struttura regolatoria che non rallenti il sistema ma che anzi lo supporti. “Competiamo con Usa, Cina, Arabia Saudita, Singapore, Paesi per loro natura competitivi e aggressivi. E alcuni anche non pienamente democratici”, ha ricordato il presidente di Farmindustria. “Non possiamo rappresentare la casa degli obblighi anziché delle opportunità”, ha ribadito, facendo riferimento alla recente iniziative europea in materia di acque reflue. Tra le problematiche, su cui si torna già da tempo, anche i prezzi di rimborso dei farmaci, che continuano ad essere tra i più bassi d’Europa. “Un suicidio strategico”, ha commentato Cattani.
GEOPOLITICA E CRISI DEL MAR ROSSO
Non è mancata, nel dibattito, una riflessione sull’autonomia produttiva. L’Europa dipende da altri Paesi (Cina e India in primis) per l’approvvigionamento di ingredienti attivi al 75%. Il 25%, prodotto nel continente, è nella parte maggioritaria Made in Italy. Per aumentare questo dato e minuire la dipendenza da altre nazioni “servono maggiori investimenti”, ha detto Cattani. Ma su Suez, e sull’eventuale impatto della crisi del Mar Rosso sulla disponibilità di farmaci non si è sbilanciato: “Non è facile – ha risposto – dire cosa mancherà da qui a un tempo indeterminato. Sicuramente ad oggi il tema delle carenze è sotto controllo e molti prodotti viaggiano per via aerea, ma abbiamo comunque una guerra alle porte con importanti effetti sull’economia”. E ha posto una domanda importante: “Secondo voi, il produttore cinese o indiano a chi darà le materie prime? A chi le paga di più, come ad esempio la Svizzera. Chi ha in mano le forniture, fa il suo gioco”.