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Ripensare la mobilità. Sfide e opportunità per politica e imprese

Nella Sala delle Colonne gli Stati generali della mobilità con Domenico Lombardi, Giovanni Orsina, Lorenzo Pireddu, Guido Improta, Fabrizio Ghera, Cesare Pozzi e Veronica Nicotra. Un confronto tra regolatori, enti locali e imprese private per portare il trasporto di linea e non, in una nuova dimensione. Ognuno, però, deve fare la sua parte

Per un mondo che cambia serve una nuova mobilità e non solo di linea. A prova di transizione, di future generazioni e, soprattutto, di stili di vita. Un dibattito decisamente attuale, oggetto degli Stati generali della mobilità, tenutisi questa mattina presso la Sala delle Colonne della Luiss, organizzato e promosso dal Policy Observatory della Luiss, diretto dall’economista Domenico Lombardi. Un confronto, coordinato dal giornalista Giorgio Rutelli, che ha visto sullo stesso piano, oltre che lo stesso Lombardi, di Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, Fabrizio Ghera, assessore alla mobilità della Regione Lazio, Guido Improta, segretario dell’Autorità dei Trasporti, Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci, Lorenzo Pireddu, general manager di Uber per l’Italia e Cesare Pozzi, docente di Economia politica alla Luiss.

Il punto di partenza è stato il paper diffuso dallo stesso Osservatorio della Luiss. Secondo il quale “il settore del trasporto pubblico non di linea è stato profondamente innovato dalle tecnologie introdotte dalle piattaforme di intermediazione on-line (come Uber, ndr). La loro attività di mediazione consente un più facile accesso al sevizio di noleggio con conducente. D’altronde, le esigenze sociali oggi richiedono  forme di lavoro flessibile e con bassi costi all’entrata, pagamenti digitali, veicoli sostenibili ed una efficiente programmazione del servizio che possa distribuire le auto nei luoghi e nelle fasce orarie più richieste”, si legge. “Per questo occorre ripensare il modello regolatorio in base alle necessita sociali ed economiche. In questo prospetto il Policy Observatory promuove il dibattito sul futuro della mobilità non di linea nei centri urbani”.

Passando al dibattito, dopo i saluti di Lombardi, il quale ha sottolineato l’importanza di ripensare la mobilità non solo in chiave transizione, ma anche nella direzione dei cambiamenti dello stile di vita e l’introduzione di Orsina, la cifra del confronto è stata data dall’Autorità dei Trasporti, per bocca del segretario Improta. “C’è un gap infrastrutturale tra le diverse città europee, Roma, Parigi o Londra. Se consideriamo la rete ferroviaria che serve la Capitale, non abbiamo meno chilometri rispetto alle altre metropoli. Il problema sta nelle regole di questi trasporti e nella necessità di creare il giusto equilibrio tra gomma e ferro. Come autorità abbiamo rivolto le nostre attenzioni a un competitor, trovandolo in Barcellona. Che ha una quota di trasporto pubblico del 30%, sotto Roma”, ha spiegato Improta. “Appare evidente che per far funzionare il trasporto pubblico non di linea, occorre incidere su fattori di sistema, a cominciare dalla velocità. Di questo ci stiamo occupando dal 2015, già due anni dopo l’avvio della stessa autorità”.

Naturalmente, non è possibile ripensare la mobilità senza un pronto coinvolgimento degli enti locali. L’assessore Ghera, per esempio, ha sottolineato l’importanza di dare “un contributo al Fondo nazionale dei trasporti. Il settore ha una difficoltà di rete, soprattutto a Roma, che assorbe risorse e ha una vastità maggiore di tutte le altre città. Per il primo anno abbiamo deciso di investire nel Fondo una cifra maggiore, grazie al riconoscimento dei costi standard. In questo senso, ci saranno degli investimenti importanti, con 30 nuovi treni, per esempio. Ma serviranno degli anni, il lavoro di oggi lo si vedrà tra cinque anni. In questo senso, è importante unificare gli appalti, razionalizzare le gare, per snellire i tempi”, ha chiarito Ghera.

Le imprese del trasporto non di linea, però, vogliono di più. “Abbiamo una regolamentazione ferma a diversi anni e il risultato è una grande domanda di trasporto non di linea a fronte di un’offerta che fatica a crescere”, ha sottolineato il manager di Uber Pireddu. Evidentemente c’è un problema, una situazione molto sbilanciata in Italia. Se guardiamo alle autorizzazioni concesse nel nostro Paese con quelle di altri capitali, la differenza c’è. Non è che Roma è un altro mondo, è lo stesso mondo innovativo degli altri. Tutto questo vuoto da colmare, è però per noi una grande opportunità di crescita, in termini di occupazione soprattutto, prima ancora che di fatturato e investimenti. Se c’è un’offerta da colmare, noi siamo pronti”. Anche per l’economista Pozzi “le piattaforme vanno sfruttate, sono una grande opportunità di investimento. Ma serve un sistema tributario attrattivo, che permetta alle aziende di pagare le tasse in modo convinto: pago oggi per dare un servizio migliore”.

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