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Difesa e democrazia, perché il Mediterraneo orientale è ancora ombelico del mondo

In occasione di un panel della Fondazione per la difesa delle democrazie (Fdd) a Washington è emerso il fortissimo interesse per un segmento di Europa dove si intrecciano energia, geopolitica, relazioni multilaterali e pressioni dei big player esterni. Così va ricostruita una prospettiva per il rilancio di istituzioni come il Forum del gas del Mediterraneo orientale e il Forum del Negev

Non ci sono solo le due (gravi) guerre a Kyiv e Gaza a essere sotto la lente di ingrandimento di analisti e think tank, ma un segmento di Europa che da tempo ormai è tornato centrale nello scacchiere geopolitico mondiale: il Mediterraneo. Le ragioni sono essenzialmente due: in primis la presenza di copiosi giacimenti di gas, che ne fa il centro di policies e nuove alleanze, e in secondo luogo la connessa esigenza di costruire strategie ad hoc, che puntino a utilizzare quelle risorse e a disegnare così facendo nuove rotte (materiali e politiche). Il macro tema è stato attenzionato dalla Fondazione per la difesa delle democrazie (Fdd), un istituto di ricerca apartitico con sede a Washington, focalizzato sulla sicurezza nazionale e sulla politica estera.

Bivio Mediterraneo

Che il Mediterraneo orientale sia dinanzi ad un bivio è ormai un’evidenza: da un lato si staglia, imponente, il futuro dell’integrazione e delle alleanze regionali; dall’altro l’esigenza di dialogare anche con soggetti fisicamente al di fuori del mare nostrum ma che presentano precise influenze in loco e nei paesi che vi si affacciano.

La premessa è che gli accordi di Abraham avevano portato una conseguenza oggettiva: ovvero far compiere alle nazioni del Medio Oriente un passo comune verso la normalizzazione e la pace, permettendo al contempo anche alla macro area mediterranea/europea di promuovere collettivamente i propri interessi. Ma lo stop rappresentato da due elementi specifici come il declino democratico e i noti eventi bellici rischia di vanificare gli sforzi fin qui fatti, con un danno collaterale anche per paesi vicini. Questa la ragione alla base di una riflessione su come le già tese relazioni diplomatiche potranno influire sulla regione e su come costruire una prospettiva per il rilancio di istituzioni come il Forum del gas del Mediterraneo orientale e il Forum del Negev.

Più cooperazione

La discussione si è concentrata sul futuro del Mediterraneo orientale, sulla cooperazione energetica e sulla transizione energetica, ma anche sulle sfide per la sicurezza della regione co-organizzato da Delphi Economic Forum e l’Hellenic American Leadership Council (HALC). In sostanza, gas, Gaza, geopolitica mediterranea e interconnettori elettrici alla presenza di speaker di eccezione come il vice ministro degli Affari Esteri della Grecia, Amb. Alexandra Papadopoulou; il Sottosegretario di Stato americano per le risorse energetiche, amb. Geoffrey Pyatt; Jonathan Schanzer , vicepresidente senior per la ricerca della Fdd ; e Sinan Ciddi, membro senior non residente della Fdd.

Usa nel Mediterraneo

A maggior ragione dopo i fatti dei 7 ottobre, la struttura cooperativa che gli Stati Uniti hanno provato a tessere con la Grecia attraverso istituzioni come il 3+1 (Cipro, Grecia, Israele), o l’Emgf, Eastern Mediterranean Gas Forum, è in realtà ancora di più significativa, dal momento che si tratta di passi concreti alla voce sviluppo, opportunità economiche e transizione energetica. Passaggio sottolineato da una voce molto esperta come il Sottosegretario di Stato americano per le risorse energetiche, Geoffrey Pyatt, già ambasciatore americano in Grecia dopo aver guidato la sede di Kyiv. Un super esperto, che ha visionato personalmente il dossier energetico a cavallo tra le nuove scoperte a Cipro e in Grecia, dunque memoria storica dell’ultimo lustro nel Mediterraneo orientale. Per questa ragione ha proposto che lo strumento del forum di dialogo possa essere alla base di una nuova stagione di impegno: ovvero immaginare una nuova cooperazione nell’Oceano Indiano, nel Golfo e nel Medio Oriente alla luce delle nuove emergenze.

Il Forum del gas è legato a doppia mandata al progetto EastMed, che nelle intenzioni avrebbe dovuto collegare Israele all’Italia (in Salento), come una sorta di mega Tap, in grado di portare il gas israeliano e cipriota in Europa: ma i costi elevati e la crisi diplomatica con la Turchia ne hanno rallentato fin qui la realizzazione, con la possibilità che nel frattempo veda la luce un mini gasdotto tra Cipro e Israele, come primo tempo di una più lunga partita (geopolitica, prima che meramente energetica). Senza dimenticare le strategie italiane alla voce energia. 



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