Il richiamo del Presidente Mattarella al non ricorso ai manganelli per mantenere l’ordine pubblico è totalmente conforme allo spirito della Costituzione italiana e, aggiungo con una sommessa enfasi retorica, della sua democrazia fintantoché sapremo preservarla. Il commento di Gianfranco Pasquino, accademico dei Lincei
Le immagini degli agenti di polizia che, a Pisa più che a Firenze, manganellano giovani studenti delle scuole superiori, sono conturbanti anche per me, uomo d’ordine. Ho cercato di guardare nei dettagli quelle immagini variamente trasmesse. Non ho visto né passamontagna né sbarre e bastoni che mi avrebbero permesso di diventare “pasoliniano”: studenti di famiglie borghesi contro poliziotti di origine proletaria. Quindi, posso schierarmi con quel borghese del Presidente della Repubblica “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli” e “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Mi permetto di non citare le prevedibilissime, non impara mai niente, parole di Matteo Salvini. Mi preoccupano, invece, quelle di Antonio Tajani: “sanzionare chi ha sbagliato, ma le forze dell’ordine non si toccano”. Se alcuni appartenenti alle forze dell’ordine hanno sbagliato, opportuno e giusto che vengano sanzionate. Punto.
Il Presidente Mattarella ha parlato in piena conformità con il dettato costituzionale. All’art. 87 sta scritto che il Presidente della Repubblica “rappresenta l’unità nazionale”. I manganelli sui volti e sulle schiene degli studenti che manifestano incrinano quell’unità nazionale che si fonda anche sulla libertà di espressione e di dissenso esplicitato in forme non violente. Sappiamo che molte telefonate fra i responsabili istituzionali avvengono in maniera riservata. La telefonata intercorsa con il ministro Piantedosi è stata resa pubblica perché riguarda i rapporti fra cittadini e le forze dell’ordine. Non può essere interpretata come critica puntuale dell’operato di quelle specifiche forze di polizia, non come riprovazione generale del governo. Quindi, sarebbe stato meglio se tanto Salvini quanto Tajani avessero scelto la apprezzabile opzione del silenzio. Il Presidente ha voluto anche fare un richiamo più ampio a comportamenti che non debbono essere mai tollerati.
Leggo interpretazioni fantasiose secondo le quali Mattarella avrebbe/ha inteso procedere ad un “assaggio” di quello che potrebbe succedere se la riforma del premierato elettivo andasse in porto. Quella riforma toglierebbe al Presidente della Repubblica due poteri istituzionali significativi, vale a dire quello di nominare il Presidente del Consiglio e quello di sciogliere, ancor più di non sciogliere, il Parlamento. La riforma, per quanto sbagliata e piena di azzardi, non toglie la parola al Presidente. Personalmente nutro molti dubbi sull’attribuzione a Mattarella di operazioni subdole con inconfessabili fini. Il premierato elettivo, una volta approvato, dovrà essere valutato con riferimento alla costituzionalità delle sue clausole, alcune delle quali, attualmente, alquanto pasticciate.
Il richiamo del Presidente Mattarella al non ricorso ai manganelli per mantenere l’ordine pubblico rimarrà comunque necessario poiché è totalmente conforme allo spirito della Costituzione italiana e, aggiungo con una sommessa enfasi retorica, della sua democrazia fintantoché sapremo preservarla.