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Come l’IA influenza le elezioni. I casi di Corea del Sud e Bielorussia

Dai due Paesi sono emersi casi studio interessanti. Un deep fake del presidente Yoon Suk-yeol era stato spacciato inizialmente come vero, poi come satira, quando invece era solo disinformazione. Anche il finto candidato Jas Gaspadar lo era, ma a fin di bene

Ci sono diversi modi per sfruttare l’intelligenza artificiale nella politica, alcuni positivi e altri negativi. È un assunto espresso più volte e due casi concreti per avvalorarlo arrivano dalla Corea del Sud e dalla Bielorussia. Paradossalmente, però, guardando ai sistemi che li governano, il primo è un esempio negativo mentre il secondo rappresenta un barlume di speranza per la democrazia.

“Io, Yoon Suk-yeol, ho fatto rispettare le leggi che vessano la nostra nazione. Ho rovinato il nostro Paese e fatto soffrire la sua gente aggrappandomi a un’ideologia che si discosta dal buon senso”. A dirlo è un finto presidente sudcoreano, creato appositamente con il deep fake per confondere la cittadinanza e diffondere notizie false. Prima che venisse censurato, aveva spopolato sui social network, venendo riprodotto a profusione a poco più di un mese dalle elezioni, già fortemente polarizzate.

Scoperto l’arcano, si è pensato a un profilo satirico del presidente. Scatenando però il suo staff: “Questa è un’azione che va contro la deontologia stessa della stampa, che dovrebbe sradicare le notizie false. L’ufficio presidenziale prevede di rispondere con forza a tali video falsi e fabbricati in futuro”, ha tuonato la portavoce. Non è di certo l’unico caso di disinformazione. L’organismo di vigilanza elettorale sudcoreano, la Commissione elettorale nazionale (Nec), ha segnalato che tra la fine di gennaio e la metà di febbraio sono state riscontrate 129 violazioni della legge. Per cui potrebbero essere applicate sanzioni non da poco: la pena prevede fino a sette anni di carcere o 7.000 euro di multa.

Non era nemmeno la prima volta che l’IA entrava a gamba tesa all’interno delle elezioni sudcoreane. Era già accaduto nel 2022, alle provinciali, durante cui erano state fabbricate fake news ad hoc.

Con un grande salto arriviamo all’Europa, attesa dalle votazioni di giugno. Non in Bielorussia, che non fa parte della comunità del 27, dove però si è già votato per rinnovare le amministrazioni e il Parlamento. Va da sé che è stata tutta una farsa, visto che Alexsandr Lukashenko ha giocato una partita senza avversari. A mettergliene uno davanti è stata l’intelligenza artificiale, capace di creare Jas Gaspadar.

Non si tratta di un candidato reale, ma di un web robot basato sul sistema di Chat-GPT, dell’età di 35 anni (fittizia, ovviamente) che prende spunto da Konstanty Kalinowski, che nel 1863 si era ribellato allo Zar. Un simbolo di resistenza dunque, come Jas Gaspadar. “Sono un personaggio virtuale e quindi posso essere l’unico candidato onesto alle elezioni in corso. Puoi discutere con me, puoi criticarmi e non avere paura per te stesso, puoi essere d’accordo con me puoi vuoi e non perché ne hai bisogno. E puoi comunicare con me in qualsiasi momento, a differenza che con altri candidati sconosciuti e falsi”.

Insomma, tutto quello che non si può fare con Lukashenko al potere. Il suo programma elettorale prevede una  riforma strutturale del paese, partendo da una nuova costituzione fino al riassetto geopolitico, che guarderebbe verso l’Europa e non la Russia, da abbandonare alla sua guerra in Ucraina senza spalleggiarla come sta accadendo nella realtà. “Per essere franchi, Gaspadar è più reale dei candidati che ha da offrire il regime”, ha ironizzato la dissidente Svetlana Tikhanovskaja, oggi all’estero. “E la parte migliore? Non può essere arrestato”.


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