La riforma degli articoli 9 e 41 della Carta ha impresso un’accelerazione al percorso per una svolta energetica e aumentato la consapevolezza verso una sfida non più rimandabile. Il ruolo della politica e quello delle imprese nel convegno organizzato in collaborazione con Enel presso il Salone dei Piceni con Anna Finocchiaro, Nicolò Mardegan, Mariangela Di Giandomenico, Anna Giurickovic Dato, Giorgio Repetto, Massimo Rubechi e Giovanni Maria Flick
La riforma degli articoli 9 e 41 della Carta ha gettato le basi per un’accelerazione di quel cambiamento che mira a salutare le fonti fossili il prima possibile. Ma, soprattutto, ha aumentato la consapevolezza presso la politica, le aziende, persino i cittadini, che una vera transizione energetica non è più rimandabile. Da queste premesse, volte a riflettere su una vera costituzionalizzazione dell’ambiente, è partito il dibattito Il tempo che verrà, la tutela costituzionale dell’ambiente e la transizione energetica, organizzato da Italiadecide, in collaborazione con Enel, presso l’elegante Salone dei Piceni di Piazza San Salvatore in Lauro.
A prendervi parte, Anna Finocchiaro, presidente Italiadecide, Nicolò Mardegan, direttore relazioni esterne Enel, Mariangela Di Giandomenico, del Comitato scientifico Italiadecide, Anna Giurickovic Dato, ricercatrice Italiadecide, Giorgio Repetto, professore associato di istituzioni di diritto pubblico, Massimo Rubechi, docente associato di diritto costituzionale e Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale.
I lavori hanno ruotato intorno alla ricerca condotta dalle stesse Di Giandomenico e Giurickovic Dato, che ben focalizza i progressi della transizione ecologica, anche da un punto di vista giuridico e costituzionale. Nel primo capitolo dello studio, si intende ricostruire lo stato dell’arte pre-riforma della tutela ambientale, a partire dalla giurisprudenza. La ricognizione tiene conto dell’evoluzione della tutela ambientale anche alla luce dell’introduzione e dell’integrazione, nell’ordinamento nazionale, del principio dello sviluppo sostenibile e dei principi di prevenzione e precauzione, i quali sono i precursori dell’interesse intergenerazionale, poiché protratti al futuro.
Nel secondo capitolo, invece, si analizza la riforma costituzionale, a partire, innanzitutto, dall’esigenza che ha portato il legislatore a riformare la Costituzione e a esplicitare la tutela ambientale, sottolineandone l’importanza e l’urgenza (basti pensare al fatto che solo l’interesse ambientale, non anche quello paesaggistico, è espressamente citato dall’art. 41). Nel terzo capitolo, infine, ci si chiede quali siano e possano essere gli effetti concreti della riforma costituzionale e si espone la tesi che ispira la ricerca: e cioè che la riforma stessa, al contrario di come da molti in dottrina sostenuto, non abbia soltanto una portata ricognitiva, volta a conformare e positivizzare principi già emersi nel diritto vivente, ma, al contrario, apporta importanti novità, in quanto comporta il sorgere di un vero e proprio dovere in capo alla Repubblica, la quale deve esercitare in concreto la tutela ambientale, nell’interesse delle future generazioni.
La cifra del dibattito è stata comunque data dall’ex ministro dem nei governi Prodi e Gentiloni. “Questa ricerca è nata dall’esigenza di una riflessione attenta sul reale impatto, e sull’ordinamento nel suo complesso e sulla realtà sociale e produttiva del Paese, della riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione”, ha spiegato Finocchiaro. “Siamo partiti da una constatazione, quella della sottovalutazione dell’impatto della riforma che è stata accompagnata e commentata con una lettura, anche politica, volutamente rassicurante, circa il fatto che essa si limitasse ad essere una semplice formalizzazione costituzionale di principi già viventi nell’ordinamento ed operanti nella giurisprudenza costituzionale”.
Secondo Finocchiaro, “se questo è vero in parte, con riguardo all’opera della Corte, che più volte ha affrontato la questione della tutela ambientale, anche in sentenze paradigmatiche come quella sul caso Ilva e che alla necessità di salvaguardia del futuro delle giovani generazioni ha dedicato, anche trattando questioni relative a leggi di bilancio, importanti pronunce, e se certamente si segnala una crescente sensibilità del legislatore ordinario, spesso sulla potente spinta impressa dall’azione dell’Ue (Pnrr, ndr), è altrettanto vero che le nuove prescrizioni costituzionali traggono con sé conseguenze assai spesso sottovalutate e di grande rilievo”.
“Basta solo osservare che la riforma dell’art. 9, modifica la I Parte della Costituzione dedicata ai Principi fondamentali. È, questa di cui discutiamo, la prima ad incidere sul nucleo identitario della nostra Carta fondamentale. Basti ancora pensare che, con la nuova formulazione, l’art. 9 a tutela dell’ambiente passa da una dimensione estetica ed una dimensione etica, e che ancora reca con sé esplicitamente la tutela della biodiversità e degli ecosistemi. La riflessione è peraltro solidamente collocata nel quadro legislativo e giurisprudenziale europeo ed internazionale, né avrebbe potuto essere altrimenti data la globalità della questione ambientale, e la conseguente necessità di definire e inserirsi in un quadro valoriale che trascende i singoli Stati nazionali e che è ancora lontano dall’imporsi come complessivamente compiuto e cogente”.
Il punto di vista delle imprese è arrivato invece con i saluti di Mardegan. Enel oggi è in prima linea per la transizione, vero e proprio motore del cambiamento energetico, dentro e fuori l’Italia. “Il cammino lungo, siamo solo all’inizio. Oggi si parla spesso di ideologia legata alla transizione, ma la verità è che bisogna che questo sforzo che abbiamo intrapreso, porti a dei risultati completi”, ha spiegato il capo delle relazioni esterne del gruppo elettrico. “Bisogna essere sinceri e onesti, nel sistema Paese un lavoro importante è già iniziato, avviato con i cittadini stessi, oltre che dalle aziende, tra cui ovviamente Enel. Il territorio italiano non è così ampio per ospitare rinnovabili, questo è un elemento di riflessione. Per questo la missione è capire come in Italia si può arrivare all’uscita dal fossile, tenendo presenti precisi fattori. Da parte di Enel posso dire che l’impegno c’è tutto, per progetti concreti”.
Non è tutto. “Nel sistema Paese italiano un lavoro importante tra pubblico e privato è già iniziato. Per Enel il tema transizione energetica è stato avviato con i cittadini stessi. I cosiddetti producer siamo tutti noi, quelli che acquistano piccoli impianti rinnovabili allacciati poi allacciati rete elettrica. Dobbiamo convincerci che siamo in una fase storica in cui finalmente c’è consapevolezza e contezza di quanto sia importante la tutela dell’ambiente. Dal ’48 ad oggi, dai Padri fondatori a oggi, è stato un percorso lungo e non facile, ma adesso c’è una responsabilità, sebbene siamo ancora allo start. Nelle nuove generazioni, nei decisori politici e anche nelle aziende, compresa la nostra”.
Il presidente emerito della Consulta Flick, si è invece soffermato sui rischi della transizione ecologica, “che dovrà essere accompagnata anche da un cambiamento culturale. Occorre una vera e propria transizione culturale rovesciando le cose: è importante tornare alla concretezza e all’equilibrio, il messaggio chiaro che arriva dalla nostra Costituzione è che la persona deve restare al centro. Tra la transizione ecologica e quella tecnologica ed energetica, c’è una stretta correlazione. L’articolo 9 della Costituzione parla di tutela dell’ambiente e del paesaggio, che molti non conoscono. Si lega in modo indissolubile con gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo, ndr) e 3 (pari dignità, ndr) della Carta. Come dire, guardiamo al passato, per progettare meglio il nostro futuro”.