Ancora una volta i dati e i numeri confermano il primato in Europa del nostro Paese in fatto di raccolta e riciclo di questa tipologia di rifiuti, ribadendo la bontà della scelta fatta oltre venticinque anni fa che ha portato il sistema di gestione degli imballaggi a essere un’eccellenza tra i Paesi dell’Unione europea
Mentre a Bruxelles si sta decidendo, proprio in questi giorni, quale dovrà essere la futura normativa sulla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, a Roma, ieri, sono stati presentati dati e numeri che confermano il primato in Europa del nostro Paese in fatto di raccolta e riciclo di questa tipologia di rifiuti, confermando la bontà della scelta fatta oltre venticinque anni fa che ha portato il sistema di gestione degli imballaggi a essere un’eccellenza tra i paesi dell’Unione europea.
I fatti, innanzitutto, dei quali abbiamo già riferito, e più di una volta, su questo giornale. Nel novembre 2022 la Commissione Europea presentava, al Parlamento e al Consiglio, una proposta di Regolamento che stravolgeva i principi fino ad allora adottati con due successive direttive. E lo faceva con un atto di diritto, il regolamento appunto anziché la normale direttiva, con lo scopo di rendere subito applicabili su tutto il territorio dell’Unione norme pedissequamente uguali per tutti senza tener conto delle specificità e delle peculiarità degli Stati membri che, nel frattempo, avevano messo in piedi, ciascuno per proprio conto, sistemi di gestione ritenuti più congeniali alle loro esigenze imprenditoriali e ambientali e ai loro territori.
L’iniziativa della Commissione scatenò da subito, in Italia, un’ondata di reazioni contrarie sia da parte delle imprese che dello stesso Governo. Si contestava un approccio più ideologico che pragmatico, che spingeva sul riutilizzo più che sul riciclo e, soprattutto, non teneva conto di quello che era stato fatto fino a quel momento sia in termini di investimenti che di risultati. Nessuno si stava rendendo conto, a Bruxelles, faceva notare Confindustria, delle conseguenze che avrebbe avuto su molte delle filiere legate al packaging, con ricadute pesanti sull’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica, chimica, della cura della casa, della ristorazione e della logistica.
Poi fu il Parlamento europeo a rimettere le cose su un binario più giusto. A larga maggioranza, a novembre 2023, approvò una serie di emendamenti che riequilibravano gli obiettivi di riutilizzo e le restrizioni su alcuni imballaggi e puntavano, come ebbe a commentare il ministro Gilberto Pichetto Fratin, a tutelare l’ambiente, senza smantellare il sistema costruito negli anni con le stesse istituzioni europee e le imprese virtuose del riciclo. Ma, appena un mese dopo, il Consiglio ambiente respinse le proposte approvate dal Parlamento, riportando il provvedimento ai nastri di partenza, ossia alla proposta originaria. Sarà il trilogo del prossimo 4 marzo (lo strumento legislativo informale tra le istituzioni europee, Commissione, Parlamento e Consiglio) a dover trovare la sintesi, si spera, tra le diverse posizioni.
Poi ci sono i numeri sulla raccolta e il riciclo degli imballaggi, presentati ieri a Roma da Anci e Conai. Nel 2022 “in Italia è stata raggiunta una percentuale complessiva di raccolta differenziata pari al 65,1%. A fronte di quasi 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti, 18,6 milioni di tonnellate vengono raccolte in maniera differenziata e di queste circa 5,6 milioni sono imballaggi che vengono conferiti al sistema Conai-Consorzi di filiera”.
Numeri che testimoniano l’impegno dei Comuni nello sviluppo delle raccolte differenziate sempre più efficienti e finalizzate al riciclo, in sintonia con gli obiettivi di economia circolare delle più recenti direttive. E ancora. Secondo il Piano specifico del Conai dello scorso dicembre, le previsioni di riciclo per il 2024 potrebbero raggiungere il 75% dell’immesso al consumo, oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti che diventano materie prime seconde per la produzione di nuovi beni. Senza dimenticare i benefici economici, oltre che ambientali, che derivano direttamente dall’Accordo Anci-Conai.
“Nel quinquennio 2018-2022 si registra una significativa crescita dei corrispettivi riconosciuti ai (Comuni) Convenzionati dai Consorzi di filiera Conai” che nel 2022 sono stati poco più di 670 milioni di euro. “Ci attendono sfide importanti”, ha scritto nell’introduzione al rapporto Ignazio Capuano, presidente del Conai, “quali la condivisione dei costi della raccolta differenziata effettuata con criteri di efficienza, efficacia ed economicità, le sfide che potranno essere previste dal nuovo Regolamento imballaggi che sta affrontando i passaggi finali. A questo proposito auspichiamo che il documento finale possa consentire il rispetto delle specificità di ogni Stato membro senza penalizzare chi ha realizzato modelli che hanno consentito il raggiungimento degli obiettivi del riciclo che l’Unione europea ci chiede per il 2030”.
Un dato che emerge prepotente dal rapporto è la carenza di “impianti in grado di trattare i rifiuti differenziati ed accogliere, all’interno dei propri cicli produttivi, le materie prime seconde che vengono dalla raccolta differenziata. Tale inadeguatezza impiantistica ha un’incidenza negativa soprattutto per i Comuni del Mezzogiorno, sia dal punto di vista dei costi di trasporto della materia riciclabile, sia in termini di mancato sviluppo delle economie legate al riciclo”.
Un importante contributo a queste croniche difficoltà lo sta portando quella parte del Pnrr legata alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” affidata in larga misura al ministero dell’Ambiente. Ed è stata pubblicata, proprio il 23 gennaio scorso, la circolare con le indicazioni per la “realizzazione di nuovi impianti di rifiuti ed ammodernamento di impianti esistenti” e per i “Progetti Faro di economia circolare”, con le indicazioni specifiche per l’accelerazione delle procedure di erogazione delle risorse finanziarie. Gli investimenti prevedono “il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, la realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio (di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta) e la costruzione di impianti innovativi di fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti tessili”. Obiettivo delle misure è, inoltre, “digitalizzare la rete di raccolta differenziata al fine di sostenere e coinvolgere i cittadini nell’adozione di buone pratiche di gestione dei rifiuti”.
“Il ministero dell’Ambiente”, ha ribadito Fabrizio Penna, Capo dipartimento unità di missione per il Pnrr, “accoglie sempre con favore il rapporto di Anci e di Conai perché evidenzia i successi e la crescita delle buone pratiche a livello nazionale a partire dalla raccolta differenziata e perché è un presupposto fondamentale e continuo per la collaborazione interistituzionale tra imprese, consorzi, Comuni e Amministrazioni centrali. Per questo, negli anni del Pnrr e della strategia per l’economia circolare, lo strumento operativo dell’Accordo Quadro Anci-Conai conferisce a tutti un ulteriore vantaggio competitivo per realizzare gli obiettivi. Due miliardi e cento milioni di euro sono destinati, nel Piano per la crescita dell’economia circolare, a rafforzare il sistema della raccolta differenziata e del riciclo che, grazie anche al sistema consortile, resta un’eccellenza italiana in tutta Europa che dobbiamo difendere e valorizzare”.