Sul voto all’operazione Aspides il Movimento 5 Stelle è riuscito a imporre la sua linea e a ottenere che la missione avesse carattere esclusivamente difensivo, ma non ci fidiamo di chi ci ha detto che in Ucraina avremmo sconfitto la Russia sia sul piano economico, sia militare e non ci fidiamo di chi non condanna quello che sta succedendo a Gaza. Per questo abbiamo chiesto al governo di riferire costantemente in Aula. Conversazione con il capogruppo pentastellato alla Camera, Francesco Silvestri
“La convergenza su temi così importanti è sempre una bella notizia, ma non dobbiamo nasconderci. In politica estera tra noi e il Pd ci sono delle differenze”. Lo dice a Formiche.net il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco Silvestri che, all’indomani del via libera della missione Aspides, spiega le ragioni del voto favorevole pentastellato che, inizialmente, appariva tutt’altro che scontato.
Dopo un’iniziale insofferenza, anche il Movimento 5 Stelle ha appoggiato la missione Aspides. Da dove nasce questa scelta?
Il mal di pancia non è per il voto di ieri, dove il Movimento 5 Stelle è riuscito a imporre la sua linea e a ottenere che la missione avesse carattere esclusivamente difensivo. Il mal di pancia arriva dal vedere come si è arrivati fin qui, al bisogno di questa difesa commerciale. Ormai quotidianamente assistiamo alle drammatiche conseguenze del conflitto israelo-palestinese, dove né il governo né le istituzioni internazionali stanno lavorando per il cessate il fuoco. Qui, lo ribadiamo, Israele si sta rendendo autore di un massacro a danno di migliaia di civili innocenti che nulla hanno a che fare con Hamas e il terrorismo.
Ricciardi ieri in Aula ha esortato il governo a informare la Camera qualora la natura della missione dovesse cambiare. Qual è il vostro timore?
Non ci fidiamo di chi ci ha detto che in Ucraina avremmo sconfitto la Russia sia sul piano economico, sia militare. Non ci fidiamo di chi non condanna quello che sta succedendo a Gaza. La situazione è difficile, potenzialmente esplosiva. Il cambio delle finalità della missione nel Mar Rosso, da difensiva a offensiva, potrebbe rappresentare una miccia per l’estensione del conflitto e pertanto trascinare il nostro Paese in una guerra. Per queste ragioni abbiamo imposto questi paletti, ed è per le stesse ragioni che chiediamo al governo di tenere costantemente informato il Parlamento.
L’intesa col Pd (ma non con Avs) rinvigorisce l’asse giallorosso anche in politica estera?
La convergenza su temi così importanti è sempre una bella notizia, ma non dobbiamo nasconderci. In politica estera tra noi e il Pd ci sono delle differenze. Mi riferisco soprattutto alla situazione Ucraina, dove le politiche belliciste, non solo non hanno funzionato, ma hanno prodotto danni ingenti. Ormai è chiaro che il Movimento 5 Stelle ha sempre avuto ragione. Serve attivare dei veri canali diplomatici e serve farlo ora.
La sostanziale unità del parlamento sull’impegno italiano in Mar Rosso è da leggersi come segnale di incoraggiamento a perseguire una difesa europea comune?
Sono due piani distinti. La convergenza del Parlamento italiano è dovuta alla necessità di tutelare gli interessi nazionali nel Mar Rosso. La questione della difesa comune europea è differente. Il piano di von der Leyen è spendere soldi per le armi. Chi voterà per il Movimento 5 Stelle sa che contrasteremo questo tipo di logica e che ci batteremo per fare in modo che le risorse vadano alla sanità, al lavoro, alla transizione ecologica.
Dopo il risultato della Sardegna, ora tocca ad Abruzzo, Piemonte e Basilicata. Su quest’ultima non si è ancora trovata una quadra perché su Chiorazzo c’è il vostro veto. Che succede?
Succede che per noi le elezioni regionali si devono affrontare basandosi su due pilastri: un programma condiviso e di qualità e un interprete credibile e autorevole. In questo caso una delle componenti manca. Il Movimento 5 Stelle non mira solo a vincere, ma anche a poter garantire ai cittadini di governare bene. Faremo alleanze solo dove questi requisiti verranno soddisfatti.
Alcuni sostengono che il “campo giusto” si rinsaldi solo quando è Giuseppe Conte a dare le carte sulle candidature. È così?
Direi proprio di no. È successo decine di volte che abbiamo sostenuto candidati di altre forze progressiste. È successo con Majorino in Lombardia, sta succedendo ora con D’Amico in Abruzzo. La questione semmai è che il Movimento 5 Stelle non accetta di essere trattato in modo impari e pretende di dire la sua, avendo l’onore di rappresentare milioni di cittadini.