La giornata internazionale dedicata alle donne è stata stabilita nel 1977 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. La parità di genere è il quinto degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu previsto dall’Agenda Onu 2030. La giornata è dunque da celebrare non solo l’8 marzo per arrestare una cultura negativa a più facce di cui la società ha piena consapevolezza ma che continua ad imporre le sue regole, in un processo di evoluzione troppo lento delle coscienze. La riflessione di Elvira Frojo
È la “Giornata internazionale dedicata alla Donna” l’8 marzo, stabilita nel 1977 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare non solo le conquiste sociali, economiche e politiche femminili ma anche la violenza di cui la donna è ancora vittima nel mondo.
Una “festa” nata con connotazione politica e di rivendicazione sociale, celebrata in numerosi Paesi europei sin dal 1911, in Italia dal 1922.
Risale al 1909 la prima Giornata Nazionale della Donna, negli Stati Uniti, a seguito di uno sciopero di operaie che protestavano contro le condizioni di lavoro. Ad istituirla, l’anno successivo, il Partito Socialista americano, a favore del diritto di voto alle donne. Ma è dopo la seconda guerra mondiale che la ricorrenza si afferma sempre più, con la crescita dei movimenti femminili.
Una data, oggi, per riflettere e agire. Per dare sempre più voce alle donne, rompere l’indifferenza, interrogare la società sull’urgenza di un difficile cambiamento. Per affermare un nuovo pensiero, un linguaggio e un sentire diversi.
Un’occasione per dibattere da varie prospettive. Tutte, dello stesso volto. Una violenza radicata sulle donne che è fisica, psicologica, economica, discriminatoria.
La parità di genere è il quinto degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu previsto dall’Agenda Onu 2030, in un contesto che non significa solo attenzione all’ambiente e alla transizione ecologica ma al rapporto tra economia e società, per una sostenibilità sociale di cui la parità di genere è uno dei pilastri. Secondo le ricerche più avanzate, la maggiore presenza femminile nelle aziende determina, infatti, anche maggiore sostenibilità economica. Ma solo il 3% delle aziende italiane quotate è guidata da una donna, rispetto a Francia (8%), Finlandia (13%) e Danimarca (13%), secondo il report Route to Top sulla base di una rilevazione di Heidrick e Struggler.
Una giornata, dunque, da celebrare non solo l’8 marzo. Per arrestare una cultura negativa a più facce di cui la società ha piena consapevolezza ma che continua ad imporre le sue regole, in un processo di evoluzione troppo lento delle coscienze.
La violenza non arretra nel mondo. Donne uccise, abusate, mortificate, escluse dall’istruzione scolastica o date in sposa bambine a uomini che non possono scegliere liberamente, spesso anziani. Private della libertà e di ogni diritto umano, qualcuna ha provato a ribellarsi pagando con la vita. Le maggiori vittime, insieme ai bambini, nei teatri di guerra. Le più colpite anche dalla violenza “virtuale”.
In Italia, nei primi mesi del 2024, sono già quindici i femminicidi, nonostante le misure sempre più stringenti previste dalle leggi. Tristemente, parola dell’anno 2023 per l’enciclopedia Treccani è stata proprio “femminicidio”, descritta come “eliminazione fisica di una donna in quanto tale”. I loro figli sono vittime spesso dimenticate. In un’infanzia mutilata, il futuro è buio.
Il disprezzo della vita dell’altro produce altra rabbia, altro dolore. Lo denunciano le parole della giovane Makka Sulaev che, giorni fa, ha ucciso il padre. “Papà odia le donne. Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre”, scrive nel suo diario. Al di là della gravità del gesto, è il racconto di una vita di orrore e di paura con un padre padrone, un marito violento.
È la “cultura” maschilista che la società deve combattere. Ognuno nelle proprie case, nella scuola, nei luoghi di lavoro e nelle comunità. È quello che istituzioni e media devono impegnarsi a scardinare con iniziative politiche e sociali, e modelli comunicativi che non nutrano la violenza.
Un messaggio da condividere con i giovani e, soprattutto, con l’esempio, per scardinare stereotipi e pregiudizi.
Le donne fanno da tempo la loro parte. In tutto il mondo. Come in una tragica lezione di storia, tra guerre che rischiano di estendersi alimentando crisi non solo geopolitiche ma anche economiche, finanziarie e sociali, saranno le donne ancora una volta protagoniste del cambiamento?
È la “detective alla ricerca della verità”, come si definisce Claudia Goldin, Premio Nobel per l’Economia del 2023 per le sue ricerche sulle dinamiche del lavoro e le condizioni femminili nel mercato del lavoro. Cattedratica dell’Università di Harvard, prima donna premiata senza condividere il prestigioso riconoscimento con un uomo, indica un percorso concreto contro il divario di genere.
È Narges Mohammadi premio Nobel per la Pace nel 2023, detenuta in carcere da oltre quattordici anni. La più importante attivista iraniana per i diritti umani e delle donne, secondo il New York Times.
Rompe ogni schema il coraggio della madre di Aleksej Navalnyj, decisa, nel silenzio del dolore, ad offrire una degna sepoltura al proprio figlio. Potenza dell’amore. Come per la moglie del dissidente Yulia che assume su di sé una difficile eredità. Diventando icona di coraggio e di resistenza, in un mondo che sembra dare valore alla vita solo attraverso la morte.
Nella società civile, le donne sono sempre più impegnate nella conquista di un’autentica parità. Alcuni appuntamenti le attendono sulla scena globale.
Tema prioritario, nella sede della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile a New York (11 – 22 marzo) è “accelerare il conseguimento della parità di genere e dell’emancipazione di tutte le donne e le ragazze affrontando la povertà e rafforzando le istituzioni e i finanziamenti con una prospettiva di genere”. La delegazione Women20, il gruppo italiano del G20 che si occupa di uguaglianza di genere, partecipa all’incontro newyorkese con il Brasile, presidente di turno, per condividere l’impegno per la promozione dei diritti delle donne e dell’empowerment femminile.
E il Women7, gruppo ufficiale del G7 sulle pari opportunità, nel 2024 a presidenza italiana, con esponenti della società civile internazionale, fondazioni, associazioni e organizzazioni non governative, fisserà gli obiettivi da sottoporre ai leader del G7 a Borgo Egnazia (Puglia) dal 13 al 15 giugno, affinché adottino impegni politici e finanziari per un cambiamento possibile, nella vita delle donne.
Ma l’Europa si divide sulla definizione di stupro per condannare a livello sovranazionale la violenza di genere. Accolta inizialmente come “occasione storica” una direttiva della Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, dopo l’esame del Consiglio europeo non riconosce il concetto di sesso non consensuale, già previsto dalla Convenzione di Istanbul ratificata dall’Unione europea nel 2023, a causa dell’opposizione di alcuni Stati. L’Italia è favorevole. Il voto definitivo per la prima legge europea sulla violenza è previsto ad aprile.
Papa Francesco, convinto della necessità di una maggiore inclusione femminile anche nella Chiesa, per una “teologia di una donna” ritenuta unica e complementare a quella maschile, auspica una trasformazione con prospettiva e ruolo femminile.
La Chiesa “ha bisogno di riscoprire un volto femminile” per un mondo che deve “guardare alle madri e alle donne per trovare la pace” e “uscire dalle spirali della violenza e dell’odio”, ha affermato il Santo Padre. “La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici. Queste radici crescono nel terreno del pregiudizio e dell’ingiustizia; vanno contrastate con un’azione educativa che ponga al centro la persona con la sua dignità”, ha affermato.
È il messaggio del cuore che induce a sperare in una nuova umanità e in un mondo di pace. Verso un orizzonte di uguaglianza e di libertà, per il rispetto della dignità umana.
L’augurio alle donne è non smarrire la forza dei propri valori “femminili”, ricchezza da condividere per contrastare il difficile tempo che stiamo vivendo e guardare avanti con fiducia. “Libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere”, come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con la forza di una maggiore solidarietà tra le stesse donne, antidoto alla solitudine e alla sofferenza. Nella consapevolezza che ogni sfida parte, innanzitutto, da noi stesse.
Auguri a tutte le donne!