Alimenti sintetici e cambiamenti climatici minacciano uno dei pilastri dell’economia tricolore. Oggi più che mai è urgente affidarsi a una saggia tecnologia unita alla capacità di governare l’innovazione. Il confronto al Centro studi americani con Beatrice Lorenzin, Antonio Limone, Federico Vecchioni, Ettore Prandini
Se la crescita si fa a tavola, parallelamente al benessere, allora l’Italia è sulla buona strada. Se non altro perché cibo e bevande sono sempre stati uno dei pilastri dell’economia tricolore. Ma guai a vivere di rendita, anche un comparto così strategico deve saper cambiare pelle. Di questo si è parlato al Centro studi americani in occasione dell’evento Cibo italiano: tra primati e nuove sfide organizzato in collaborazione con Coldiretti, Fondazione Aletheia e la media partnership di Edra.
A prendere parte al dibattito, dopo i saluti di Roberto Sgalla, direttore del Csa, Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, sono stati Luca De Carlo, senatore e presidente della 9ª Commissione permanente industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Ugo Della Marta, direttore generale della direzione per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute, Antonio Limone, direttore generale Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Beatrice Lorenzin, senatrice e vicepresidente del gruppo Pd-Idp e membro della commissione Bilancio, Federico Vecchioni, ceo di Bonifiche Ferraresi ed Ettore Prandini, presidente Coldiretti.
La cifra dell’incontro l’ha data il segretario della Coldiretti, Gesmundo. “I primati che stiamo registrando sul cibo in questi anni, ci hanno permesso di raggiungere lo scorso anno i 64 miliardi di export alimentare, che giocano un ruolo primario nell’economia italiana. Questo rappresenta una grande leva per il Paese. Certo, si parla di nuove sfide, che sono tante, tantissime. Pensiamo solo alla sostituzione dei cibi naturali con quelli fatti con le cellule. Tutto questo ha trovato una sponda, spero involontaria, in Frans Timmermans (vicepresidente della Commissione europea per il clima e il green deal, ndr), grande sostenitore del cibo sintetico. Noi dobbiamo difendere il cibo made in Italy, il cibo naturale e non quello sintetico. Questa è una delle grandi sfide di oggi”.
Sul sentiero della lotta al cibo sintetico, anche Limone. “Le capacità nutritive della carne sintetica sono qualcosa che va contro il buon senso. Il cibo italiano è tra i migliori al mondo per il suo clima e per il fatto che molti territori sono di origine vulcanica. Per questo tutto il pianeta vuole mangiare italiano. E allora, perché dobbiamo stravolgere questo equilibrio, cambiare questa condizione? Il processo di difesa del cibo italiano, passa necessariamente per le imprese”.
Dal lato delle imprese, il numero uno di Bonifiche Ferraresi, Vecchioni, ha rimarcato l’importanza del settore agricolo e la sua percezione all’esterno. “Oggi si conosce poco delle grandi innovazioni tecnologiche che ci sono nell’agricoltura, noi come azienda abbiamo 12 mila ettari di terreno, siamo la più grane società proprietaria di terreni quotata e controllata da imprenditori italiani. Possiamo, anzi dobbiamo, esportare la cultura del cibo italiano all’estero. Anzi, lo stiamo già facendo”.
La senatrice Lorenzin ha invece dettato una sorta di ricetta per confermare il primato italiano alimentare nel mondo. “Il grande interrogativo è capire come governare i processi del futuro. Oggi le tecnologie possono fare quasi tutto, c’è un’accelerazione di cui non ci rendiamo conto, ben venga tutto ciò che ci possa permettere, per esempio, analisi di ricerca con cui garantire la salubrità dei cibi. Siamo dentro una grande stagione di trasformazioni, che però dobbiamo governare”.
“Per esempio”, ha aggiunto Lorenzin, “stiamo cominciando ora a capire che cosa sta succedendo davvero nel cibo. Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo quello che mangiamo. Quindi, governare i processi tecnologici e poi entrare in una logica di riassetto degli approvvigionamenti: c’è un tema del grano, dell’acqua, questo enorme e poi, soprattutto, i cambiamenti climatici. E dunque, usare l’Intelligenza Artificiale per capire come usare l’acqua, quando seminare… Insomma una visione che ci aiuta a capire queste sfide è quello che ci serve”.
Non poteva mancare, infine, il punto di vista degli agricoltori. “Dopo l’approvazione definitiva della legge per fermare i cibi costruiti in laboratorio nei bioreattori, la battaglia si sposta in Europa dove l’Italia, che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini”, ha affermato Prandini. “Non è la prima volta che facciamo da pionieri in Europa, l’Italia con il proprio modello alimentare ha garantito agli italiani valori record di longevità, affermando il medesimo modello a livello planetario tanto da classificarsi come migliore dieta al mondo del 2023”.