Alla fine la partita si è sbloccata. Dopo mesi di stallo, con un deal siglato la scorsa estate ma poi arenatosi all’ultimo miglio per l’apertura da parte del governo italiano di un’istruttoria, del tutto legittima, per valutare la possibile applicazione della normativa sul golden power, Prelios è pronta al passaggio di consegne. Al termine del Consiglio dei ministri riunitosi nel pomeriggio, il governo di Giorgia Meloni avrebbe infatti dato il via libera all’acquisizione della società di servizi per le imprese e di gestioni immobiliari, presieduta da Fabrizio Palenzona e controllata dal fondo americano Davidson Kempner, da parte della Ion di Andrea Pignataro.
Un’indiscrezione di stampa confermata immediatamente da ambienti molto vicini al dossier a Formiche.net. L’autorizzazione del governo, che di fatto sblocca un’operazione da 1,35 miliardi, sarebbe stata discussa come detto lunedì 11 marzo in Consiglio dei ministri e dovrebbe essere notificata ad Ion entro la settimana. Secondo quanto risulta a Formiche.net la holding di Pignataro, che in Italia ha recentemente rilevato importanti realtà quali Cerved e Cedacri, avrebbe ottenuto dall’esecutivo prescrizioni piuttosto basiche e poco impegnative.
Tra queste, alcuni obblighi informativi sulla struttura finanziaria, sul livello di debito, a partire dalle forme di pegno che scatteranno sulle azioni Prelios. A sbloccare l’impasse, trapela dai medesimi ambienti, sarebbe poi stata in particolare la notifica da parte della stessa Ion al governo italiano dei contratti di pegno necessari a garantirsi i finanziamenti per l’acquisizione di Prelios, passo necessario perché l’operazione potesse essere autorizzata da Roma nell’ambito dell’esercizio, del tutto legittimo, dei poteri speciali a garanzia degli asset strategici.
Non è finita. Rimane infatti un passo finale da compiere. Per scrivere la parola fine, serve il via libera di Bankitalia, che in occasione delle due acquisizioni da parte di Ion poc’anzi citate, aveva dato senza problemi il bene stare. Ambienti molto qualificati e ben addentro al dossier, fanno intendere di aspettarsi, anche in questo caso, un disco verde in tempi ragionevoli, così da chiudere la partita entro poche settimane, come avvenuto per i precedenti deal targati Ion.
La holding di Pignataro, infatti, ha investito nello Stivale circa 5 miliardi, rilevando per esempio Cedacri (servizi di outsourcing per il settore bancario), seguita da Cerved (credit information e credit management) quindi List (software per il settore finanziario). Senza dimenticare l’ingresso nel Monte dei Paschi nel corso dell’ultimo aumento di capitale da 2,5 miliardi (2%) e le partecipazioni di minoranza detenute in Cassa di Volterra (32%) e Illimity (9,6%).
Un attivismo che ha contraddistinto anche il fondo di private equity statunitense ad oggi ancora proprietario di Prelios, che già da tempi non sospetti ha deciso di scommettere forte sull’Italia. Lo scorso novembre, per esempio, il fondo gestito da Anthony Yoseluff, ha raggiunto l’accordo per l’acquisto del terminal portuale ravennate Setramar, di proprietà della famiglia Poggiali, a cui bisogna aggiungere la possibile altra operazione, questa volta in Alto Tirreno, che guarda al gruppo spezzino Dario Perioli, che nel porto di Marina di Carrara controlla e gestisce il Mdc Terminal.