La città capoluogo dell’Abruzzo è stata proclamata capitale italiana della cultura 2026. Il progetto che ha vinto si incardina nelle linee strategiche dell’amministrazione e mira alla creazione di un modello di rilancio socio-economico territoriale a base culturale, capace di proiettarla verso il futuro. Giovani al centro e cultura come leva di ripartenza a quindici anni dal sisma. Colloquio con il sindaco Biondi
È l’Aquila, quindici anni dopo, la città designata a capitale italiana della cultura per il 2026. Una città “ricca di storia e di identità e merita certamente di essere capitale della cultura”. Sono state queste le parole del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano al momento della proclamazione ufficiale, ieri nella sala Spadolini del ministero. Un risultato che ha riacceso “il sentimento di una comunità che si è stretta attorno alla propria città”, dice a Formiche.net il sindaco Pierluigi Biondi.
Sindaco Biondi, dopo 15 anni dal sisma, arriva il grande annuncio: L’Aquila sarà capitale italiana della Cultura 2026. Che cosa rappresenta questo risultato per lei e la sua comunità?
L’Aquila si è stretta attorno a questo risultato sin dal momento della proclamazione, si è percepita l’unità dell’intera comunità oltre ogni appartenenza, come non si vedeva da tempo e questo è straordinario. Un sentimento che dovremo essere capaci di difendere e coltivare. Per la città è un riconoscimento enorme, L’Aquila è sempre stata una capitale culturale – punto di riferimento per il mondo del teatro, crocevia di artisti, sede di università e centri di alta formazione – e questa vittoria ne è la conferma.
In che cosa consiste il progetto L’Aquila città multiverso?
Il progetto si inserisce negli asset strategici dell’amministrazione comunale ed è strutturalmente connesso ad un ambizioso programma di sperimentazione, per la creazione di un modello di rilancio socio-economico territoriale a base culturale, capace di proiettarla verso il futuro. Le linee guida sono costruite su 4 assi fondamentali: coesione sociale, benessere, innovazione e sostenibilità ambientale. Al centro della visione si colloca la proiezione, fisica ed emotiva, della città come realtà complessa e dinamica, in cui convivono e interagiscono molteplici dimensioni parallele. Una città che si apre a possibilità inesplorate di creatività artistica e rigenerazione urbana, proprio grazie alla coesistenza dialogante di molteplici dimensioni spazio-temporali e culturali. L’Aquila Città Multiverso potrà così costituire un modello replicabile di sviluppo sostenibile anche per analoghe realtà urbane italiane ed europee.
Si può immaginare la cultura come elemento cardine della ripartenza di un territorio che, ancora, è parzialmente martoriato?
Certo e proprio L’Aquila ne è la dimostrazione. Abbiamo sempre creduto nel valore sociale, etico e intellettuale, ancor prima che economico, degli investimenti in ambito culturale che nel corso di questi anni hanno raggiunto una quota pari a circa 25 milioni di euro. Abbiamo ottenuto risultati di cui andare fieri, su tutti l’apertura della sede distaccata del Maxxi, non abbiamo mai smesso di credere nella Perdonanza Celestiniana che oramai è caratterizzata da una proposta di assoluto rilievo, continuiamo a svolgere i Cantieri dell’immaginario, una manifestazione evocativa proprio del mutamento della città, e ospitiamo appuntamenti artistici di livello internazionale come Panorama di Italics.
Tra i motivi per i quali siete stati designati, c’è la valorizzazione del ruolo dei giovani nel progetto. In che modo saranno coinvolti?
Il programma prevede una moltitudine di eventi diffusi per creare un ecosistema favorevole alla creatività, generando benefici in termini di inclusione sociale e benessere psico-fisico. L’obiettivo finale è quello di attivare un modello che coinvolga una vasta area, arrivando a interessare quei centri urbani dell’Italia appenninica che, singolarmente, non avrebbero le potenzialità per sviluppare un programma su larga scala ma che, sinergicamente, possono attivare processi virtuosi in grado di tradursi in moltiplicatori di risorse e di opportunità. Le nuove produzioni artistiche, l’accrescimento e lo scambio di competenze diffuse, gli spazi rigenerati per la realizzazione delle molteplici iniziative, contribuiranno a costruire un’eredità duratura per il presente e il futuro di questo territorio, ricco di risorse e potenzialità ancora inespresse. Tutto questo non può che rivolgersi in modo particolare alle nuove generazioni, le sorti delle aree interne sono nelle loro mani quindi non potrebbe essere diversamente.
Immediatamente dopo la proclamazione, è arrivato il plauso del presidente della Regione, Marco Marsilio. Che ruolo avrà l’ente regionale nella messa a terra del progetto?
La forza del nostro progetto sono l’aggregazione e il valore comunitario, la rete che siamo stati in grado di creare con le altre aree interne dell’Appennino con cui condividiamo ataviche difficoltà, la crisi dell’”inverno demografico” e, da ultimo, la tragedia del terremoto. Per cui è la sua stessa essenza a rendere fisiologico e indispensabile il ruolo della Regione. Il presidente Marsilio è sempre stato attento all’energia dei nostri territori. Il suo sostegno sarà determinante per valorizzarne ancora il potenziale.