Dodicimila militari impiegati in 36 missioni dal Baltico al Mar Rosso, passando per i Balcani e il Medio Oriente. Sono i numeri del Delibera missioni 2024 attualmente al vaglio del Parlamento presentati in audizione alle commissioni riunite Esteri e Difesa dai ministri Tajani e Crosetto. Un impegno che evidenzia il ruolo e la credibilità de Paese quale fornitore di sicurezza globale
Le missioni internazionali del nostro Paese sono la prova tangibile del rafforzamento del ruolo e della credibilità dell’Italia quale fornitore di sicurezza nell’ambito della comunità internazionale. A sottolinearlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso della sua audizione insieme al collega vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, relativa alla Delibera missioni 2024 attualmente al vaglio del Parlamento. Per il numero uno della nostra diplomazia, in particolare la cooperazione tra i due dicasteri è ancor più necessaria “nel contesto di aumento delle aree di crisi”, e le missioni internazionali diventano lo strumento del Paese “per incidere, anche a livello decisionale, a tutela della pace e della stabilità, sempre assecondando i principali interessi nazionali italiani”.
Fianco est e Balcani
L’immagine restituita dai due ministri è un impegno nazionale a 360° in tutte le principali aree di crisi che circondano, anche geograficamente, lo spazio europeo, “in un arco geografico di un’ampiezza senza precedenti: dai Paesi baltici lungo tutto il Fianco Est della Nato, dal Medio Oriente al Corno d’Africa, dal Mar Rosso sino al Golfo di Guinea passando per il Sahel” ha spiegato il ministro Crosetto. La principale preoccupazione arriva, naturalmente, dal fianco est e dalla guerra in Ucraina, alla quale Tajani ha ribadito il fermo sostegno del governo “lavorando per la pace, che non significa la resa dell’aggredito”. In particolare, il ministro degli Esteri ha ribadito come non ci sia spazio per “arretramenti o geometrie variabili in seno allo spazio euro-atlantico” quando si parla di supporto a Kyiv. Altra regione di particolare interesse per il Paese è quella dei Balcani, dove l’Italia rimane in prima linea per facilitare il dialogo con l’Ue, in una prospettiva futura di continua integrazione dei Paesi dell’area nell’Unione. In questa regione, inoltre, l’Italia assumerà quest’anno anche il comando della missione Kfor. L’azione del Governo sarà poi orientata anche al Medio Oriente
Medio Oriente e Africa
“Prosegue l’azione cruciale nel Mediterraneo” che rimane un pilastro della politica estera e il quadro di riferimento del Paese. In questo senso, l’instabilità libica continua a essere la principale minaccia alla sicurezza del fianco meridionale, a cui si aggiungono le preoccupazioni per la stabilità della Tunisia. Anche per quanto riguarda il Medio Oriente, l’Italia è attenta all’evoluzione del conflitto tra Israele e Hamas “sostenendo gli sforzi diplomatici, soprattutto statunitensi e dei Paesi arabi moderati”. Nella regione l’Italia è presente in Libano (con Unifil e Mibil) e ha attivato la missione Levante a sostengo della popolazione civile di Gaza. Le tensioni nella regione hanno investito direttamente anche il mar Rosso, dov’è stata attivata la missione Aspides contro la minaccia Houthi al traffico mercantile, che si collega alle altre già presenti (Atalanta, Emasoh). Per quanto riguarda il continente africano, l’Italia prosegue la sua strategia secondo le linee guida del Piano Mattei. In particolare, l’attenzione nazionale è posta alla regione del Sahel e alla minaccia terroristica presente nella regione, che unita all’instabilità regionale e politica dovuta alla recente serie di colpi di stato, impone il mantenimento dell’attenzione sull’area.
La Delibera missioni
Entrando nel dettaglio della Delibera missioni per il 2024, la strategia di impiego dello strumento militare delineata da Crosetto di divide in 36 missioni, di cui due di nuovo avvio (Aspides e Levante). Di queste, nove sono missioni Nato, otto dell’Unione europea e cinque delle Nazioni Unite, mentre le restati sono condotte in base a specifiche coalizioni o su base bilaterale. Gli impegni prevedranno l’impiego massimo di 12mila militari, con una media di poco superiore alle 7.500, per un onere finanziario pari a circa un miliardo di euro e 410 milioni. “Uno sforzo significativo, maturo, equilibrato, che pone l’Italia tra i maggiori contributori della pace a livello internazionale” ha detto Crosetto.
La deterrenza Nato
La prima regione con la quale la Difesa deve fare i conti è quella del fianco orientale, dove l’Italia ha confermato la partecipazione alle iniziative messe in atto dalla Nato per potenziare la deterrenza e la difesa del quadrante, nell’area baltica per l’operazione enhanced Forward Presence a supporto del Battlegroup rischierato in Lettonia, e per quelli presenti in Ungheria e in Bulgaria, dove tra l’altro l’Italia ricopre il ruolo di framework nation, oltre al pattugliamento aereo e navale nell’area del Baltico e dell’Europa centro-orientale. Termina, invece, la missione di un anno del sistema di difesa aerea e missilistica Samp-T schierato in Slovacchia. Complessivamente, questo rafforzamento vede l’Italia impegnare un contingente massimo di tremila unità, con un migliaio di mezzi terresti, una unità navale e circa venti assetti aerei.
Focus mediterraneo
Particolare attenzione verrà rivolta, naturalmente, alla regione del Mediterraneo, dove l’obiettivo è “garantire un’adeguata presenza a sostegno degli interessi nazionali, ampliando le cooperazioni bilaterali con i Paesi del Nord Africa”. In particolare, a preoccupare è la crescente “penetrazione commerciale e militare di Russia e Cina in Africa, diventata più insidiosa e pericolosa, parte di un confronto globale” ha spiegato ancora il numero uno di palazzo Baracchini, ha cui si è aggiunta la crisi in medio oriente e in mar Rosso. Oltre ai propri assetti nazionali di Mediterraneo sicuro, quindi, la Difesa è impegnata nella partecipazione alle operazioni navali Eunavformed – Irini dell’Unione europea e a quelle della Nato Sea guadian e allo Standing naval forces alleato. In Nord Africa rimane l’attenzione rivolta alla Libia, sul cui territorio si svolgono le missioni di assistenza e supporto Miasit e la Eu Border assistance mission. Nel Sahel lo sforzo operativo è concentrato in Niger con la missione Minin.
Le nuove missioni
A queste si uniranno le missioni Levante “per alleviare le sofferenze della popolazione civile, con attività focalizzate su aiuti umanitari e assistenza sanitaria” e Aspides che punta a creare un meccanismo di protezione del traffico marittimo in tutta l’area “un risultato importante, a presidio della libertà e della sicurezza della navigazione nel mar Rosso, raggiunto su forte spinta italiana, francese e tedesca”, ha detto Crosetto. La nuova missione davanti allo Yemen si unisce alle altre che operano nell’area che va dal Canale di Suez e dal Mar Rosso fino allo Stretto di Hormuz e al Golfo Persico, Eunavfor Atalanta, Emasoh e l’iniziativa Combined maritime forces, di cui l’italia ad aprire otterrà il comando della Task force 153. Per tutte queste iniziative il dicastero prevede un contingente massimo autorizzato di più di seicento militari, tre unità navali e cinque assetti aerei.