L’Europa continua a sostenere l’Ucraina, ma è divisa sul come. Inviando soldati, come sostiene Macron, o soltanto armi? Dopo lo scetticismo iniziale la tesi francese suscita interesse, anche da parte di Putin. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Allons enfant en Ucraine? Soldati francesi schierati in Donbass contro gli invasori russi? Superata la sorpresa iniziale per l’affermazione del Presidente francese, i vertici militari americani, inglesi e della Nato si sono interrogati sulla ratio delle parole di Macron.
Dopo i ripetuti tentativi di mediazione con Putin, prima e dopo l’invasione dell’Ucraina, dall’inizio del 2024 Macron é diventato il capo di Stato europeo più determinato e interventista nei confronti di Mosca. Atteggiamento tipico di chi scopre qualcosa di estremamente grave che lo induce a reagire. Cosa ha scoperto l’intelligence francese che oltre a disporre di sofisticati sistemi di rilevamento satellitare ha spesso infiltrato gli apparati del Cremlino?
A Washington, Londra e allo Shape di Bruxelles, il quartier generale della Nato, non forniscono risposte ma trapela la sensazione che Macron disponga di elementi concreti che lo inducano ad alzare la sfida diretta nei confronti di Putin, come se volesse scoprire il bluff del Presidente russo appena rieletto a furor di messinscena elettorale.
Macron che non é uno sprovveduto, avrà ben valutato con i suoi consiglieri militari l’impatto del preannunciato schieramento di soldati francesi in Ucraina: é la valutazione ricorrente di quanti sostengono che molto probabilmente Parigi disponga già di un piano operativo per il dispiegamento nell’Oblast di Odessa, a ridosso del fronte del Dnipro, di una testa di ponte rappresentata dagli oltre tre mila soldati del Cos, il Commandement des opérations spéciales, agli ordini del Capo di Stato Maggiore dell’Armée française e sotto l’autorità diretta del Presidente della Repubblica, che riunisce tutte le forze speciali delle varie forze armate sotto un unico controllo operativo, permanente ed inter-armi.
Oltre a verificare la reazione russa, l’eventuale schieramento di reparti francesi potrebbe essere seguito dall’invio di soldati da parte di Polonia e Lituania e dall’intervento di gruppi di volontari e di contractors internazionali.
L’iniziativa autonoma della Francia «accenderebbe una miccia, innescando un’incredibile escalation», come ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani o avvia una sorta di gioco delle parti fra i Paesi occidentali ed europei in particolare?
Casa Bianca, governo inglese ed Europa sono ufficialmente nettamente contrari all’intervento diretto in Ucraina, ma ciò non toglie che siano curiosi di constatare se Putin, che non ha ufficialmente dichiarato guerra a Kyiv, la dichiarerà a Parigi e se si manterrà a un livello convenzionale o altrimenti con quali conseguenze visto che la Francia è una agguerrita potenza nucleare con un numero sufficiente di missili e soprattutto di sommergibili atomici in grado di colpire la Russia da più parti?
Ed invece con enorme sorpresa da parte di tutti, Putin nelle dichiarazioni post rielezione, ha replicato di essere aperto a un negoziato con l’Ucraina e, cosa ancor sorprendente, ha affermato che vorrebbe proprio Emmanuel Macron come mediatore.
A meno che non si tratti dell’ennesimo bluff dialettico, il Presidente francese potrebbe recarsi presto a Mosca, se non altro per proporre una tregua per le Olimpiadi che dal 26 luglio all’11 agosto si svolgeranno a Parigi.
In attesa di sviluppi sul nuovo fronte russo-francese, il settimanale britannico The Economist ha pubblicato una dettagliata analisi sulla progressiva carenza di pezzi d’artiglieria di Mosca.
Paradossalmente se alle forze ucraine deficitano i proiettili all’armata russa cominciano a mancare i cannoni. Secondo il Royal United Services Institute e l’European Policy Analysis, due think tank di Londra e Washington, la Russia può produrre circa 50 pezzi d’artiglieria pesante all’anno. Aumentare la produzione sarebbe difficile: le canne dei cannoni di grosso calibro sono realizzate con macchinari specializzati che utilizzano acciaio di alta qualità.
Le immagini satellitari mostrano – afferma The Economist – che i vertici militari di Mosca stanno sostituendo gran parte delle armi pesanti perdute con scorte immagazzinate all’aria aperta. All’inizio della fallita invasione dell’Ucraina, la Russia disponeva di circa 19.000 pezzi di artiglieria ammassati in piazzali all’addiaccio. Ma molte di quelle armi che arrugginiscono da decenni, sono inutilizzabili. Negli ultimi 24 messi molti depositi sono stati saccheggiati per cercare pezzi di ricambio: le canne dei cannoni sono state spesso utilizzate per sostituire quelle usurate dalle migliaia di colpi sparati.
Gli analisti dell’intelligence britannica ritengono che potrebbero ancora essere utilizzati solo 2.000 cannoni semoventi e 2.400 pezzi di artiglieria trainata. “Cifre tuttavia incerte: perché è impossibile stimare quanti dei più antichi cannoni russi, risalenti alla Seconda guerra mondiale, possano ancora essere utilizzati, o quante munizioni la Russia abbia per loro. Ma la diminuzione delle scorte di artiglieria, e in particolare di canne da fuoco, è un problema evidente”, scrive The Economist.
Anche gli attacchi ucraini hanno avuto un peso determinante. Nell’ultimo anno i radar controbatteria forniti dagli alleati alle truppe di Kyiv hanno tracciato i proiettili russi fino alla fonte e consentito la distruzione delle batterie e la decimazione dell’artiglieria russa. Sono bastati tanti piccoli ma micidiali droni kamikaze , lanciati dietro le linee nemiche.
Basandosi sulla velocità con cui gli armamenti vengono ritirati dalle scorte all’aperto, gli analisti stimano che gli ucraini abbiano distrutto circa 5.500 grossi cannoni russi.
A questi ritmi Mosca all’inizio dell’anno prossimo esaurirà i pezzi d’artiglieria pesante e potrà fare affidamento solo sulle batterie missilistiche, che richiedono forniture molto maggiori e che sinora sono state utilizzate per colpire le città, le infrastrutture e la popolazione civile dell’Ucraina.
Olimpiadi o Armée française, cannoni o missili “se il mondo rinunciasse alle armi, forse non ci sarebbe più violenza. Ma se Kyiv non avesse più armamenti, certamente non ci sarebbe più l’Ucraina”, sostengono a Parigi e non solo.