Il guru renziano Yoram Gutgeld nel suo manifesto per la ripresa propone contratti di lavoro alla Boeri-Ichino, pensioni da limare nell’adeguamento all’inflazione, dismissioni di società del Tesoro: Formiche.net ne ha discusso con Riccardo Realfonzo, economista, professore ordinario di Fondamenti di economia politica nell’Università del Sannio. Editorialista per Il Fatto Quotidiano e Il Sole 24 Ore, autore di saggi di impostazione keynesiana su temi di teoria del circuito monetario, Realfonzo nel 2010 ha promosso il principale documento italiano contro l’austerità in Europa: la Lettera degli economisti.
Privatizzazioni di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste: serviranno a finanziare la copertura di sgravi fiscali per dipendenti e imprese?
Privatizzare non sempre è stata una soluzione efficace per il nostro Paese. Come lo stesso Gutgeld sottolinea nell’intervista a Formiche.net, spesso abbiamo avallato dismissioni che replicavano dei monopoli. Per cui il semplice passaggio dal pubblico al privato di per sé non è la soluzione e non contribuisce a far crescere efficienza e qualità dei servizi, o ad abbattere le tariffe. Non è con le privatizzazioni che si può finanziare la ripresa dell’economia italiana.
Ciò non toglie che in Italia esista un problema di concorrenza, o no?
Effettivamente, così come una parte del centrosinistra ha sempre sottolineato in passato, occorrerebbe liberalizzare maggiormente. Ma non tanto al fine di reperire risorse, quanto per incrementare i livelli di concorrenza: quindi dirigersi verso una riduzione del grado di monopolio del mercato.
Contratti di lavoro alla Boeri quindi con tutela dell’articolo 18 decrescente: che vantaggi hanno?
Pur essendoci nel manifesto di Gutgeld molteplici aspetti condivisibili, questo del lavoro è un aspetto sul quale nutro delle perplessità. La letteratura internazionale ha ormai evidenziato che le deregolamentazioni del mercato del lavoro in realtà non accrescono l’occupazione o la produttività del lavoro. Piuttosto tendono ad abbattere il costo del lavoro e nell’aggregato ciò significa anche meno domanda per beni di consumo. In realtà è assai dubbio il loro effetto positivo su crescita e produttività.
Quali sono invece secondo lei gli aspetti del manifesto maggiormente convincenti?
Vi è un aspetto molto positivo del manifesto, che generalmente sfugge all’analisi: la questione degli incentivi a pioggia erogati alle imprese e gli enormi sprechi legati all’utilizzo dei fondi europei. Non c’è dubbio che le risorse per gli investimenti nel nostro Paese siano largamente sprecate, essendo erogate al di fuori di un qualsiasi disegno di politica industriale. Penso soprattutto, ma non solo, ai meccanismi di erogazione degli incentivi alle imprese erogati nel Mezzogiorno con le logiche bottom up della legge 488. Si sono abbondantemente surclassati gli sprechi registrati al tempo dell’intervento straordinario, che qualche segno positivo al Sud per la verità lo ha lasciato. Direi che siamo caduti dalla padella nella brace.
Quindi il nodo, come sottolinea Gutgeld, è l’elargizione di fondi europei tramite logiche politiche?
Certo, perché i nostri politici o guardano a investimenti di grandissima scala, capaci più di stupire che essere realmente funzionali al Paese, o a micro investimenti utili per le becere esigenze clientelari del ceto politico locale. Sotto questo aspetto, l’intento rottamatore di Renzi è assai opportuno. In Italia, a cominciare dal Mezzogiorno, c’è una nuova classe dirigente da costruire. Altrimenti non andiamo da nessuna parte.
Qual è il punto dell’analisi di Gutgeld su cui ha più perplessità?
Il tema dell’Europa. Ormai la migliore accademia ha chiarito che le politiche di austerità praticate dall’Europa in questi anni hanno accentuato la crisi e alimentato le disparità tra le aree centrali e quelle periferiche, come l’Italia. Al punto che la tenuta della zona euro è a forte rischio. Perciò più che interrogarsi sulle privatizzazioni come fonte di introiti pubblici, o sul taglio delle pensioni d’oro, che pure sarebbe benvenuto, il tema vero è quello di impostare una politica macroeconomica diversa in Europa. Un innovatore come Renzi non può assolutamente eludere questo tema, che è il tema principe degli innovatori europei. Nuove risorse potranno arrivare solo da nuove politiche monetarie e fiscali espansive, che vanno riconcertate in ambito europeo. Solo così ci incammineremo su un sentiero di sviluppo più giusto ed equilibrato.
Si tratta di idee compatibili con una coalizione larga di centrosinistra?
Ritengo che vi siano importanti premesse. Forse Renzi inizialmente aveva dato l’impressione di ascoltare troppo le posizioni meno progressiste sui temi del lavoro, come quelle alla Ichino e Boeri. E per questo era stato anche criticato all’interno del Pd. Adesso mi pare di capire che lui si stia molto positivamente aprendo all’ascolto. Ebbene, auspico che queste premesse risultino confermate e che si dia vita a una pagina nuova per le forze progressiste del Paese.
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