Skip to main content

L’analisi sull’Africa del Copasir trova paradigma in Libia

L’audizione dell’ambasciatore Alberini serve a fare una fotografia del Paese e ad aiutare il programma del Copasir nella preparazione della relazione sull’Africa. La Libia è paradigma degli interessi italiani nel continente e degli affari globali che vi si muovono attorno

L’audizione odierna dell’ambasciatore Gianluca Alberini, titolare della sede diplomatica di Tripoli, al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) è un passaggio logico in questo momento per due ragioni di valore tattico e strategico.

La prima riguarda direttamente il dossier libico. L’attuale fase delle dinamiche interne al Paese nordafricano richiede un’attenzione tattica per l’Italia, in quanto ad alcune evoluzioni possono corrispondere reazioni e alterazioni degli equilibri — e nel tessuto socio-politico complicato che attanaglia la Libia da un decennio, è fondamentale non presentarsi impreparati, perché certi cambiamenti possono anche prendere derive violente. Recentemente, le tre istituzioni libiche internazionalmente riconosciute — Consiglio presidenziale, Camera dei Rappresentanti e Consiglio di Stato — hanno trovato un accordo per una nuova roadmap da proporre alle Nazioni Unite.

Il percorso orientato verso la stabilizzazione prevede un accordo per l’istituzione di un nuovo governo unitario che possa portare il Paese verso le agognate elezioni. Da lì, promuovere una ripresa del quadro economico, che soffre da anni nonostante le potenzialità nel mercato degli idrocarburi potrebbero rendere ancora ricca la Libia. E però, non sarà facile. Questo percorso potrebbe trovare infatti intoppi a Tripoli, dove non sarà un compito rapido convincere il premier Abdelhamid Dabaiba a lasciare il potere. E anche intralci articolati, come per esempio quello rappresentato dal signore della guerra di Bengasi, Khalifa Haftar. L’Italia, soprattutto grazie al lavoro dell’intelligence, mantiene contatti con il mondo haftariano, che però è influenzato anche dalle attività ibride russe.

Ed è qui che inizia la seconda ragione dell’audizione di Alberini. Il Copasir ha alzato l’attenzione sulla penetrazione di attori ostili (Russia su tutti, ma anche Cina) in Africa, aspetto su cui l’Aise, guidata da Gianni Caravelli, mantiene alta l’attenzione. E infatti Caravelli è stato uno degli auditi di recentela.

E la Libia è un centro logistico di certe attività che si prolungano nel Sahel e in altre regioni del continente. Si tratta di attività che comprendono la costruzione di relazioni militari (in chiave sicurezza interna, ma in molti casi sostituiscono accordi precedenti con le forze occidentali), penetrazione nel tessuto economico (con interessi al mercato dei minerali, soprattutto quelli particolari utilizzati per le nuove tecnologie), e alterazioni del dibattito pubblico (anche attraverso attività di disinformazione promosse in chiave anti-occidentale).

Raccogliere informazioni dalla Libia è dunque fondamentale per il Copasir, perché il Paese è paradigmatico per questo genere di penetrazione soprattutto russa in Africa. Serve chiaramente per acquisire consapevolezza ulteriore e aggiornata su un contesto geopolitico in cui l’Italia proietta parte della sua strategia. Ma è anche cruciale perché il comitato presieduto da Lorenzo Guerini pianifica di preparare una relazione sull’Africa da cui il parlamento e governo potranno attingere per le progettazioni pensate con il Piano Mattei.

Tant’è che l’audizione di Alberini segue quelle dei colleghi feluche in Nigeria, Ghana, Togo, Niger, Etiopia, Sudan e (sempre oggi) Angola, nonché di Emanuela Del Re, rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, ma anche di Raffaele Langella e Letizia Pizzi, rispettivamente direttore generale e senior specialist Africa e Medio Oriente di Confindustria. Al comitato sono passati anche i vertici di aziende e think tank italiani attivi nella regione nordafricana e nel continente in generale.



×

Iscriviti alla newsletter