Nei giorni in cui Pechino torna a chiedere più prestiti al mattone, dai bilanci degli istituti emergono tagli lineari agli stipendi e la restituzione dei premi concessi negli anni addietro. E la spiegazione c’è
Prima i bonus, poi la loro restituzione. E uno stipendio più magro. Succede in Cina ai tempi delle grandi illusioni sulla crescita e sul fatto che ricominciare a pompare soldi nel mattone sia la soluzione ai mali della seconda economia globale. Niente di tutto questo è vero, le banche del Dragone lo hanno già detto apertis verbis, la montagna di crediti inesigibili, ovvero i prestiti alle società immobiliari mai più rimborsati, è sempre più alta e altro credito non si può fare.
Forse anche per questo è tempo di tirare la cinghia, tagliando le retribuzioni dei dipendenti, curiosamente negli stessi giorni in cui il governo invece chiede politiche espansive alle banche, ovvero un ripristino del credito alle grandi imprese. La verità è che a partire dalla fine dello scorso anno, per arrivare oggi, i principali dodici istituti del Dragone stanno apportando tagli salariali ai loro impiegati, oltre a esigere la restituzione dei premi concessi ai manager, negli anni in cui la seconda economia mondiale tirava.
Per l’esattezza, non meno di dieci istituti di credito controllati dallo Stato hanno chiesto alle prime linee la restituzione dei bonus, collateralmente a un taglio lineare degli emolumenti. La Bohai Bank, per esempio, che ha sede nella municipalità settentrionale di Tianjin, ha imposto il taglio salariale più grande, pari all’11,8%, portando lo stipendio medio annuo a 438.000 yuan (60.621 dollari) per dipendente. E ancora, l’Industrial Bank, banca commerciale con sede a Fuzhou, provincia del Fujian, ha registrato un taglio del 3,3%, mentre la China Everbright Bank ha chiesto e ottenuto un taglio del 3%.
Non è finita. La China Merchants Bank ha ordinato a 4.415 dipendenti di restituire un totale di 43,3 milioni di yuan. “Quasi tutti i dipendenti del settore hanno subito tagli salariali negli ultimi anni. Ora il rapporto tra salari effettivi e salari pagabili è di circa il 60%”. ha detto un banchiere di Guangzhou. “Ad esempio, un dipendente ordinario che ha lavorato presso una filiale della Icbc per 20 anni riceve circa 200 mila yuan all’anno, che è molto meno di prima”.
Tutto questo ha un motivo: Industrial and Commercial Bank of China, la maggiore banca cinese, Bank of China, China Construction Bank e Agricultural Bank of China hanno riferito che il totale dei loro prestiti in sofferenza ha raggiunto 1.230 miliardi di yuan (157 miliardi di euro) nel 2023, in aumento del 10,4% rispetto a 1.117 miliardi di yuan (143 miliardi di euro) nel 2022. Di più. I crediti inesigibili ai giganti immobiliari sono saliti a 183,9 miliardi di yuan (23,5 miliardi di euro) nel 2023, da 180,1 miliardi di yuan (23 miliardi di euro) nel 2022, con due banche su quattro che hanno segnalato aumenti rispettivamente del 43,31% e 1,25%. I conti tornano.